In occasione del Festival Rendez vous, il 5 marzo sono stati proiettati alla “Casa del Cinema”: Minuscule: la Vallée des Fourmis Perdues, Grigris e Violette. Mentre il primo è un film di animazione, i restanti due sono ispirati a storie e personaggi realmente esistiti.
Minuscule: la Vallée des Fourmis Perdues – Prodotto interamente in 3D, il progetto nasce dal programma per bambini Minuscule – La vie privée des insectes, conosciuto in Italia come Bzzapping, in onda sin dal 2006.
Ci viene presentata una tipica fiaba. Abbiamo un eroe ed una situazione di partenza. La vita del protagonista viene cambiata da un avvenimento che lo porterà ad una “caduta negli inferi”. Tentando di risollevarsi, affronterà diverse sfide che lo aiuteranno a crescere e a maturare.
Nonostante una mancanza di originalità nella struttura generale della trama, la forza del film risiede nella tecnica che ha reso famosa ed unica la serie televisiva.
Gli ambienti sono reali, sugli stessi vengono aggiunti gli insetti ricreati in computer grafica, che hanno il corpo quasi reale ma con qualche particolare da cartoon, per esempio gli occhi.
Totalmente mancante è la figura del narratore, preferendo affidare il comparto sonoro del film solo ai suoni della natura.
Quest’ultima viene inoltre modernizzata. I ronzii degli insetti vengono sostituiti da clacson e dal suono dei motori, andando a creare libellule-elicottero e mosche-motocicliste. Inoltre, l’uomo, benché quasi totalmente assente, diventa parte integrante dell’ecosistema grazie, o a causa, dei suoi rifiuti. Gli insetti del film hanno infatti imparato a gestire i nostri scarti, riuscendo a sfruttarli nei modi più fantasiosi e a renderli parte fondamentale delle loro vite.
Sebbene nasca come prodotto indirizzato principalmente ad un pubblico molto giovane, Minuscule si rivela in grado di intrattenere spettatori di qualunque fascia di età.
Regista: Hélène Giraud; Thomas Szabo
Grigris – Nonostante una gamba paralizzata, Grigris, questo il nome d’arte di Démé, spera di diventare un giorno un grande ballerino. Mentre aspetta la sua grande occasione, si guadagna da vivere ballando in un locale e aiutando suo padre nell’azienda di famiglia.
La malattia improvvisa del padre adottivo e i costi per pagare le necessarie cure mediche, costringono Grigris a cercare lavoro come corriere presso un boss malavitoso della zona, gestore di un mercato nero di benzina.
Simulando un pestaggio della polizia ed un sequestro della merce, inganna il criminale e rivende il carburante ad un suo amico commerciante, riuscendo a guadagnare i soldi necessari a sostenere le spese ospedaliere del padre.
Per paura di essere ucciso per ciò che ha fatto, decide di scappare dalla città assieme alla sua ragazza.
Purtroppo per loro, neanche questo sarà sufficiente per sfuggire alla vendetta del criminale.
Nominato per la “Palma d’oro” al Festival di Cannes del 2013 e vincitore del premio Vulcan, il film è una ricostruzione sotto forma di favola venata di thriller della storia di Souleymane Démé.
Grazie a questa impostazione, l’opera è in grado di stupire e di permettere una empatia tra pubblico e protagonista, riuscendo a far pienamente entrare lo spettatore nelle atmosfere e nella vita di Grigris.
Regista: Mahamat-Saleh Haroun
Violette – Figlia di una cameriera e di un padre che non l’ha mai riconosciuta, Violette Leduc era, come lei stessa si definiva, una “bastarda”. Appellativo che poi userà come titolo per uno dei suoi libri più famosi.
Divenuta amica di Maurice Sachs e di Simone De Beauvoir, i due si accorsero del suo talento grazie al manoscritto L’Asphyxie (L’Asfissia), riuscendo a convincerla ad intraprendere la carriera di scrittrice.
Quella che ci viene presentata è la figura di una donna divisa in due. Da una parte abbiamo Violette, ossessionata dal desiderio di essere amata, non importa se da un uomo o da una donna, ma sempre respinta. Proprio la frustrazione di non trovare qualcuno che le stia affianco e la rabbia per un passato doloroso farà emergere la sua seconda metà. Così dall’altra parte abbiamo Leduc, scrittrice nevrotica con il vizio del fumo, in grado, grazie ai suoi libri e ai suoi ricordi, di parlare della sessualità e delle donne come nessuno fino ad allora, tanto da guadagnarsi il rispetto dei maggiori intellettuali dell’epoca.
Solo alla fine di una storia lunga e tormentata le due parti riusciranno ad incontrarsi e a completarsi, dando una degna conclusione a questo bellissimo film.
“Penso – spiega il regista – che creature come Violette in qualche modo mi parlino perché mi somigliano. Trovo interessante vedere come il talento si sviluppa in ambienti che non sono dedicati alla creazione, penso ad un artista come Van Gogh. Che diceva: “Mi batto tutti i giorni contro un muro”. È una sensazione che ho vissuto anche io. La mia famiglia viene da ambienti molto diversi: mio padre era ufficiale di marina ma di famiglia modesta, mentre mia madre invece veniva da una famiglia borghese di industriali tessili che durante la guerra sono andati completamente in rovina. Questa sensazione di non appartenere a nessun ambiente sociale specifico mi ha fatto sentire molto vicino a personaggi come Violette e, in qualche modo, anche a Simone De Beauvoir”.
Regista: Martin Provost