Euripides: the trojan women
Un classico della mitologia greca, il dramma di Euripide, le Troiane, riadattato dalla poetessa canadese Gwendolyn MacEwen al Toronto Fringe Festival
Le donne di Troia, dopo il massacro delle proprie famiglie e la distruzione della città, mentre attendono inermi l’arrivo dell’armata greca che le renderà schiave, cercano di capire e dare un senso a quello che sta succedendo.
Alimentato dalla saggia Ecuba, la regina di Troia, si crea un dibattito sulla sofferenza inutile generata dalla guerra, sullo scopo della vita e sull’autodeterminazione della donna. Mentre Andromaca si sente annullata per la morte del amato Ettore, Ecuba la ammonisce, ricordandogli che lei deve vivere per stessa. Un dramma che vede protagoniste indiscusse le donne e la loro forza morale relegando gli uomini a figure marginali, di aguzzini o di guerrafondai.
Nonostante abbiano perso tutto infatti, le Troiane mantengono una dignità morale che le eleva ad un livello superiore e le trasforma in vincenti.
La scelta dei costumi, in particolare quello maschile, da soldato moderno, colloca lo spettacolo in una dimensione attuale e rende ancora più universali i temi trattati: l’atrocità di tutte le guerre, l’uso delle donne come merce di scambio e la pulizia etnica.
Un dramma difficile e complicato da recitare, poiché denso di sfumature e con un testo recitato. Le attici però, studentesse all’ultimo anno di Accademia, ce la mettono tutta e, nel complesso, riescono a esprimere il dramma interiore e la sofferenza che i loro ruoli richiedono.
Ecuba, in particolare, dà una grande prova recitativa, quando riceve il corpo del nipotino Astianatte, e con gesti lenti e pieni di dolore ma misurati e pieni di dignità, lo seppellisce insieme alle altre donne, chiedendosi il significato della sua stessa esistenza.
Un racconto corale, recitato a volte grossolanamente ma con passione e sentimento.
[youtube id=”ggrz2qkfQG4″ width=”600″ height=”350″]
[flagallery gid=6 skin=slider]
