19 anni di attività e non sentirli a giudicare dai vostri brani, cosa si prova dopo così tanto tempo? Cosa è cambiato nel vostro modo di approcciarvi al mondo della musica rispetto ai vostri albori?

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Gli anni sono passati, ma noi ci sentiamo sempre gli stessi. Ci divertiamo come fosse il primo album cercando comunque di evolvere sotto ogni punto di vista. E’ dura fare rock’n roll, e lo è sempre stato, ma il percorso che ci ha regalato è impagabile. Non avevamo mai interrotto l’attività live fino a due anni fa, la voglia ricominciare ci ha sospinti ad approfittare del tempo, che sembrava perso, per indagare più a fondo quest’ultimo lavoro. Il nostro approccio al mondo della musica è pressoché lo stesso: fare ciò che ci piace e fare festa.

Durante la vostra carriera avete calcato praticamente ogni tipo di palcoscenico, quale pensate sia stata l’esperienza che vi ha segnato di più? E come si rimane fedeli al proprio stile dopo aver provato così tanti contesti differenti?

La nostra musica si basa sul presupposto che deve essere suonata. Gli strumenti che abbiamo a disposizione per farla sono da sempre la chitarra, il basso, la batteria e le tre voci. Il nostro stile è il frutto di questa scelta quindi non rimanerne fedeli è praticamente impossibile. Ci sono tantissime esperienze che ogni tanto ci vengono alla mente, ma una che ci ha segnato è sicuramente il Rugby Festival di Parabiago dove abbiamo passato una serata indimenticabile con un gruppo Heavy Metal Rumeno i “Goodbye to Gravity”. Purtroppo poco tempo dopo la loro carriera è stata troncata da un terribile avvenimento a Bucarest. Durante la presentazione del loro ultimo album un incendio scatenatosi all’interno del locale, che mancava di ogni presupposto di sicurezza, ha causato la morte di decine di ragazzi (tra cui anche membri della band). Da quel giorno facciamo ancora più attenzione nel fare si che le condizioni in cui si svolgono i concerti siano sicure. Ad esempio abbiamo annullato tutti i concerti prima che ci fossero le restrizioni anti covid. Sapere di mettere a rischio persone che fanno tanta strada per sentirti era fuori discussione.

Parlando del disco, ammetto che i due brani che mi hanno colpito di più sono “Restiamo Umani” e “Tali e Squali”. Come ci avete lavorato e che significato hanno per voi?

“Tali e Squali” è un brano che è nato da un’idea musicale di Michele (chitarra e voce) e, nelle nostre più ottimistiche intenzioni, sarebbe uscito l’estate o l’autunno del 2020 come primo singolo del nuovo disco. Il testo era diverso, la melodia dei ritornelli era diversa, insomma se non ci fosse stata la pandemia sarebbe un altro brano. Una curiosità sul testo dei ritornelli è che sono frutto di un sogno di Jacopo (basso e voce) grazie ad un consiglio onirico direttamente da Vasco Rossi nella versione di “Non siamo mica gli Americani”. Abbiamo provato a ringraziarlo ma non ci siamo riusciti. Invece “Restiamo umani” è la canzone più giovane del disco ed il testo è stato chiuso all’ultimo. C’erano diverse versioni, ma nessuna che ci convincesse pienamente. Così abbiamo chiesto ad alcuni amici autori se in 12 ore sarebbero riusciti a tirare fuori qualche cosa di diverso. Oscar De Bertoldi, in arte “Felix Lalù”, visto che era allettato in ospedale, ci ha risposto subito che aveva del tempo e ci avrebbe lavorato. Non oso immaginare cosa pensavano i suoi compagni di stanza mentre ci mandava i vocali cantati delle strofe dove aveva cambiato la metrica, li conserviamo gelosamente. Per noi questi brani rappresentano un cerchio che si chiude. Un periodo creativo ed una domanda alla quale possiamo finalmente rispondere “Dove sono finiti tutti?”. Il senso di queste canzoni per l’ascoltatore invece è quello che susciteranno in lui le parole e la musica nel momento in cui la canzone farà parte della sua vita. Lasciamo a disposizione diversi livelli di significato come è nel nostro stile, perché le parole sono uguali per tutti ma suscitano emozioni diverse in base alle esperienze del singolo.

A proposito del disco, come avete festeggiato l’uscita e quali altri progetti avete in cantiere?

L’uscita l’abbiamo festeggiata a Roma. Allo scoccare della mezzanotte nel nostro bar preferito della capitale in compagnia di Lidia Avena (un arbitro di tennis incontrata per caso) e poi con un bel concerto la sera dello stesso giorno. Per ora la fase progettuale lascerà spazio al nostro piacere più grande, il live. Ma non possiamo negare che ci siano già molte canzoni che non aspettano altro che il momento giusto per poter vedere la luce.

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