Giancane, in arte Giancarlo Barbati, è il chitarrista del gruppo folk popolare romano “Il Muro del Canto” che oggi indossa i panni dell’impertinente cantautore delle dinamiche umane e sociali dalla capitale.
Giancane spoglia l’uomo contemporaneo dei suoi tic, delle sue ossessioni, dei suoi problemi e delle sue paure, e si rivela un acuto osservatore della realtà a lui prossima svelando i vizi e le virtù dell’essere umano 2.0, evitando però, con grande maestria ogni sorta di banalità.
Il disco nasce da ciò che fu Carne, primo Ep del musicista uscito nel 2013 e distribuito nei negozi di dischi impacchettato proprio con la vaschetta che trovate nei supermercati al bancone della carne.
Giancane è ironico e incazzato, così come la sua città, Roma.
I testi divertenti, realistici e allegramente amari sono accompagnati da arrangiamenti musicali sapienti e ragionati.
Un country-rock piacevole, trascinante, che vira il tragicomico del suo cantato in quella che potrebbe essere una perfetta colonna sonora estiva.
Lui è il cawboy metropolitano che attraversa le vie della città giudicando e deridendo tutti gli altri, ma lo fa con irriverente ironia e senza essere moralista.
Giancane è irresistibile.
In “Una vita al top” il tema ricorrente è quello del doppio messaggio. Un riso amaro, un ironica e lucida riflessione sui nostri tempi.
Il politicamente scorretto è il leitmotif dell’album “Ma tu no” cosi come lo è la vita di tutti i giorni “Vorrei essere te”, “Vecchi di merda”. “Una vita al top” è un’analisi del mondo che circonda il nostro vivere quotidiano.
Piccole storie di vita vissuta e disagi metropolitani si trasformano in una inarrestabile farsa, e la fauna di personaggi, di freaks, che salgono sul suo carozzone caratterizzano di colori cangianti brani come “Hogan Blu” e “Ciao io sono Giancane”.
Sorprendente la notevolissima cover di “Lunedì” di Vasco Rossi, mentre “Come sei bella” si apre al lato romantico dell’animo di questo marcio cantautore. La successiva “Fai schifo” rientra nella generale misantropia, ma è impreziosita da un breve reading di Alessandro Fioravanti (Il Muro del Canto) e scivola nel bell’intermezzo “Pare che dorme”. Il finale di “Una vita al top” è affidato al brano omonimo, precoce e travolgente testamento con un ritornello tutto da cantare, impreziosita dalla collaborazione con i Bamboo, affermato collettivo romano di percussionisti.
La ghost track, registrazione di uno scherzo telefonico ad un bambino ad opera di un sadico Giancane, ci farà esplodere in una rumorosa risata.
Degne di nota sono le collaborazioni del disco dove troviamo Giovanni Truppi, Wrongonyou, Matteo Gabbianelli Alessandro Marinelli e Alessandro Pieravanti de Il Muro del Canto e i cantautori Truppi e Galoni.