Distribuito da Microcinema Distribuzione, arriva nelle sale italiane il 19 marzo prossimo il nuovo lavoro di Roan Johnson “Fino a qui tutto bene”.
Autore della sceneggiatura insieme alla compagna Ottavia Madeddu, Roan è anche produttore insieme agli Autori, gli attori e la Troupe del film.
Se avessimo aspettato l’iter classico, probabilmente questo film non l’avremmo mai fatto
Abbattuto ogni costo superfluo e avuta la disponibilità del cast a lavorare senza compenso nella speranza che gli introiti eventuali sarebbero stati ripartiti tra tutti i partecipanti al progetto, il film è come un figlio per il regista toscano.
Al Festival Internazionale del Film di Roma 2014, aveva già intercettato il favore degli spettatori incassando il Premio del Pubblico BNL più altri 4 premi collaterali compreso quello di miglior attrice a Silvia D’Amico dalla Giuria Cai che ha assegnato tra gli altri anche quello per la Miglior Regia.
Perso in quell’occasione, non potevo ripetermi all’anteprima stampa di pochi giorni fa ed ora sono qui a scriverne in maniera entusiasta.
Fresco, attuale, non banale e tremendamente divertente, “Fino a qui tutto bene” è una ventata d’ossigeno nel panorama stantio e imbolsito della commedia italiana che non sbatte sugli stereotipi del peggior filone giovanilistico.
Questi “nipotini di Scarpelli”, come ci ha scherzato su l’autore ricordando i propri studi al Centro Sperimentale, hanno imparato la lezione e l’hanno confezionata traendo tutto il meglio da quella situazione particolare in cui hanno dovuto lavorare, chiusi per un mese nell’appartamento in cui il film è girato. L’emergenza è stata la forza in più per tutti i ragazzi coinvolti, non una zavorra.
La trama essenziale è quella che vede protagonisti cinque universitari, alcuni dei quali fuori sede, nell’ultimo fine settimana presso la casa in cui hanno vissuto nel corso degli studi e che devono abbandonare per via dell’affitto scaduto.
La storia funziona perché inizialmente questo doveva essere un documentario sulla vita degli studenti dell’Università di Pisa. Ciò costrinse gli autori a lunghe sessioni di interviste agli studenti che si sono aperti raccontando le loro problematiche, le frustrazioni ma soprattutto una inaspettata voglia di non mollare.
Molti degli aneddoti più divertenti del film non sono frutto di idee slegate dalla realtà ma sono state offerte in dono al regista proprio dagli allievi pisani.
La storia che ricorreva di più era il fatto che tutti gli studenti vivevano sapendo che sarebbero dovuti andare all’estero. A un certo punto loro, un fidanzato o un amico sarebbero dovuti andare via. Proprio una nostra amica vulcanologa, come nel caso del film, è dovuta partire per l’Islanda. La storia dei parà è anche quella vera, non si riferisce ai ragazzi dell’Ateneo ma ad una nostra amica di Pisa con un certo “spirito d’iniziativa.
Ferzetti ha parlato di questo film come di un Ecce Bombo dei nostri giorni e anche se non mi spingerei a tanto faccio mia la sfida di questo gruppo di artisti sperando di incoraggiare davvero a non perdere l’occasione di vedere qualcosa di meritevole.
Gli attori danno tutti una bella prova di sé ma un tantino sopra glia altri metterei proprio Silvia D’Amico nella parte di Ilaria alle prese con una gravidanza in arrivo e Paolo Cioni che interpreta lo svagato e pungente Paolo che in alcuni momenti mi ha fatto venire in mante lo Shaggy di Scooby Doo in versione toscana.
Forse manca un po’ di cinismo in più ma la cosa non inficia sul giudizio finale. Molto presto Roan potrà dimostrare di aver limato alcune pecche rimediabili.
Finalmente dovrei girare un film a Roma, dopo 15 anni che vi abito, i protagonisti saranno due ragazzi di 19/20 anni in cui lei rimarrà incinta, e si chiamerà “Piuma
Il gruppo dalla terrazza con piscinetta gonfiabile sede di tanti aperitivi con vista sull’Arno si sposterà in alto mare, una coincidenza che è simbolo di nuove frontiere di vita che si apriranno ai ragazzi, convinti che non di deriva si tratterà.