Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiano nelle collezioni reali di Spagna, le Scuderie del Quirinale offrono un nuovo appuntamento con una rassegna internazionale che ha avuto il suo prologo nel 2016 presso il Palacio Real di Madrid, ed oggi riproposta fino al 30 luglio.

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BerniniDa Caravaggio a Bernini, passando per altri grandi maestri dell’epoca, la mostra riesce a regalare delle emozioni uniche in grado di appassionare ogni tipo di visitatore.

Il curatore Gonzalo Redín Michaus ha  selezionato un totale di 60 opere seicentesche, tra pittura e scultura, provenienti dal palazzo reale di Madrid  e da altre ubicazioni reali, attraverso le quali vengono fatti rivivere i complessi ed articolati rapporti che s’instaurarono tra la corona spagnola e la nostra penisola, inaugurati nel 1559 con la pace di Cateau Cambrésis.

Non è un mistero che gli accordi politici si stipulassero soprattutto sulla stregua di generose donazioni artistiche come dimostrano  i due dipinti Lot e le figlie ” di Guercino eLa conversione di Saulo ”diGuido Reni, donati a Filippo IV dal principe Ludovisi allo scopo di garantire la protezione spagnola per lo Stato di Piombino.

Altre opere invece sono confluite nelle collezioni spagnole mediante l’eredità di ambasciatori e viceré ospiti dello Stato Pontificio o della città di Napoli, come il conte di Castrillo, viceré di Napoli tra il 1653 e il 1659, che alla sua morte lasciò in eredità una cospicua collezione che contava tra i suoi capolavori “Salomè con la testa del Battista” di Caravaggio, dipinta attorno al 1607, che apre l’esposizione.

Nodo centrale del percorso la tela di grandi dimensioni  realizzata da Diego Velázquez “La tunica di Giuseppe”.

Dipinta attorno al 1630 a seguito del suo primo soggiorno romano, concepita in Italia e realizzata in Spagna mostra le riflessioni dell’autore sugli insegnamenti dell’arte classica e le innovazioni della pittura caravaggesca. La mostra offre diversi esempi di questo binomio come dimostrano le opere di Jusepe De Ribera detto  “ lo Spagnoletto ”, Andrea Vaccaro, Massimo Stanzione e Luca Giordano, che lavorarono a Napoli ma sotto le committenze e le volontà della corona spagnola, ai quali vanno affiancati massivi acquisti di intere collezioni come nel caso della collezione Maratti; appartenuta alla poetessa Faustina Maratti, figlia del pittore, fu acquistata nel 1722 per il palazzo della Granja.

Ma non mancano chicche difficilmente fruibili come il “Crocifisso” di Bernini proveniente dal Monastero di San Lorenzo del Escorial. L’opera era inizialmente destinata al Pantheon reale dell’Escorial, dove fu posta per poco tempo, prima di essere sostituita da un crocifisso di minor valore realizzato da Domenico Guidi, allievo dell’Algardi, uno dei principali antagonisti di Bernini. Le ragioni di questa decisione ci sono ignote, ma di certo oggi il suo valore è indiscutibilmente riconosciuto in quanto unico esempio di figura completa in metallo, mobile, svincolata sia concettualmente che fisicamente da un complesso monumentale o da un’architettura realizzata dallo scultore.

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