Das Kaffeehaus di Rainer Werner Fassbinder, ovvero, la riscrittura de La bottega del caffè di Carlo Goldoni. La Sala Bartoli, inaugura così la sua stagione con in scena la compagnia stabile del Rossetti, insieme a Graziano Piazza per la regia di Veronica Cruciani.
Le atmosfere sono quelle di una Venezia contemporanea. Gli spazi ostentano una sorta di sfarzo trash quasi a voler distogliere l’attenzione da tutte quelle vite piene di pochezza umana. Una sorta di Grande Bellezza ambientata, questa volta, in una città in cui per anni, a farle da padrone è stato il denaro, la Venezia di goldoniana memoria appunto.
Ogni personaggio annaspa per avere il proprio centimetro nella società, centimetro che il più delle volte è legato all’aspetto finanziario. Quasi metafora estrema (?) di quanto non accada fuori dal proscenio.
In questa bottega, che è anche bisca ma, all’occorrenza, anche bordello, tutto ha un prezzo.
Prezzo che tutti alla fine pàgano e, forse, solo apparentemente a malincuore.
Le piccole esistenze, di questi piccoli uomini si intrecciano tra di loro quasi come le trame di quel finto broccato sulle pareti.
La strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni
La bottega-bisca-bordello, è lo scenario dove si consumano le vite di questo pezzo di mondo. Una bottega che si apre come un semplice luogo dove fare due chiacchiere con il barista che, come da tradizione, è anche il confessore di molti avventori. Una bottega, questa, che è anche la tana delle maldicenze. O meglio di ciò che inizia come un pettegolezzo per poi trasformarsi in realtà.
Ogni personaggio fa il suo ingresso in scena ostentando ciò che non è.
Il buon amico, il saggio, l’integerrima, la fedele, l’innamorata, il nobile di spirito, il nobile di cuore, l’ingenuo; ma l’anima di ognuno di loro ha un prezzo, la questione è solo stabilire quale sia e in che valuta effettuare il saldo.
Quasi senza averne coscienza, ogni personaggio si guadagnerà il proprio centimetro di inferno. E via via risulterà sempre più difficile provare empatia per essi.
Toni cupi alternati a momenti di ironia tagliente. Lo spessore dei personaggi è misurato in dollari, in sterline e in euro. Personaggi come prede costanti di bassi istinti. Tutto, scenicamente, organizzato.
Equilibri
Veronica Cruciani mette in scena lo squallore composto di uno spaccato sociale che oscilla tra laido e perbenista, tenendo lo spettatore sulla corda per quasi due ore.
Notevole l’interpretazione di ogni personaggio. Il meccanismo del graduale smascheramento è gestito davvero in maniera egregia da ogni interprete.
Ottimi anche il disegno luci che è di Gianni Staropoli e le scenografie di Barbara Bessi.
Le foto di scena sono di Simone Di Luca.
Filippo Borghi (Eugenio), Adriano Braidotti (Conte Leandro), Ester Galazzi (Lisaura), Andrea Germani (Trappola), Lara Komar (Vittoria), Riccardo Maranzana (Ridoldo), Francesco Migliaccio (Don Marzio), Graziano Piazza (Pandolfo), Maria Grazia Plos (Placida), saranno in scena alla Sala Bartoli del Rossetti di Trieste fino al 20 di Novembre, spettacolo senza dubbio consigliatissimo!