Francesco De Carlo è il secondo comico ad esibirsi allo Spazio Diamante di Roma nella rassegna organizzata da AltraScena, la nuova realtà produttiva che sta investendo nella produzione e distribuzione di questo genere di comicità che ormai ha totalmente preso piede in Italia.
Il 17 e 18 febbraio sul palco salirà il “cervello in fuga” della comicità Italiana che, dopo aver girato il mondo e dopo essersi esibito all’estero torna in Italia per raccontarci questa esperienza….a modo suo
Quanto è stata utile l’esperienza all’estero?
Mettere la testa fuori è sempre salutare, ti confronti con altri comici e altri pubblici e questo non può che far bene.
Consiglio vivamente da anni di fare un salto al Fringe Festival di Edimburgo, dove oltre alla stand up si possono apprezzare spettacoli di improvvisazione, sketch, teatro, artisti di strada, mostri sacri e giovani esordienti e tanta tanta sperimentazione.
Ora sei impegnato in un tour che ti ha portato ad esibirti in diverse città italiane, dal nord al sud. Il pubblico italiano è diverso da quello londinese. Se si, in cosa si differenzia?
Il pubblico italiano che viene ai miei spettacoli è un pubblico che conosce quello che faccio e quindi è preparato al mio stile.
Grazie alla passione di tanti piccoli locali stanno nascendo realtà interessanti in tutta Italia e i numeri sono destinati a salire.
All’estero la tradizione dei comedy club è più radicata, la gente va a vedere uno spettacolo live come qui si va al cinema, rientra nell’agenda settimanale e questo aiuta non poco a sviluppare una voce comica più autentica e meno condizionata da fattori ambientali.
In quale Paese pensi che il tuo lavoro verrebbe maggiormente apprezzato?
Non sono mai stato negli Stati Uniti.
Sicuramente è tra i miei obiettivi, anche se penso che sarà sempre più difficile lavorare da straniero in quel paese.
Stessa cosa nel Regno Unito, dove in primavera comincerà il processo di uscita dall’Unione Europea.
Dicono che ci vorranno due anni, quindi mi devo sbrigare, anche perché Londra è una città che mi piace assai.
Ci sono dei comici internazionali che avresti voluto conoscere e hai conosciuto?
La mia fortuna è stata quella di entrare in contatto con i miei miti, che sono sempre stati disponibili e prodighi di consigli.
Mi manca all’appello Ricky Gervais, che considero uno dei più raffinati autori televisivi.
E naturalmente morirei per conoscere i Monty Python.
Cosa dobbiamo aspettarci dal live allo Spazio Diamante?
La mia storia recente.
Le difficoltà che si incontrano nel mollare casa e lavoro nella tua città natale (tra l’altro la più bella del mondo) e provare a costruire una nuova carriera e una nuova vita a Londra, capitale europea della stand up comedy, proprio quando gli inglesi decidono di lasciare l’Europa.
Quando si è lontani dalle proprie certezze si scoprono lati inediti del proprio carattere, si incontrano nuove persone e si fanno nuove esperienze. In poche parole, si cresce: è difficile, ma molto molto bello.
Ma subito dopo, torni all’estero o resti in Italia?
Per qualche tempo rimbalzerò tra vari paesi. La cosa è un po’ destabilizzante, soprattutto per uno pigro come me. Però sono molto soddisfatto dei risultati raggiunti, quindi il gioco vale la candela.
E se c’è una cosa che mi piace fare è accendere tante candele. Anche perché si vede meglio.
I tuoi progetti imminenti?
Farmi la barba prima dello spettacolo di Roma
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