Ricordare David Zard è tutt’altro che semplice per chi lo ha conosciuto in diversi modi negli ultimi 30 anni e passa.

La prima immagine che ho di Zard, immagine perché il suo nome mi era già noto da tempo, fu sul palco di San Siro a Milano nel 1987.

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David Zard
David Zard © Fabrizio Caperchi / La Nouvelle Vague Magazine

Un’estate caldissima per la musica pop. I concerti più grandi, più acclamati, più desiderati quell’estate furono realtà con il Glass Spider Tour di David Bowie, i Genesis, e i Duran Duran (stonatissimi).

Fu forse proprio all’inizio di quel concerto che sul palco salì un uomo e iniziò a dire con voce ferma:

“Fate un passo indietro! Non iniziamo fino a che non farete tutti un passo indietro”.

Era David Zard, l’organizzatore più importante del momento, più in luce. David era davvero preoccupato per le centinaia di ragazzine che si stavano schiacciando sulle barriere antipanico davanti al palco. Non voleva che nessuno si facesse del male. La musica era e doveva restare una festa.

Ecco, quella fu la prima immagine che ho di lui e, successivamente, sempre più o meno nello stesso periodo, “Sette” l’inserto settimanale del Corriere della Sera gli dedicò diverse pagine. In due di esse vi era stampata una grande fotografia che lo ritraeva con i collaboratori del suo ufficio….tutte donne. Mi colpì molto, lo trovai megalomane ed esagerato. Alla fine era solo un organizzatore di concerti (per la cronaca quell’estate si chiuse il 4 settembre con il primo concerto di Madonna in Italia, a Torino..siete prontiiii..siete caldiii…anch’io…)

Negli anni successivi sentii molto parlare di lui. Iniziai a lavorare da un suo diretto concorrente e amico. Era il momento delle aste milionarie per accaparrarsi la star più grande, quando un concerto di una star era davvero un evento e non la quotidianità odierna.

Lo vidi da lontano essere colto da malore (tanto che venne chiamata un’ambulanza) al funerale dello stesso rivale/amico.

Ma fu soltanto nel luglio del 2003 che lo incontrai per la prima volta in occasione della conferenza stampa a Verona per la diretta televisiva del 4 settembre 2003 di “Notre Dame de Paris”.

Mi ricordo che mi tremavano le gambe. Ero di fronte ad una leggenda e avrei lavorato per lui e con lui.

Mi colpirono banalmente i suoi occhi azzurri, ma anche un’aurea particolare che aveva attorno. Giusto per mettermi a mio agio mi disse di dimenticarmi con chi avevo lavorato in passato, che con lui sarebbe stato diverso perché lui si definiva il più esigente di tutti.

Era un esigente, verissimo, ma era anche un creativo che pensava sempre in grande. Forse sempre un po’ troppo in grande.

Ma questo gli diede modo di realizzare produzioni a molti impossibili come Notre Dame De Paris (molti poi hanno cercato maldestramente di imitarlo), impensabili come la versione Opera Popolare di Tosca (firmata e curata minuziosamente da Lucio Dalla), troppo all’avanguardia come “Dracula” firmata dalla PFM, fino all’incompiuta “Pia de Tolomei” di Gianna Nannini. E in mezzo l’evento degli eventi.

Cirque du Soleil nel 2004 con lo spettacolo “Saltimbanco”. Non si poneva limiti Zard.

David Zard alla Notte degli Oscar del Musical 2015 © Fabrizio Caperchi
David Zard alla Notte degli Oscar del Musical 2015 © Fabrizio Caperchi / La Nouvelle Vague Magazine

Voleva fare tante cose, aveva tanti progetti come un teatro stabile sull’acqua a Genova, stile “O” di Las Vegas. La sua ultima fatica (anche se affermava che in realtà era la prima fatica di suo figlio Clemente, oggi amministratore delegato anche di Vivo Concerti oltre che della sua società Saludo) è stata “Romeo e Giulietta” del francese Presgurvic. Mi ricordo che mi diede il dvd qualche anno fa nel suo ufficio e mi fece sentire dei pezzi. Gli brillavano gli occhi anche se mi diceva che era stanco.

David amava la grandezza e voleva bene ad ognuno dei suoi collaboratori, anche se li faceva impazzire. Impossibile non volergli bene anche nei momenti più “difficili”, anche negli scontri più o meno quotidiani.

Quando mancò mio padre eravamo nel bel mezzo del tour del 2011 di Notre Dame. Mi mandò un messaggio bellissimo e sincero che ancora conservo, privo di qualsiasi frase di circostanza, personale come fa un vero amico ad un amico.

L’ultima volta l’ho incontrato a fine giugno al Forum di Assago in occasione del concerto di Hans Zimmer organizzato da suo figlio Clemente. Nonostante qualche tensione del passato l’ho abbracciato e ci siamo messi a scherzare insieme. Nonostante non stesse bene da anni, il piglio, la sicurezza, lo sguardo ironico non lo aveva abbandonato mai, presente sempre ad ogni “suo” evento.

Oggi David se ne è andato. Con lui un pezzo di storia della musica rock in Italia (e della musica italiana all’estero…fece conoscere in tutta Europa ad esempio un giovane Angelo Branduardi).

Verrebbe voglia di dire “oggi è il giorno in cui la musica è morta”.

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