Un viaggio nei meandri più oscuri dell’esistenza che scava fino ad arrivare alla morte, intrinseca alla vita stessa. Spettatori incantati da questo folle carosello che provoca ilarità e sgomento al tempo stesso. Uno spettacolo che colpisce per la sua sincerità in un quadro teatrale completamente anomalo.
Fotografie viventi quelle rese dalla compagnia di “reietti” di Pippo Delbono, dove il confine tra finzione e realtà diventa labile e come bambini ci ritroviamo ad applaudire un clown triste, una dama bianca. Il regista che si ritrova attore, ci dà le chiavi per entrare nella sua testa: un circo di emozioni, dalle più tetre alle più luminose.
Ma la star indiscussa è Bobò che è stato 46 anni in manicomio. È un omino piccino piccino ricurvo su se stesso. È analfabeta, sordomuto e vola sul palcoscenico a cavallo di un fido tecnico. Ha occhi curiosi e sorride come un bambino ma forse conosce il segreto della vita.
Le sue parole sono vagiti incomprensibili, ma ci fa tenerezza Bobò e lo riscaldiamo coi nostri applausi. Anche Gianluca è stato riscaldato da questo fuocherello d’affetto. Prima ci ha fatto ridere con una Maledetta Primavera e poi ci ha fatto commuovere, a ridosso di una culla klimtiana, solo coi suoi sorrisi e le sue lacrime.
Scenografia ridotta all’osso in una cornice che si riempie di fiori e ancora fiori. Una panchina. Delle barchette, vestiti, niente più. Musica che scandisce i punti salienti ma che ci accompagna sempre, facendoci ondeggiare in questo mare.
Mare nostro che non sei nei cieli, sia benedetto il tuo sale, sia benedetto il tuo fondale. Custodisci le vite, le visite cadute come foglie sul viale, fai da autunno per loro, da carezza, abbraccio, bacio in fronte, madre, padre prima di partire. (Erri De Luca)
Ma non c’è autunno che non si sia trasformato in primavera. E così fiorisce la gioia.
La gioia non è un risultato, un fatto, una cosa, un luogo. La gioia crea spazio, scioglie, fa il vuoto. […] Il dolore arriverà, ma intanto sappi che la gioia scioglie i nodi e questo non potrà farlo l’uragano del dolore. […] Non pensarla la gioia, sentila, è una fioritura nella carne, è il maggio delle ossa, l’aprile degli occhi. (Franco Arminio)
Ricordiamolo: la paura, la tristezza, la rabbia… passeranno. E la gioia arriverà. E poi passerà anche lei. E arriverà di nuovo la tristezza. Ma la gioia, ritornerà.
La Gioia di Pippo Delbono sarà ancora in scena oggi al Politeama Rossetti di Trieste, nella pomeridiana delle 16.00