L’industria dello spettacolo dal vivo interrompe le trasmissioni.
È di lunedì 26 aprile, il comunicato di Show Bees che annuncia lo stop per sette giorni di tutto il settore dello spettacolo da qualsiasi attività artistica online, sia sui media che sui social.
Una richiesta di attenzione e di sostegno per tutto il comparto che coinvolge non solo gli attori ma chiunque viva dell’indotto che costituisce una qualsiasi forma di spettacolo: teatro, musica, danza, lirica e che fanno parte di quelle categorie sconvolte dall’emergenza Covid19.
Lo dico sinceramente. A me entrare in teatro, percorrere il corridoio centrale, piazzarmi sulla poltrona, sprofondarci e alzare gli occhi al firmamento sul soffitto (sì, sono fortunata: il più delle volte si tratta del teatro di casa, il mio amato Rossetti di Trieste) manca.
Manca terribilmente.
Come il trovarmi in compagnia per godere di una rappresentazione, scambiare opinioni e commenti anche con perfetti sconosciuti seduti vicino a me, girarmi a osservare gli altri spettatori che mi circondano e cercare di carpire le diverse sensazioni ed emozioni che possono venire trasmesse.
Questa premessa a sottolineare l’imprescindibilità del teatro in presenza. Perché un Netflix del teatro in streaming, come ipotizzato dal Ministro Franceschini per far fronte all’emergenza Covid19, non è concepibile.
Uno. Perché verrebbe a mancare il cardine dello spettacolo dal vivo. L’energia e la condivisione di intenti che si crea quando artisti e spettatori si ritrovano insieme in un determinato posto.
Due. Perché, come ha recentemente ricordato qualcuno, si rischia che questa rete di spettacoli siano a specifica fruizione di specifici attori e personaggi già conosciuti al grande pubblico senza dare la possibilità di esprimersi a nuove e preparate leve.
Noi, pubblico dei teatri e dei concerti e di ogni manifestazione artistica. Noi pubblico dei chilometri percorsi per raggiungere una determinata città per un determinato spettacolo siamo qui, a casa, aspettiamo.
Aspettiamo di poterci re-incontrare con gli artisti. Gli artisti del cuore o quelli ancora da conoscere che stanno facendo i salti mortali per non convertirsi a un piano B.
Che sarebbe una sconfitta, per tutti. In particolare una sconfitta per la cultura in generale.
Esempi virtuosi di rilancio
Artisti che ci hanno letteralmente accompagnato in questo periodo di lockdown da Covid19, con podcast (mi viene in mente “StayOM!” di Michele Dalai in dialogo con scrittori, attori,…), dirette sui vari social (mi vengono in mente gli Oblivion e i vari diversi appuntamenti giornalieri durante queste lunghe settimane), le letture di romanzi racconti e poesie da parte di artisti (v. Stefano Accorsi, Alessio Boni, Lino Guanciale), lezioni su vari argomenti peculiari da parte di esperti.
In queste settimane si sono lette anche lamentele da parte di artisti nei confronti di altri colleghi che si sono esibiti sui i social.
Credo che questa non sia una forma di narcisismo ma una voglia di condivisione dell’arte, che spesso manca all’artista concentrato a ricevere complimenti piuttosto che a condividere il talento che gli è stato donato.
Ho, e abbiamo, avuto tempo e modo di non dover rinunciare a uno spettacolo o all’altro perché in contemporanea in due luoghi fisici diversi, di vedere musical o rappresentazioni di prosa che avevamo perso o che altrimenti non avremmo potuto vedere.
Senza che questo ci abbia tolto la voglia di vedere e rivedere dal vivo e in presenza questi frammenti d’arte quando ciò sarà nuovamente possibile.
Musica che unisce, anche se non dal vivo
Al netto dei concerti, delle tournée e dei festival saltati sono tanti gli artisti che hanno fatto della creatività la parola chiave di questa quarantena: stanno componendo nuovi pezzi infatti in Italia il cantautore Simone Cristicchi e a livello internazionale sembra siano a lavoro su nuovi brani i One Republic.
Musica che è al centro di vari eventi benefici: è di fine marzo l’evento benefico Musica che Unisce a sostegno della Protezione Civile Italiana.
Alcuni artisti canadesi invece, come Avril Lavigne, Micheal Bublè e molti altri, hanno partecipato all’incisione di una nuova versione di “Lean on me” a sostegno della locale Croce Rossa.
A sostegno della nostra Croce Rossa e del progetto “Il Tempo della Gentilezza”, a supporto delle persone con maggiori vulnerabilità sociali e sanitarie durante l’emergenza, uscirà l’8 Maggio una versione corale, registrata a distanza, di “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano.
A interpretarla gli ITALIAN ALLSTARS 4 LIFE formato da artisti che esaudiscono ogni preferenza musicale: da Alessandra Amoroso a Baby K, da Loredana Bertè ai Boomdabash, da Carl Brave a Michele Bravi, da Cristina D’Avena a Emis Killa, emolti altri… tra cui anche Alessandro Gaetano.