Il 4 novembre 2017, presso il salone Bellini del Palazzo degli Elefanti, il Comune di Catania, ospite del Sindaco dott. Enzo Bianco e prodotto dal teatro Stabile di Catania, si svolgerà una serata evento, un reading concerto di presentazione , prodromo di una successiva messa in scena di Farinelli e il re di Claire Van Campen. Per l’occasione abbiamo intervistato il regista Fabio Grossi.
Direi che un’introduzione è d’obbligo, cosa può dirci di Farinelli e il re?
Sarei più che felice di raccontarle come è nata l’idea di rappresentarlo. Due anni fa ero a Londra e vidi uno spettacolo dove il protagonista era Mark Rylance. Questo spettacolo era proprio Farinelli e il re.
Nel momento stesso in cui vidi il personaggio del re, capii che era il ruolo perfetto per Leo Gullotta, con il quale collaboro oramai da 15 anni firmando le regie dei suoi spettacoli. Inutile dire che Leo accettò subito la proposta.
Adesso quindi stiamo cercando di mettere in scena questa rappresentazione al teatro Stabile di Catania, con l’aiuto dei due commissari Giorgio Pace e il dottor Carlo Saggio, e nel mentre abbiamo voluto valorizzare il testo inedito organizzando una sorta di anticipazione.
Abbiamo creato un evento al Palazzo degli Elefanti ospiti del sindaco Bianco e di farne un reading e concerto. È stata scelta questa impostazione perché con il nome Farinelli si racconta anche la parte musicale della vita dell’artista che, all’epoca, era un vero e proprio divo conosciuto in tutta Europa.
Può dirci qualcosa della trama?
Siamo a cavallo tra il 600 e il 700 ed il re di Spagna Filippo V è caduto in una depressione così forte da non seguire più la cosa pubblica. Questo ovviamente crea preoccupazione sia nella corte che nella regina, Isabella Farnese.
Cercano quindi un modo per guarire il re e decidono, per questo, di invitare Farinelli a palazzo. Il rapporto tra l’artista ed il re si svilupperà al punto da riuscire non solo a “risvegliare” Filippo V ma anche a provocare un cambiamento nella vita di Farinelli.
Ma cosa vuole raccontare questo spettacolo di preciso? Che il potere non può vivere senza la cultura e noi non possiamo che condividere pienamente un messaggio simile.
Proprio perché il messaggio è così forte si è deciso quindi di fare questa sorta di anteprima in modo da aumentare l’interesse per lo spettacolo.
E come avete organizzato l’anteprima del 4 novembre?
La parte reading sarà completamente gestita dagli attori dello spettacolo, artisti che si sono formati nella scuola Umberto Spadaro del teatro stabile di Catania.
Per Farinelli, invece, l’autrice ha usato un escamotage brillante usando due attori per lo stesso personaggio. Uno di loro, Francesco Di Vito, si occuperà della parte cantata mentre l’altro, Mauro Racanati, prenderà sulle sue spalle la parte recitata.
Quindi avremo in scena Leo Gullotta come re di Spagna più 5 attori ed il cantante accompagnati da un’orchestra diretta dal maestro Luca Ambrosio.
Lei ha detto che Farinelli e il re è un testo inedito in Italia, avete dovuto fare qualche modifica al testo originale durante la traduzione?
Nessuna modifica, il testo è completo così come è e sarà rappresentato così come è stato creato. Solo due arie sono state sostituite per un semplice adattamento al nostro cantante. Ma anche in questo caso le arie che sono state inserite fanno sempre parte del repertorio di Farinelli quindi siamo comunque rimasti fedeli all’anima dello spettacolo.
Leo Gullotta è una personalità molto importante nel mondo dello spettacolo, dandogli il ruolo del re non avevate paura di oscurare il Farinelli di Racanati?
No perché il protagonista rimane comunque il re all’interno dello spettacolo mentre gli altri sono al massimo coprotagonisti o comprimari, sebbene rimangano tutti personaggi affascinanti.
Proprio per il ruolo di protagonista non potevamo quindi non chiamare uno dei più grandi attori teatrali italiani.
Oltretutto Catania è una località molto importante per lui dato che è lì che ha chiuso la stagione dell’anno scorso e dove, per supportare il teatro Stabile, si è esibito in cambio di un solo euro per spettacolo, anche questo diretto da me.
E come è nata la compagnia per Farinelli e il re?
Beh abbiamo voluto valorizzare maggiormente le forze interne alla città di Catania quindi siamo andati a selezionare tutti attori che si erano formati all’interno della scuola Umberto Spadaro. In questo modo il nome della scuola potrà essere riproposto al fianco di questo spettacolo inedito.
L’unico attore “estraneo” è Mauro Racanati, il Farinelli attore, che sul palco si troverà a specchio rispetto al Farinelli cantante in modo da favorire questo gioco di alternanza tra i due artisti.
E su quali aspetti su cui si è concentrato di più durante la preparazione degli attori?
Abbiamo affrontato il testo in modo abbastanza classico. Si è cercato di far avvicinare il più possibile gli attori a quelli che dovrebbero essere i propri personaggi in modo che si trovi un compromesso tra i comportamenti riportati nella sceneggiatura e quelli più vicini alla realtà storica.
In questo modo abbiamo il dignitario di corte preoccupato per le sorti dello Stato con un re simile, la regina preoccupata invece di perdere il suo potere e molti altri. Ci siamo assicurati che ogni personaggio avesse una propria complessità in modo tale da dare ad ognuno una personalità in grado di conquistare lo spettatore.
Così facendo vogliamo riuscire ad aumentare il peso del messaggio finale ovvero che senza la cultura, ogni Stato è destinato a morire.
Un messaggio che si combina bene con l’epoca in cui viviamo.
Si perché l’opera e l’autrice sono entrambi contemporanei, per questo riescono a focalizzarsi così bene su questo tema. Basti pensare che questo testo ha avuto un grandissimo successo in ogni teatro in cui è stato portato, sia in Inghilterra che in America, ed infatti quest’anno arriverà anche a Broadway. E noi speriamo di poter ripetere il successo anche qui in Italia.
Un’ultima domanda, abbiamo parlato della preparazione degli attori ma si può fare lo stesso discorso per artisti come Leo Gullotta? Come si deve comportare un regista con una personalità come lui?
Le rispondo con un piccolo parallelismo. Nell’ippica ci fu un grande campione, Varenne, che correva perché nel sangue aveva la voglia di arrivare primo e di vincere. Ma era la conduzione del fantino a permettere che il suo arrivo fosse sempre lineare e preciso. Quindi un grande attore va assecondato e si deve godere del suo carisma ma il regista deve essere colui che coordina questo carisma in modo da guidarlo verso l’espressione del suo pieno potenziale.
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