Debutto ieri sera al Teatro Miela-Bonawentura per l’unica data in Friuli Venezia Giulia (solo per il momento si spera) del monologo “Le Difettose” portato in scena nella sua Trieste da Emanuela Grimalda.
Grimalda che è creatrice del progetto, produttrice dello spettacolo e che ha fortemente voluto questo spettacolo, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Eleonora Mazzoni
Ho letto il romanzo di Eleonora Mazzoni e ho pensato che la storia che raccontava mi riguardasse non solo come donna ma come cittadina e individuo.
Del romanzo mi piaceva il parlare della fecondazione assistita nei termini di sentimenti e persone e non di leggi o ideologie.
L’indiscussa bravura e la straordinaria intensità emotiva della protagonista catturano lo spettatore per 80 minuti di spettacolo, in una scenografia minimale composta da aste per le flebo e una sedia.
La sua potenza espressiva le permette di destreggiarsi in un tema difficile che spaventa ma che è necessario conoscere ma soprattutto di destreggiarsi, lei sola in scena, con sette personaggi diversi (di cui due uomini cinque donne) e con altrettanti registri linguistici, inflessioni e accenti.
Troppo presto? Troppo tardi? Cos’è successo nel frattempo? Si vorrebbe recuperare il tempo perso ma è impossibile…
E poi? Che cosa è successo poi? Perché non mi sono accorta che il tempo continuava a trascorrere? Perché a 39 anni e tre mesi sono ancora ricercatrice universitaria e non ho un figlio? Saluto quella stronza della dottoressa Tini.
Veniamo così a conoscenza di Carla, la sua storia e i suoi ripetuti tentativi di restare incinta, di sua mamma che l’avuta giovanissima e che poi rivendica la sua libertà, di Marco compagno di una vita che la ama ma che è messo a dura prova dallo stress emotivo dell’iter per la fecondazione.
C’è poi l’amica toscana Catia con la sua compagna Sonia, in fuga a Bruxelles con lo stesso obiettivo, quello di diventare genitori ce la faranno? Lo si scopre a teatro…
Il santone Thiago con le tecniche di rilassamento, la dottoressa Tini più attenta(o forse realistica) alle probabilità di successo che alla sensibilità delle pazienti o l’infermiera che è il primo personaggio che incontriamo e che ci introduce a quel microcosmo di donne “in cerca” e che però non ha mai desiderato un figlio, lei…
Quando il confine tra normalità, l’essere come la mamma e l’essere “difettosa” di Carla è un pancione…deve essere proprio questo ciò che definisce una donna?
Con Emanuela Grimalda e le sue difettose si soffre, ci si commuove ma anche si ride riflettendo su un tema delicato… che dire? Peccato per chi se l’è perso!