Il buongiorno di Baltimora risplende sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Milano, nella nuova versione di Hairspray, diretta da Claudio Insegno e prodotta da Lorenzo Vitali.
La storia
Ambientato nel 1962, non sembra esserci musical più attuale di Hairspray, per esorcizzare con spensieratezza il timore nei confronti della diversità, nel 2018 ancora prepotentemente alla ribalta.
Oggi come allora, nella Baltimora dei primi anni Sessanta, in lotta per l’integrazione delle persone di colore, la musica e la danza diventano il mezzo più appropriato per esprimere le istanze di ribellione e comunicare i valori di libertà e uguaglianza, pilastri di ogni democrazia.
La giovane e solare Tracy Turnblad, nonostante qualche chilo di troppo, sogna di ballare all’interno dello show televisivo più visto tra gli adolescenti di Baltimora, il Corny Collins Show. Superando mille difficoltà, la ragazza riuscirà a ottenere il successo in tv, conquisterà il ragazzo più bello della scuola e contemporaneamente si batterà per i diritti dei ragazzi di colore suoi coetanei, perché abbiano libero accesso allo show televisivo.
I protagonisti
Ed è proprio un sogno quello che sta continuando a vivere la giovane esordiente Mary La Targia, in un ruolo decisamente appropriato per lei, che si districa con generosa passione nell’interpretazione di una Tracy determinata, che può rivelare ancora una enorme quantità del proprio potenziale.
Il regista Claudio Insegno, anche attraverso il lavoro di adattamento del testo, ha saputo cogliere al meglio questo spirito di emancipazione sociale, dirigendo un cast perfettamente integrato, condizione essenziale per lo sviluppo ottimale dello spettacolo.
E, dopo un assiduo “corteggiamento”, si toglie finalmente lo sfizio di lavorare con Giampiero Ingrassia, il quale raccoglie la (faticosa) sfida di interpretare il ruolo en travestì di Edna Turnblad: tra ingombranti imbottiture e costumi scintillanti, la performance interpretativa dell’attore non delude, grazie anche a un’esperta padronanza dei tempi comici e a una sicurezza mai abbandonata sul versante vocale; notevole anche la disinvoltura nei movimenti, “traguardo” non facile da conquistare, seguendo il travolgente “beat” delle musiche eseguite dal vivo dall’orchestra diretta con abituale dedizione da Angelo Racz.
“Mammina Edna” e la giovane Tracy sono circondate da un cast di performer molto affiatato, che, scatenandosi sulle trascinanti coreografie di Valeriano Longoni, definisce la cifra stilistica di questo allestimento :la giovane Giulia Sol si fa notare per la sua effervescente interpretazione di Penny; Floriana Monici è un’incredibile Velma von Tussle, un ruolo completo, grazie al quale la performer si può divertire regalando al pubblico solo certezze: l’accoppiata madre-figlia von Tussle – con Beatrice Baldaccini nel ruolo di Amber – è una combinazione vincente, che funziona alla grande e provoca risate e simpatia dal loro primo ingresso fino alla completa integrazione finale; Claudia Campolongo è il divertentissimo emblema dell’America conservatrice e bigotta degli anni Sessanta, ma è anche protagonista della più spassosa partita di palla avvelenata mai vista su un palcoscenico; Helen Tesfazghi, nel ruolo di Motormouth Maybelle, attraverso la sua voce graffiante e coraggiosa, incarna valori come libertà e tolleranza, lasciando il pubblico senza fiato.
Nei panni di Corny Collins, Gianluca Sticotti rivela sorprendenti potenzialità da anchor-man: verve, naturalezza e un’elegante presenza scenica, ammiccante quanto basta; Riccardo Sinisi è Link Larkin, il bello della scuola, combattuto tra il sentimento nascente per Tracy e la sua aspirazione a diventare un cantante: una prova d’attore stimolante per il giovane performer, che dimostra il massimo impegno nell’aggirare lo stereotipo del bravo ragazzo di altri tempi , con risultati soddisfacenti; Roberto Colombo (Wilbur) è il “marito perfetto”, pazzerello e totalmente devoto alla “moglie” e alle sue rotondità: il duetto “Sei eterna per me” in coppia con Giampiero Ingrassia è uno dei momenti più toccanti dello spettacolo; altra “scoperta” dello show è Elder Dias, nei panni di Seawed J. Stubbs: un concentrato di disinvoltura e dolcezza afroamericana.
L’allestimento di Roberto e Andrea Comotti non tende all’eccesso, tuttavia mantiene – in relazione allo spazio disponibile – tutto il necessario per godersi la storia, visivamente e a livello emozionale, compresa un’imponente bombola di lacca a fondo palco, preludio dello scintillante finale.
Terminate le repliche milanesi, lo show si sposterà solamente al Brancaccio di Roma, dal 20 febbraio al 4 marzo. Ma se è vero che “non si può fermare il beat”, per la prossima stagione è lecito aspettarsi la programmazione di un tour nei maggiori teatri italiani.