di Raffaella Ceres
“ I giuramenti durano per sempre mica tengono le scadenze”- Core spezzato –
Non esistono colpe se non quelle che scegliamo di infliggerci.
“Core spezzato” è un materasso bianco.
“Core spezzato” è un palloncino che si gonfia, che sfugge, che viene scoppiato, come il destino che in parte noi stessi scegliamo di vivere.
“Core spezzato” è la tragicomica rappresentazione del più classico dei triangoli : lui, lei l’altra e la sceneggiata napoletana.
Lei, immigrata dell’est, intelligente, innamorata, istruita. Lascia la famiglia, lascia il suo paese, lascia l’incerto per seguire lui.
Lui giovane napoletano che si veste da principe azzurro senza soldi, senza parte, senza essere cresciuto mai davvero, che s’innamora dell’altra.
L’altra, compaesana parrucchiera che inizia la sua storia solo per gioco e s’innamora a sua volta.
Elementi semplici cuciti insieme da una sceneggiata napoletana piena di colpi di scena e tutta assolutamente nuova.
Si mescolano sapientemente elementi ridicoli quanto comici ( Carmine Borrino è eccellente nella sua interpretazione dello sciocco ragazzo pronto a rinnegare se stesso ), surreali quanto drammatici ( Melania Esposito e Sara Saccone sono toccanti nelle loro rappresentazioni di donne tradite, innamorate, che scelgono di lottare per il proprio amore).
Non è l’uomo che viene conteso dalle due, è l’amore stesso che viene conteso. Oggetto di desiderio oltre il desiderio. Che confonde le due donne fino a far credere loro di non poterne fare a meno. Fino a scegliere gesti estremi, a rendersi colpevoli di colpe che in fondo non gli appartengono.
Ci vogliono “ tempo, costanza e cortesia” per conquistare una donna, ci viene suggerito.
Cosa occorre per tradirla, per ferirla?
“Core spezzato” offre agli spettatori molteplici chiavi di lettura.
È questa la sua formula vincente. Disorienta per le risate amare che suscita. Affascina per il paradossi che mette in scena.
Belli i dialoghi che giocano su una contemporaneità di eventi che trasformano un’immagine scenografica fissa in un cambio di scene continuo.
Complimenti allora alla scommessa vincente che la messa in opera di questa commedia dal sapore amaro decide di affrontare e, visti i successi ottenuti, di vincere.
È un teatro giovane questo, che va incoraggiato e che incoraggia a sua volta chi sceglie il linguaggio del teatro per arrivare alle orecchie più lontane e fino ad oggi ospitato dal Teatro Millelire di Roma che conferma così l’eccellente programmazione di quest’anno, con la scelta di spettacoli sempre diversi e di qualità.
“ Povero core mio spezzato” sentiamo ripeterci più volte durante la rappresentazione. Ma non è forse più povero il cuore che scegliamo di non curare?
Pessima interpretazione della Saccone. Troppa enfasi e poca sostanza. Il resto, invece, sembra seguire le giuste linee della sceneggiatura. Nel complesso c’è sicuramente da lavorare anche se, come in questo caso, per migliorare e cambiare qualità alla scena basta poco: rivedere la scelta degli attori.