Antò, fa caldo
Cosi recitava una pubblicità di una famosa azienda produttrice di thè freddo.
E fa caldo veramente, per usare un’espressione tanto cara ai professionisti dell’informazione “l’Italia travolta dall’ondata di caldo, con temperature fino a…picchi di…con un percepito di…”. Tutte espressioni senza senso, insomma, atte a misurare qualcosa che non si può controllare.
L’essere umano se ne inventa di ogni, un po’ per noia un po’ perché crede di mettere ordine, in qualcosa che altrimenti sarebbe caos.
Ed è proprio per questo che ci organizziamo con leggi e strumenti utili a regolamentare le vite delle comunità, proprio per scongiurare il temuto caos.
E pensare che proprio un premio Nobel, della zona della nostra storiaccia, del kaos ne fece un punto d’orgoglio, ma quella è un’altra storia.
Premessa: chi vi scrive, lo fa da persona che ha ben chiari sia i luoghi, che le dinamiche, che la mentalità. Quindi niente campanilismi in merito alla vicenda ma solo la spietata visione di una serie di fatti.
Ripartiamo da prima dell’inizio
Chiunque, anche solo per sentito dire, è a conoscenza del grande divario tra Nord e Sud Italia, è innegabile.
Strutture, trasporti, viabilità, tutte robe strettamente necessarie alla competitività di un territorio.
Poi, oltre tutte queste considerazioni, c’è la Sicilia. Un posto bellissimo. Dove
-La gente è accogliente, si mangia bene, spendi il giusto. C’è sempre il sole e la gente va al mare pure a Dicembre…a che piano scende?
-Terzo, grazie.
Poi c’è la verità. Dove i collegamenti tra un capoluogo di provincia e un altro sono inesistenti. Di tanto in tanto, qualcuno, se ne esce con la storia del ponte sullo stretto, utile solo a far fuggire meglio i siciliani. Ma, chissà com’è, nessuno parla del fatto che il treno Agrigento – Messina (269 km) necessita 5 ore e 26 minuti di percorrenza. Che per capirci da Trieste a Milano con il doppio dei km si impiega un’ora in meno!
La Sicilia è quell’isola dove ad Agrigento c’è la famosissima Valle dei Templi che oggi è un parco archeologico rinnovato da una nuova e illuminata direzione e che già da qualche anno ospita il Google Camp; ma se mandiamo le lancette dell’orologio indietro fino a pochi anni fa (e io me lo ricordo chiaramente) la Valle era in preda all’abusivismo edilizio, con tanto di casa del parente del potente di turno mimetizzata tra le vestigia.
Un altro ricordo che difficilmente il tedesco in calzoncini troverà sulla sua travel guide, è quello del pastore che aveva montato un recinto tra i pregiati tufi del parco archeologico, per chiuderci le capre.
Sembrano ricordi in bianco e nero e invece sono tutti in technicolor e non più vecchi di 15/17 anni.
Ecco a 8,7 km (facendo il giro corto) da Agrigento, c’è Favara. E anche Favara mi ricordo.
Non me ne vogliano gli abitanti, ma lo ricordano anche loro come e cosa era Favara 15/17 anni fa.
Un tipico paese dell’entroterra siculo dove finivi se sbagliavi l’uscita dalla statale, ecco. Al massimo andavi ad hoc quando dovevi recarti in un determinato negozio. Punto.
Una città per anni in preda all’abusivismo edilizio. Ricordo che tra i coetanei ne parlavamo chiamandolo “il paese senza le affacciate”.
I favaresi stessi, nell’ultimo decennio e forse anche prima, hanno manifestato la voglia di riappropriarsi della città. La necessità di abitare con coscienza gli spazi e soprattutto in sicurezza.
Era il 26 novembre del 2011 quando si organizzava una manifestazione al grido di “Riprendiamoci il nostro centro”.
In un luogo come questo, tra passa parola e sensibilità condivise a Giugno del 2010 apre i battenti Farm Cultural Park con Andrea Bartoli e Florinda Saieva, di cui parlammo già nel 2014, con dovizia di particolari, sia del fenomeno Farm che delle iniziative all’interno della stessa.
Da quando incontrammo Andrea, nel frattempo un mare di cose sono successe.
Farm è finita sulle maggiori guide turistiche del mondo; è diventata uno dei più grossi e riusciti case study di rigenerazione urbana di livello internazionale (e a noi che siamo anche un po’ nerd sta cosa ci piace proprio!); quest’anno alla Biennale di Venezia sezione Architettura, un padiglione era proprio dedicato a loro; Andrea e Florinda tengono pitch in vari eventi come il TED, per citarne uno; hanno creato un vero network tra realtà simili come Periferica a Mazara o BASE Milano, nelle Ex Ansaldo.
