Dignità Autonome di Prostituzione, torna in scena a Roma, continuando a mietere successo, questa volta sotto lo sguardo di un Mastroianni, una Cardinale un Burt Lancaster e di tutti quei grandi che sono passati, o erano di casa, negli studi di Cinecittà.
Ancora per due sere, questa e quella del 1°Agosto, presso gli studios di Cinecittà, il format di Luciano Melchionna e Betta Cianchini, con la regia di Luciano Melchionna: Dignità Autonome di Prostituzione.
Noi della webzine, avevamo già seguito alcune delle loro incursioni romane, qui e anche qui, ma anche stavolta non potevamo non fare un salto e vedere con i nostri occhi cosa si sono inventati quest’anno.
Come era prevedibile l’aspettativa si è lasciata sorprendere dalla realtà!
Questa volta è un enorme tendone a riprodurre la casa chiusa di DAdP, ne risulta un gigantesco circo, dove si alternano bizzarri giocolieri, trapezisti e sciantose discinte, il tutto coordinato dal papy Luciano.
Il format mantiene la stessa formula: al botteghino vengono consegnati dei dollari, una volta dentro il bordello il pubblico contratta la prestazione dell’artista e raggiunto l’accordo ci si apparta per la performance.
Per essere ancora più chiari: il pubblico contratta con l’attore un prezzo al raggiungimento dell’accordo l’attore concederà al suo pubblico l’interpretazione di un monologo.
Se il format conserva la sua struttura, diversi sono i monologhi e le performance che si alternano rispetto alle altre edizioni.
Tra gli artisti che abbiamo avuto modo di incontrare ci sono volti come quello di Antonella Elia; ma anche nostre conoscienze come Enrico Sortino e Gioele Anastasi, ragazzi di cui ci innamorammo per Io Niente con Nessuno Mai Avevo Fatto
La grande metafora di Dignità Autonome di Prostituzione, legata alla mercificazione del tutto, è volutamente provocatoria, non mancano i riferimenti all’attualità che fanno sorridere, tra un doppio senso e l’altro.
In Dignità Autonome di Prostituzione, siamo circondati da maschere in questo circo ricco di sfumature: c’è il delirio, c’è la tristezza, ma anche la follia.
Uno spettacolo spettacolare, dove il pubblico si riconferma protagonista della perfomance, e dove i ruoli si ribaltano e il filo conduttore è la spettacolarità stessa.
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