I DerWald sono Gianluca Bernardo, Davide Garbini e Claudio Mancini. Già conosciuti al pubblico grazie al successo di Volume1, il gruppo romano decide di tornare in scena proponendo il seguito naturale del loro primo lavoro intitolandolo Volume2.
Le sonorità che si possono trovare nel disco sono svariate, 6 tracce ognuna con la sua particolarità.
La prima, che da il nome all’album, ha la tipica musicalità del rock italiano, con richiami allo stile dei Verdena e degli Afterhours, con un buon arrangiamento, anche se a tratti la qualità dell’audio non è delle migliori.
La seconda traccia, “Foto di classe”, presenta una piacevole melodia, con una chitarra molto semplice che accompagna ed una divertente linea di banjo. Particolari quindi anche le scelte degli strumenti, se vogliamo poco convenzionali. Tutto il brano ha delle sonorità molto richiamanti quelle della tipica musica texana, con un gusto però puramente italiano.
La terza traccia, “Oggi”, cambia decisamente carattere rispetto ai primi due pezzi del disco, con un arrangiamento quasi minimalista accompagnato da una semplice ma piacevole melodia.
Anche la quarta traccia presenta caratteristiche molto diverse rispetto ai pezzi precedenti: con un’armonia più ricercata anche qui con una delicata sonorità minimalista, caratteristiche messe in luce anche dalla scelta dello strumento, il pianoforte, con dei semplici arricchimenti melodici che danno al pezzo un sapore quasi di spensieratezza.
Il quinto pezzo, “Il surgelatore”, ha un arrangiamento piuttosto semplice, con una melodia un po’ scontata sulla strofa, che però diventa più interessante nel ritornello. Forse l’unica “nota” stonata del disco, un pezzo con poche idee.
Un gusto alquanto diverso, ricercato e ben pensato invece è quello dell’ultimo pezzo, dove ritorna un sapore rock, con un arrangiamento ben pensato, funzionale e piacevole, ricco di “sorprese” melodiche, che danno al brano un sapore completamente diverso rispetto alle altre tracce, soprattutto per niente scontato e che non annoia.
Nel complesso, il disco presenta diverse idee musicali, ben strutturate e con arrangiamenti interessanti. I testi, nell’insieme, sono tutti interessanti, trattando diversi temi e dimostrando il buon lavoro dei “Blindur” nel ricreare del sano e pulito rock italiano.