SCHEDE DEGLI SPETTACOLI
Finestre
di e con Chiara Casarico e Tiziana Scrocca
Monologhi, dialoghi, arringhe, canti, gag e sketches… Finestre sono “canti per resistere”, una declinazione della difficoltà di vivere oggi e della necessità di “resistere” ad una quotidianità sempre più stressante.
Un turbinio di personaggi e situazioni della nostra contemporaneità che affrontano in maniera divertente situazioni esasperanti, proponendo un antidoto infallibile: l’allegria!
La materia è frammentaria, perché è complesso ed inesauribile il discorso. Il gioco teatrale è in continua mutazione: denuncia, racconto, comico, grottesco, citazione poetica, teatro canzone… e le voci che si alternano sono tante, slegate tra loro, a volte in contrasto, ma in sottile comunicazione.
Lo spettacolo è pensato in uno spazio scenico fisico/metafisico, in cui le finestre possono essere reali elementi scenici o addirittura elementi urbani e tuttavia può essere inserito nella classica “scatola nera” del teatro, dove solo la luce disegna e separa gli spazi.
Le finestre vengono aperte e chiuse come sipari. Il canto diventa parte integrante della drammaturgia, per raccontare in musica e poesia storie e pensieri del nostro re-esistere, citando Elsa Morante e Pasolini.
ZIT ! Esistenziali speculazioni silenziose sul niente da dire
di e con Chiara Casarico e Tiziana Scrocca
Zit! nasce come studio sulla comunicazione e sull’impossibilità di comunicare, in bilico tra realtà e surrealtà, tra piccoli momenti di quotidiana follia ed esistenziali speculazioni sul linguaggio e sulle relazioni. Partendo dalla molecola dialogica (dici!…zitta!) che contiene l’invito alla comunicazione e la chiusura della comunicazione stessa i due personaggi dello spettacolo sono alla ricercare di un dialogo che non riesce a svilupparsi verbalmente. Questa impossibilità di dire genera invece un ricchissimo dialogo di suoni, gesti, automatismi, ecolalie, ritmi, parole-suono che esprime la relazione, i ruoli, le condizioni psichiche, i fraintendimenti, le delusioni, le conflittualità, le complicità.
I personaggi – che non hanno un nome proprio, ma sono semplicemente “Zitta” e “Dici” – aspettano che ci sia qualcosa da dire, qualcosa che restituisca senso, nella consolatoria illusione che le parole servano ancora a dare senso al mondo, all’identità e alle relazioni. Però, ogni volta, la delusione è inevitabile. Ma è proprio la delusione che porta avanti l’azione e riaccende la voglia di ritentare.
Storie di Pane
di e con Emanuele Bolco e Chiara Casarico
Il pane, uno dei cibi più antichi dell’umanità, col suo profumo, il suo sapore, la sua forma, il suo colore, è luogo dove nascono i ricordi, dove affondano gli archetipi, dove poggiano le nostre radici, dove riposano le storie delle genti. Ogni pane ha la sua storia, ogni storia ha il suo pane… Questa storia si racconta attraverso la musica, i ricordi, le suggestioni, i personaggi, i proverbi, gli scioglilingua, portando lo spettatore nel magico mondo del racconto, in un ipotetico giro del mondo da nord a sud, con un movimento circolare dalla testa al cuore. Uno spettacolo dove il reale si fonde col surreale e la verità del pane appena sfornato punge le narici e delizia la gola.
Drum circle
con Catia Castagna e Lorenzo Rompato (facilitatori)
Il Drum Circle è una modalità rinnovata di fare musica: un insieme di persone che suonando assieme si fondono in un unico organismo pulsativo: una orchestra. Un orchestra estemporanea che, guidata da due facilitatori, renderà possibile la partecipazione a chiunque.
Questa orchestra riuscirà a creare la propria musica, senza spartito, senza imposizioni, nella stessa libertà di un pennello sulla tela, dove la pulsazione, la vibrazione della frequenza primordiale sarà l’unico aspetto normativo, stabilendo per tutti in egual misura il tempo da seguire o, meglio, da mantenere.
Tutti quindi hanno egual importanza e dignità nella musica, indipendentemente da cosa suonano: musica democratica, la musica di e per tutti, musica che insegna a stare insieme senza conflitti, in armonia: musica che rende lo stare insieme una vera e propria forma d’arte, praticabile da tutti e in qualsiasi luogo.
