Loro, le colleghe afghane. Non poteva che iniziare con un pensiero e una riflessione dedicata a loro, il dibattito (quasi) tutto al femminile della prima giornata di Link-Premio Luchetta Incontra 2021.
Panel che ha rispecchiato alla perfezione l’impegno che viene portato avanti da sempre più manifestazioni, “No women, no panel”: l’incontro ha infatti avuto come protagoniste Giovanna Botteri, premiata poco prima con una targa da Assostampa, Emma D’Aquino e, in collegamento dalla redazione di “Chi l’ha visto?”, Federica Sciarelli.
Le tre sono state intervistate da Cristiano Degano, Presidente dell’Ordine Regionale dei Giornalisti.
Le colleghe afghane si diceva: ragazze e donne che sono cresciute, si sono liberate da quella forma di schiavitù a cui erano state costrette, hanno studiato, sono entrate nel mondo del lavoro e nelle redazioni e da un momento all’altro, – con quello che Federica Sciarelli ha definito un ritorno al Medioevo-, si sono ritrovate a vedersi negato l’accesso al proprio luogo di lavoro: la redazione..
Non perché non si fossero velate, ma solo in quanto donne.
Meglio che torni a casa se tieni alla vita
Come si può aiutare le colleghe?
La prima domanda che viene posta alle ospiti è: come poterle aiutare concretamente?
Il compito del giornalismo e della giornaliste e dei giornalisti italiani ed occidentali qual è? Parlare, continuare a parlare della loro rivoluzione silenziosa, continuare a raccontare le colleghe, a partire da quelle che sono rimaste a casa dal primo momento per paura, afferma Emma D’Aquino.
Parlare di tutte quelle colleghe che, non solo in Afghanistan (vedi Malta), rischiano la vita per fare il proprio mestiere, di raccontare e far sapere cosa succede nel mondo.
Se avere la libertà di fare il proprio lavoro e raccontare ciò che succede nel mondo è una libertà minata in alcune parti del mondo; il giornalismo è stata una professione prettamente maschile fino a una quarantina di anni fa.
Ora le cose sono leggermente migliorate: la presenza delle donne in ambito giornalistico sfiora il 40%, con picchi che sfiorano il 50 se si guarda all’occupazione delle giovani sotto i 35 anni.
Le difficoltà, che nel momento in cui le tre ospiti hanno cominciato la loro carriera riguardavano oltre allo smarcarsi dall’idea di poter essere “l’amante di.., l’amica di…, la fidanzata di…” e di potersi meritare il posto perché brave; si sono trasformate nel poter ambire ai ruoli apicali nelle redazioni e nelle strutture che, ancora adesso, a parità di carriera, vengono più facilmente affidati a uomini.
Il doversi scontrare con una narrazione “maschile”
Il discorso riguarda poi anche la narrazione, storica e giornalistica, che da sempre è stata maschile.
Si è sempre parlato di uomini, generali, di eserciti, di battaglie, ribadisce la Botteri, che ben conosce ciò di cui parla grazie all’esperienza da inviata di guerra dapprima in ex Jugoslavia. Un mondo tutto completamente al maschile, rivoluzionato dall’arrivo delle donne, che ne hanno cambiato la narrativa.
Ora non si può più raccontare la guerra, senza guardarla attraverso gli occhi delle donne, delle famiglie, dei profughi, continua la Botteri, senza, cioè, coloro che la guerra non la fanno ma la subiscono.
Si sono portati altri occhi, si è portata una nuova sensibilità; questo per sottolineare quanto siano importanti l’occhio, e il cuore, della donna nel giornalismo.
Essere giornaliste e donne. Essere quello che si è, senza voler essere un uomo, rivendicando la propria diversità e la propria specificità.
Rivendicando il proprio rapporto con il potere, lontano dalla fascinazione ma vicino al fare le cose, al cambiare ciò che non piace e ciò che non sta bene nel mondo
La sfida vera è tener duro, senza abdicare a quello che si è e alla propria diversità, che non si traduce in debolezza
Due le parole chiave in chiusura di quella che è stata una vera lezione di giornalismo per tutte e tutti: raccontare è il pilastro della democrazia: tutto sta nella parola che tu porti e nella verità, quanta verità c’è nel racconto che si fa della realtà.
Quanto affidabile è la parola. Quanto si è trasparenti. Per essere credibili.