La Fucina Culturale Machiavelli apre la stagione di teatro #PaesaggiUmani con Fake is the new real, uno spettacolo che affronta il sempre rilevante – e specialmente adesso fondamentale – argomento: la nostra relazione con il web.
Nel corrente clima politico e sociale, in cui una parola come post-verità diventa centro di importanti discussioni, il testo si pone il compito di esplorare il rapporto tra mondo virtuale, mondo reale e realtà – che di giorno in giorno sembra diventare sempre perdere di significato.
Lo spettacolo ci getta immediatamente nel mondo del web, mondo in cui vivremo per tutto il resto del tempo e in cui si muovono e dialogano i personaggi , icone e nickname, esseri digitali invece che di carne.
La dimensione virtuale e le sue caratteristiche sono ben rese da una scenografia minimale ma mirata, dove ogni personaggio ha il suo posto, la sua base fissa a cui fare ritorno dopo ogni dialogo o dove rimanere in attesa della prossima interazione; efficace modo di rappresentare l’illusione alienante di spazio e fiscalità che caratterizza il web – in cui tutto e tutti sono di fronte a te e allo stesso tempo lontanissimi.
Calibrato è anche l’utilizzo di musica, voci registrate e immagini proiettate, che spesso in spettacoli particolarmente concettuali rischiano di diventare semplici escamotage, effetti speciali per sopperire alla mancanza di coesione narrativa.
Ed è a questo proposito che si distingue il testo di Sara Meneghetti che, sebbene rimanga stracolmo di concetti e riflessioni, a volte esplicitamente enunciate allo spettatore, riesce allo stesso a raccontare una storia e attraverso di essa descrivere i suoi personaggi: personaggi etichetta – il troll, il complottista, la programmatrice – che di tanto in tanto attraverso un gesto o una parola dimostrano di essere anche qualcosa di più, di avere debolezze e sentimenti umani che vanno oltre le tipologie di appartenenza.
Alla fine ciò che resta è un testo intelligente e ben eseguito, che esplora molti dei temi e delle domande necessari al giorno d’oggi, ma senza per questo disperdersi nello sciorinamento pedante di tesi.
Ciò che sono presentanti sono piuttosto fatti, vicini alle nostre esperienze di vita digitale e in questo modo vicini allo spettatore.
Riconosciamo il comportamento di un utente come il nostro o quello di un altro, ridiamo alla parodia ironica di quell’atteggiamento e poi, allargando l’obbiettivo, la scrittura è in grado di avvicinarci a una dimensione più ampia: i meccanismi che regolano la rete e quelli che di rimando regolano i nostri comportamenti in rapporto con esse; come questa relazione stia lentamente eliminando ciò che separa il reale dal fake, rendendo priva di significato la discriminazione tra le due cose.