È stato inaugurato ieri, sotto una pioggia torrenziale che però non ha minimamente scoraggiato il pubblico dal partecipare, la nuova edizione del festival Geografie di Monfalcone.
Il Festival, che
esplora il pianeta con sguardo globale e indaga con cura locale il territorio e le sue geografie prossime
si svolgerà fino a domenica in diversi spazi della cittadina e vede la collaborazione tra il Comune di Monfalcone (con Monfalcone Eventi) e la Fondazione Pordenonelegge.
Il motto del Festival è “Scrivere la terra, leggere la terra”, e una lettura della società a partire dal territorio passa necessariamente attraverso lo sguardo su uno degli ambiti cardine: il Mediterraneo.
Ne ha parlato al Teatro Comunale, nel Viaggio sentimentale per il Mediterraneo, a partire dal suo volume del 2015 “Quando guidavano le stelle”, Alessandro Vanoli, in un intervento introdotto da Roberto Covaz.
Mediterraneo
Si parte da una riflessione sul mare: è una consuetudine? Forse sì, per chi vive a stretto rapporto con esso. Meno per chi lo ha sempre solo sognato e che quindi può indicare con precisione e attenzione alcuni momenti decisivi di incontro.
Un primo avvicinamento al mare avvenuto da bambino in primo luogo con la fantasia, seguendo Ulisse tra sirene, Calipso e mille avventure, grazie a una vecchia edizione dell’Odissea conservata nello studio del padre dell’autore, insegnante di latino e greco.
Il primo incontro, reale, con il mare e con il Mediterraneo porta il nome di una città, Atene, e vede quel bambino diventato ragazzo.
Questo secondo incontro incorpora in sé un altro aspetto fondamentale: la dicotomia tra l’immaginario (personale ma anche collettivo) e la realtà, di un luogo in questo caso.
Il Mediterraneo diviene fondamentalmente una costruzione ideale influenzata da ciò che noi stessi abbiamo studiato e dalla percezione che ci è stata trasmessa.
Il Mediterraneo com’è e come invece abbiamo imparato a sognarlo
Un secondo incontro, in questo viaggio sentimentale, vede protagonista il Mediterraneo vissuto quando esso era diventato una scommessa politica.
Siamo negli anni Novanta: anni in cui l’Unione Europea era sensibile al tema e aveva stipulato un rapporto di partnerariato che prevedeva scambi, relazioni, cultura..
Si guardava quindi ad esso non solo come unità ma anche come rete che produceva scambi, contaminazioni e molto altro.
Tempo di un bambino diventato giovane studente universitario del Mediterraneo ed era il tempo di Tunisi.
Terra dei Romani di cui si vede ancora il passaggio. Di Ben Ali, della sua dittatura e della paura legata alla vera essenza del termine. Di commistione, mescolanza e di trasformazioni, reali ma complicate.
Un’analisi del Mediterraneo non può inoltre prescindere da tre argomenti chiave: la navigazione, gli scambi e il tema, annoso, delle migrazioni.
Ospiti della seconda giornata e delle prossime, tra gli altri: Valentina Bisti, Antonio Moresco, lo storico Egidio Ivetic, Chiara Carminati e Pia Valentinis, Enrico Galiano, Veit Heinichen e Massimo Carlotto…