Un settore in affanno. Il blocco dello spettacolo con i suoi 570mila lavoratori in Italia è una delle crisi più acute del momento.
Il congelamento di eventi artistici e stagioni teatrali a causa della nuova impennata di contagi di Covid 19 e le nuove limitazioni degli orari locali pubblici alimentano le polemiche.
La riflessione, lanciata il 10 ottobre da 1.250 lavoratori, gli invisibili del dietro le quinte che hanno invaso Piazza del Duomo a Milano con 500 bauli, si fa urgente e chiede soluzioni immediate.
A coordinare il flash mob diventato virale sui social, di una delle categorie dimenticate e in grave difficoltà per l’impossibilità di nuove programmazioni da parte di teatri e produttori, Tiziano Rossi, fra gli organizzatori e presidente dell’evento “Bauli in piazza”.
Tiziano Rossi, una situazione drammatica quella dei lavoratori dello spettacolo?
Siamo da febbraio in allarme rosso, il 90 per cento degli eventi di spettacolo nel mondo è stata cancellata, i lavoratori del settore hanno difficoltà ad accedere ai sussidi, le aziende sono in sofferenza: devono fare grandi investimenti economici e in questo momento sono a rischio fallimento. La nostra voce è trasversale alle sigle politiche e sindacali. Rappresenta il lavoro di tutti.
I vostri flu case vuoti sono l’espressione della vostra categoria?
Sono il simbolo del nostro lavoro. Contengono gli attrezzi che ci occorrono per le varie attività che svolgiamo nel campo dello spettacolo, dalla tecnica luci, audio e video ai montaggi e smontaggi, da allestimenti da poche migliaia di euro fino ai grandi eventi internazionali da milioni di euro. Saltate le programmazioni per emergenza Covid 19 già a febbraio e ora di nuovo, rischiano di rimanere vuoti e portare al collasso una categoria.
Che cosa chiedete?
In un settore determinato dalla programmazione a medio e lungo termine, il nostro obiettivo è la ripartenza. Ci siamo attribuiti la data simbolica del 31 gennaio 2021 per creare le basi di un dialogo con le istituzioni su nuove forme di sostegno del comparto a livello orizzontale e verticale. Non stiamo parlando di sussidi per qualche mese, ma della realizzazione di un programma di sostegno strutturato che aiuti tutto il comparto, dalle aziende agli operatori. Protocolli chiari che si possono scrivere fra esperti del nostro settore e dei vari ministeri: Economia, Beni Culturali, Attività Produttive, Sanità. Abbiamo stimolato una riflessione e vogliamo contribuire a un dibattito.
Che tipo di contratti avete?
Per coprire i diversi ruoli dello spettacolo i contratti sono tantissimi. Io sono stato tecnico luci, poi macchinista, poi fonico, poi tecnico video prima di diventare project manager. Esistono partite iva, artigiani, membri di cooperativa, lavoratori intermittenti, assunti con contratto indeterminato e consulenti. Questa confusione è venuta a galla nel momento di crisi. Per non parlare di sigle e associazioni di rappresentanza. La disgregazione del lavoro rende difficile la condivisione. E anche la mancanza di comunicazione sui ruoli del back stage. Sulla mia carta d’identità c’è scritto cineoperatore, perché all’anagrafe non esisteva la definizione del mio ruolo. Project manager, faccio progettazione tecnica a 360 gradi, coordino audio-video, luci e logistica.
Quali i riscontri dopo il vostro flash mob?
Abbiamo avuto diversi contatti a livello politico. Ma tutto è ancora da costruire. Non siamo sotto un sindacato o un partito. Siamo una rappresentanza di quante più possibili persone nel settore, associazioni, sigle, aziende di servizi, agenzie. Vogliamo rappresentare tutti i colleghi. “Bauli in piazza” è un associazione collegata alla rete “We make events”,nata durante il lock down in Nord America. Il nostro motto è: un unico settore, un unico futuro.
Avete coinvolto anche teatri e produttori nell’evento di protesta?
La nostra chiamata era pubblica, rivolta a tutti. C’è stata sicuramente anche una rappresentanza del teatro. Ma il settore spettacolo dal vivo è frammentato e risulta difficile unirsi. Alcuni teatri hanno seguito i canali istituzionali per evidenziare le difficoltà, altre realtà hanno scritto lettere aperte al Ministero. Noi invece abbiamo deciso di andare in piazza.
Quanto è costato l’evento?
Dai 15 ai 18 mila euro. Raccolti a partire da fine agosto attraverso una piattaforma di crowdfunding, produzioni dal basso, e donazioni spontanee. Del resto il nostro comparto comprende differenti realtà, dalla musica e spettacolo dal vivo fino ai congressi e fiere. Ciascuno di noi ha una propria competenza specifica. Siamo trasversali: oggi si lavora per un concerto rock domani per una convention.
Se la situazione non dovesse migliorare?
Se non cambia continuiamo a far sentire la nostra voce con la nostre modalità. L’evento social e flash mob. Ora sarebbe il caso di pensare a Roma.
Il flash mob che diventa virale sui social è la nuova rivoluzione?
Rivoluzione è una parola grossa. Certo è una forma di grande impatto per ottenere ascolto. Finalmente l’opinione pubblica si accorge che esistiamo. E abbiamo una grande responsabilità anche in termini di sicurezza di pubblico, artisti, colleghi. Una programmazione a medio e lungo termine ci consente di offrire la garanzia più elevata possibile.
Simona Griggio
Foto fornite da Tiziano Rossi, Presidente dell’Associazione Bauli in Piazza