“Green Shakespeare” ha debuttato martedì 25 luglio, puntando i riflettori sul legame tra la Natura e il grande drammaturgo inglese. Sentir rieccheggiare i versi shakespeariani nella splendida cornice del Castello di Miramare porterà sicuramente alla mente dei fedeli spettatori del Rossetti i ricordi del primo viaggio itinerante di “Shakespeare in the park”, nell’estate del 2021.
Eppure non basta la cornice a creare un’opera d’arte: c’è bisogno di pennellate decise e sapienti, c’è necessità di una visione artistica, proprio quella a cui il direttore artistico Paolo Valerio, il presidente Granbassi, il direttore organizzativo Curti e tutto lo staff stanno dando forma negli ultimi anni. Un teatro che non limita la scena alle pareti di un edificio, un teatro che si avvicina al suo pubblico, che cammina tra le vie di Trieste, un teatro che valorizza il copione scenografico di una città piena di cultura e di gente pronta a carpirne la bellezza.
Come la natura che si ripete ciclicamente ma allo stesso tempo si rinnova, il regista Paolo Valerio ripropone l’essenza del cammino artistico e fisico tra le opere di Shakespeare ma in una veste nuova, con un racconto “green” che rilegge diverse opere di Shakespeare e le ambienta in nuovi scenari che – oserei dire – sono ancora più suggestivi.
Questo spettacolo è composto da sette momenti che regalano interpretazioni intense, inquadrature suggestive e una visione della Natura complessa, variegata, potente. “Otello”, “Amleto”, “Racconto d’inverno”, “Sogno di una notte di mezza estate, “As you like it” sono solo alcune delle opere di Shakespeare che, attraverso la selezione drammaturgica di Laura Pelaschiar e Paolo Quazzolo, ci mostrano una Natura rigogliosa ma allo stesso tempo devastante, una madre amorevole e una matrigna leopardiana indifferente. Anche il verde, il “green” del titolo, diventa un simbolo di dualismo: da una parte emblema di rinascita, dall’altra di antiche credenze legate al maligno.
In questo gioco di specchi e di rimandi, il pubblico viene guidato in un viaggio in cui il personaggio principale diventa la Natura, così come viene decantata dall’illustre Shakespeare ma anche così come ognuno di noi è in grado di viverla, secondo la propria sensibilità.
Un altro elemento innovativo di questo percorso tra i versi di Shakespeare è il pubblico che diventa spesso protagonista o destinatario diretto delle parole interpretate dagli attori. I monologhi vengono “ricamati” sugli spettatori che diventano parte di un intreccio artistico-culturale, il cui filo conduttore di una Natura che culla e spaventa, che affascina e atterisce, unisce e riunisce in un cerchio armonioso il pubblico emozionato.
Se sapessimo ascoltare e rispettare la Natura come lo faceva Shakespeare, come spettatori incantati e non manipolatori, forse il mondo sarebbe più “green” e non minacciato da un futuro auto-distruttivo.
Per concludere e invitarvi ad andare a vedere “Green Shakespeare – Trees, storms, flowers and the moon” al Castello di Miramare fino a domenica 6 agosto, mi servirò delle parole che la guida del mio gruppo di questo viaggio teatrale itinerante ha usato per descrivere Iago, terribile stratega in “Otello”: “colui che riesce a piegare la realtà, a cogliere un evento e farne un’opportunità“.
Ebbene, vi consiglio vivamente di cogliere questo evento e di renderlo un’opportunità per emozionarvi, per riflettere, per portare a casa bei ricordi.