Arriviamo ai giorni nostri
Per capire fino in fondo quanto stia a cuore nel mondo Farm, la sostenibilità delle strutture siano esse ad uso abitativo che di fruizione ludico artistica, basta pensare che in Farm è nata Sou, una scuola di Architettura per bambini, perché è da piccoli che si innestano certi principi.
Farm ospita, tra le tante istallazioni, anche quella del padiglione del Giappone Expo 2015 di Milano, donata direttamente dall’architetto Atsushi Kitagawara, opera che affronta la “Diversità Armoniosa”, nulla di più azzeccato.
Per chi credesse che tutto questo sia solo ed esclusivamente legato ad un astratto concetto di Arte, inteso in maniera accademica, vale la pena spendere un altro paio di righe.
L’educazione al bello, non è meramente una roba da quadri nel soggiorno o paccottiglie sparse per casa.
Parliamo di confronti e scambi culturali, luoghi fisici e non, in cui ragionare su quale sia la direzione del mondo. Dalle innovazioni tecnologiche al quelle di rigenerazione urbana; sostenibilità e sharing economy.
Tutti questi paroloni tradotti vogliono dire trasformare un luogo, anonimo e brutto (diciamocelo!) in un’attrazione sia turistica che di investimenti.
Per essere ancora più pragmatici la formula potrebbe essere
Rivoluzioni Culturali+ Innovazione+Creatività: Attrazione Investimenti = Occupazione+Reward-Degrado
…e poi dice che “con la cultura non si mangia” a nostro avviso è solo una questione di pane e di denti
Burocratici paradossi
Chi conosce i meccanismi del linguaggio del comico, sa bene che la risata scatta quando una storia, inizialmente normale, sfocia nel paradosso. Questa la ricetta delle barzellette base, per capirci.
Ma questa barzelletta però non fa ridere.
Oggi a Farm sono stati messi i sigilli, per abusivismo edilizio.
Dopo tutto questo curriculum che abbiamo cercato di sintetizzare, è bastato che un favarese, residente all’estero fosse tornato in vacanza.
Trovatosi davanti un’istallazione (nuova e in procinto di essere inaugurata), avendo dovuto attendere per parcheggiare la macchina, si è premurato di segnalare la faccenda alle autorità competenti. Autorità che colte da un attacco di zelo a 40° all’ombra, hanno immediatamente apposto i sigilli alle istallazioni in questione.
Istallazioni per le quali era già stata presentata (e pagata) la richiesta di occupazione del suolo pubblico, ma si sa: fa caldo.
Con questo non si vuole sminuire l’operato di nessuno, ma appunto per questo ci si aspetterebbe un poco di buon senso.
Le leggi servono per regolare il caos, ma se applicate in maniera ottusa rischiano di fare più danni del caos stesso.
È proprio questo genere di atteggiamento che spaventa l'”investitore”. Questo modo di gestire la cosa pubblica a fasi alterne.
Ieri eccessivo garantismo, oggi irragionevole giustizialismo.
Lo stesso Bocci di Federculture, ha definito tutto ciò “paradossale e assurdo”.
Questa vicenda tanto assurda quanto grave è purtroppo l’espressione di una gestione paradossale della cosa pubblica, di un’amministrazione in balia di una burocrazia ottusa che esercita un potere ciecamente intransigente a danno dell’intera comunità
La sindaca 5stelle Anna Alba, difendendo le figure che hanno di fatto eseguito il sequestro, l’ing. Alberto Avenia e il comandante della Polizia locale Gaetano Raia, dice che tutto è stato eseguito nei termini di legge e specifica che il bollettino di pagamento per l’occupazione del suolo pubblico (versamento di € 1.437,18 effettuato in data 28/06/2017) fa riferimento ad una richiesta di occupazione di suolo pubblico che non è stata autorizzata.
In tutto questo, va sottolineata la solerzia ad orologeria, considerando che i controlli alla Farm sono scattati dopo la querela (04/07/17) del signore di cui qualche riga fa.
Dopo aver raccontato questa storiaccia, di cui mai avremmo voluto doverci occupare, Bocci è molto categorico sugli effetti che queste misure possono avere su un territorio che sta ancora cercando di alzare la testa
sigilli e ordinanze avranno come unico effetto quello di vanificare il lavoro portato avanti instancabilmente e coraggiosamente da Florinda e Andrea a Farm Cultural Park e dimostrare che oggi, in Sicilia, è difficile se non impossibile dare vita ad un’impresa culturale sana ed efficace.
Intanto è partita una petizione on line alla quale eticamente non ci si può sottrarre.