Dopo il diluvio è l’imponente retrospettiva che il Palazzo delle Esposizioni a Roma dedica al fotografo David LaChapelle. La mostra, a cura di Gianni Mercurio, sarà visitabile fino al 13 settembre.
Un centinaio di immagini stampate in grande formato sono disposte sui due livelli del Palazzo.
Dopo il diluvio raccoglie le opere che il fotografo statunitense ha concepito all’indomani della sua visita privata alla Cappella Sistina. Il 2006, anno del suo soggiorno a Roma, è il momento della cesura.
David LaChapelle rimane folgorato dai dipinti michelangioleschi e da qui il suo stile e la sua poetica subiscono una virata. L’umanità scompare dai suoi lavori seriali. Lo stesso fotografo si ritira dalla mondanità. LaChapelle torna a concepire il suo lavoro con l’unico scopo di esporlo in una galleria d’arte o in un museo, non più destinato alle pagine di una rivista di moda o a una campagna pubblicitaria.
Da quella visita nasce lo scatto Il diluvio, un pannello gigantesco che apre la mostra, ispirato dall’affresco di Michelangelo. Lo scatto è la raffigurazione di una società basata sul consumismo che arranca travolta dal diluvio universale.
Collegati a questo scatto ci sono Museum, Statue e Cathedral, realizzati nel 2007, in cui l’acqua, intesa come deriva e rinascita, è il minimo comun denominatore.
Valute al negativo/incidenti (2008), Aristocrazia, Still life, La terra ride nei fiori, Stazioni di rifornimento, Land scape, Il mio Gesù privato sono le sezioni in cui è suddivisa la mostra e che rispecchiano le rinnovate scelte dell’artista. Allegoria, sarcasmo ed eccesso i tratti distintivi dello stile di LaChapelle. Continui richiami al mondo dell’arte sono visibili nelle serie esposte. “Valute al negativo” sono un omaggio ad Andy Warhol, mentre in Aristocrazia i rimandi sono al Futurismo e a Turner. Pur non essendo presenza fisica, l’umanità non cessa di essere al centro della riflessione di LaChapelle.
E se nelle prime due serie citate le tematiche passano dalla crisi finanziaria alle tendenze autodistruttive dei vip, in Stazioni di rifornimento(2012) e Land scape (2014) si fa riferimento ad una città post-moderna deserta. Per realizzare i nove scatti che compongono la serie Land scape, LaChapelle ricorre ad una squadra di professionisti di Hollywood per realizzare i set, costruiti mediante l’assemblaggio di oggetti riciclati. Il panorama in cui vengono ripresi i modellini sono quelli reali della California, così come reale e non post-prodotto è il colore del cielo nelle foto.
In coda all’esposizione, poi, ci sono anche alcuni dei lavori più famosi del fotografo americano che risalgono al periodo precedente a Il diluvio, dal 1995 al 2005. Una selezione di opere che comprende ritratti di celebrità del mondo della musica, della moda e del cinema, scene con tocchi surrealisti basati su temi religiosi. A completare la retrospettiva una serie di filmati di backstage del making of di alcuni scatti.
David LaChapelle, nato a Fairfield nel 1963, è famoso per il suo talento nel combinare un’estetica iperrealistica con profondi messaggi sociali. Dopo essersi affermato nel campo della fotografia contemporanea, La Chapelle si è dedicato alla regia di video musicali ed eventi teatrali. Ha collaborato per artisti come Christina Aguilera, Moby, Jennifer Lopez, Amy Winehouse, Britney Spears e No Doubt. Ha realizzato anche un lungometraggio dal titolo Rize.
Dopo il diluvio, promossa da Roma Capitale-Assessorato alla Cultura e Turismo e prodotta da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Madeinart e David LaChapelle Studio, è aperta dalla domenica al giovedì dalle 10 alle 20 e il venerdì e il sabato dalle 10 alle 22.30. ingresso 12.50€.