Ci sono serate a teatro che ti lasciano addosso un senso di malessere quasi fisico.
Quella vissuta martedì al teatro Miela, durante Diario da Mosul, all’interno della rassegna S/Paesati, è una di quelle.
Uccidere un uomo per difendere un’idea non è difendere un’idea, è uccidere un uomo
Diario da Mosul non è uno spettacolo e neanche un reading, è una testimonianza, tra parole e note, del medico triestino Marino Andolina.
A dare voce ai brani di diario è la voce di Gianluca Paciucci.
Chi è Marino Andolina
Pediatra di guerra, Andolina è da sempre in prima linea quando si tratta di lottare: in casa propria contro la leucemia o contro la morte in scenari di guerra.
Il diario, tra i brani scritti nell’estate del 2017 a Mosul ( Iraq del nord), raccoglie diversi momenti della vita quotidiana di chi si prende cura.
Vi sono storie di soldati feriti , di ufficiali amati e mai più tornati a casa, ma anche di madri e figli, di bambini rimasti orfani,…
lui non avrà ricordo della tragedia dei suoi genitori, non si ricorderà di me…io non lo dimenticherò mai
A fare da contraltare e accompagnamento alla durezza dei racconti e della testimonianza le note fatte di dolcezza e fermezza della voce di Daniela Fon e, allo stesso tempo, le sonorità rock introdotte dalla formazione Bachiflax.
È stato consolatorio trovarmi dalla parte giusta,quella degli esseri umani
I Bachibaflax
La formazione è composta da Cristiana Canova (clarinetto), Alessandra Triadan (sax contralto), Alessandro Vilevich (tromba e flicorno), Mauro Marcolin (trombone), Maurizio Rongione (basso elettrico), Luca Carboni (batteria) e Marco Vilevich (chitarre, composizione, arrangiamenti).
Io non credo che possa finire
La parola chiave è indignazione
Quello che emerge dal diario di Andolina non è tanto il dolore, quello che lo stesso medico ritiene sentimento personale, ma il senso di indignazione che dovrebbe colpire chiunque sia testimone, anche indiretto, di ciò che una guerra civile, come quella che sta avendo luogo a Mosul, provochi.