Si è concluso il 19 Aprile al Quirino Doppio sogno, un viaggio nella coscienza umana di un uomo e di un padre.

La trasposizione di Giancarlo Marinelli, del racconto dei primi del novecento dello scrittore viennese, indaga le turbolenze affettive inconsce sull’asse padre – figlio, spostando le dinamiche psicologiche del testo originario su un livello più universale ed ancestrale.

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Non è facile scardinare le sovrastrutture di un’agiata vita borghese della decadente Europa e spogliare le relazioni primarie padre – madre – figlio dai valori benpensanti dominanti.

Giancarlo Marinelli riesce a creare una sottile trama di allusioni, analogie e simbolismi che attingono all’inconscio di Fridolin, medico austriaco che, in una notte febbricitante davanti al capezzale della figlia, finisce per lottare con tutti i suoi fantasmi interiori che lo giudicano, lo sbeffeggiano e lo inducono a dubitare degli amici, della sua donna e di se stesso.

La sceneggiatura di Marinelli indugia sui sensi di colpa del dottor Fridolin nel suo rapporto con la figlia più che con la moglie: in questo, si distacca dal racconto originario di Arthur Schnitzler tentando quasi una sublimazione delle torbide vicende in cui Fridolin si trova coinvolto in una lunga notte in cui la realtà tende a confondersi con il sogno.

Tutto accade dal momento in cui una fiaba innocente si popola dei personaggi di vita del medico viennese occupando il suo prolifico immaginario in una veste più fosca e minacciosa: quasi incubi generati dalla febbre della figlia che Fridolin, in un’impietosa ammissione di colpa non riesce a guarire.

Quel viaggio di ricerca in cui Fridolin affronta le ambiguità e i lati oscuri del suo rapporto di coppia in Marinelli diventa un viaggio di espiazione di colpe ataviche che, in una spirale di confessioni lo porterà a liberarsi del senso di impotenza di un padre e medico allo stesso tempo, alle prese con la malattia della propria figlia.

In questo Doppio sogno in chiave manifestamente freudiana, i desideri irrisolti che deviano il percorso di Fridolin e della moglie Albertine da un lieto fine idillico, trovano una catarsi e un telos che all’apice della narrazione risolvono le ansie della coppia.

Doppio sogno di Giancarlo Marinelli sembra piegarsi all’esigenza di un pubblico che predilige la morale della famiglia unita e felice, usando i temi trasgressivi originali in chiave fiabesca: il male rivela il suo volto funzionale al trionfo del bene.

Meravigliosa Ivana Monti, nei panni della madre matriarca del dottor Fridolin: l’attrice si è guadagnata in pieno un ruolo che il regista ha creato, in autonomia dal testo originario, per completare la triade madre-figlio-padre da cui si dipana tutta la vicenda.

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