I fili di Penelope
di e con Tiziana Scrocca, musica dal vivo Roberto Mazzoli
Penelope aspetta e tesse un mantello di storie, l’ Odissea. Tesse, inventa e racconta le storie che allontanano Ulisse, per giustificare l’assenza, per trattenere il Tempo, per sbeffeggiare la Solitudine e allontanare la Morte e poi ogni notte sfila tutto perché “il mantello non può finire perché Ulisse non è ancora tornato, ma è sicuro che torna perché io lo aspetto”. Così dice Penelope alla Solitudine che di notte la tormenta e ogni mattino ricomincia da capo, incantando il Tempo con le sue storie e la sua fantasia, perché ogni giorno la vita va reinventata. E’ questa la forza di chi resiste, di chi tiene vivo il ricordo e l’amore, di chi protegge e cura la propria umanità. Ulisse però torna e non è l’eroe atteso, ma un uomo perso e sopravvissuto alla guerra e allora Penelope racconta ancora, fino a che le parole sciolgono il silenzio, ridonano la fiducia e il coraggio di testimoniare, perché l’orrore della guerra non si ripeta.
Rosadilicata(prima nazionale)
di e con Chiara Casarico, musica dal vivo Roberto Mazzoli
L’idea nasce da un lavoro di ricerca sulle proprie origini, avviato da circa tre anni grazie all’incontro artistico con Lucilla Galeazzi, e dalla necessità di raccontare la storia di una donna che non si arrende e che lotta per la propria emancipazione.
Rosa Balistreri è stata una figura femminile eccezionale e controversa: nata da famiglia poverissima, semianalfabeta, riuscì a riscattarsi dalla sua condizione di miseria attraverso il canto e diventare amica di grandi come Guttuso, Sciascia e Amalia Rodriguez.
Nello spettacolo il canto e il racconto si intrecciano per dando voce ad una donna che la vita ha reso dura e spinosa come una rosa, ma al tempo stesso delicata come un fiore.
E’ colpa mia
di e con Tiziana Scrocca, musica dal vivo Roberto Mazzoli
Il Senso di Colpa è un sentimento antico e sempre troppo presente nella nostra cultura occidentale e cattolica, ma in questo tempo di crisi e precarietà sembra la principale risposta emotiva di una generazione negata, non vista e lasciata ai margini.
Un girotondo composto da sei personaggi che, con le loro storie, declinano il tema del Senso di Colpa, chi ricostruendo le ragioni private, come la Pecora Nera, chi cercando il colpevole della sua non-vita, come la Badante, chi affannandosi per trovare la strada per salvarsi, come la Mamma, chi analizzando le cause sociali ma non riuscendo comunque a salvarsi, come la Precaria, chi ricercando il perché, come la Caduta, e infine… la Signora del caffè che decide di prendersi un caffè con il Senso di Colpa e di dirgliene finalmente quattro…
Ognuno di questi personaggi nella sua lotta mette a nudo se stesso, la propria umanità, le proprie risorse e la propria ironia… perché come dice la Signora del caffè: “…Bisogna ridergli in faccia al Senso di Colpa, ridere, ridere di cuore e non aver paura di rischiare”.
Il fronte delle donne(prima nazionale)
di Lucilla Galeazzi, con Lucilla Galeazzi e Le Vocidoro (Chiara Casarico, Marta Ricci, Sara Marchesi, Susanna Buffa, Susanna Ruffini, Nora Tigges)
Con l’entrata in guerra dell’Italia nel maggio del 1915, tutta la società italiana venne “militarizzata”: gli uomini sul fronte di guerra, le donne ad occuparsi dei figli e dei vecchi, oltre a lavorare nei campi, in fabbrica, nello stato e sul fronte come infermiere e crocerossine!
Nel 1915, 1 milione di uomini furono chiamati alle armi: nel 1917 erano 4 milioni!
Lo spettacolo riporterà alla luce, tra canti e racconti, memorie ed episodi, persone e personaggi femminili che costituirono “l’altro fronte”.
Bianca come il Gelsomino
di e con Iben Nagel Rasmussen (Odin Teatret)
Bianca come il Gelsomino è un “concerto d’attore”: l’attrice percorre con la sua voce gli spettacoli dell’Odin Teatret dal 1966 ad oggi. Un lungo viaggio rievocando la propria esperienza nell’Odin attraverso i canti e le parole dei suoi personaggi.
Brani tratti da spettacoli ideati e diretti da Eugenio Barba, leader e fondatore dell’Odin Teatret, nel quale Iben Nagel Rasmussen milita da più di quarant’anni.
In Bianca come il Gelsomino, l’attrice ricorda e sperimenta i cambiamenti della voce, da quella della “sala chiusa” (che permette all’attore di esprimere il suo mondo interiore), a quella degli spettacoli di strada (l’incontro con il mondo esteriore), fino allo spazio che creano le parole attraverso i loro significati e sonorità.
Con questo “concerto” l’attrice’ mostra che la voce ha un peso e un’importanza superiore alla sintassi e al significato delle singole parole.