Secondo Bauman, uno dei più influenti sociologi del secondo Novecento, i rapporti umani affettivi, in una società liquida- dove il prodotto merceologico nasce obsoleto, e la cultura dell’usa-getta è intrinseca alla mentalità perennemente in corsa- sono contraddistinti dalla mancanza di unicità. Si privilegia il vediamo come va, si sceglie ottimisticamente il rischio calcolato, il desiderio di non incatenarsi e rimanere bloccati in un mondo in continua evoluzione. L’amore liquido di Bauman è contraddistinto dalla razionalità, dalla temporaneità. Dalla fragilità, dall’assenza di fiducia.
Parto da Bauman per parlare di confessioni che si rivelano in un ambiente che si ama, che si rispetta. In un ambiente dov’è necessario fermare il tempo, la velocità e fare i conti con la frenesia, la voracità di una vita in costante movimento dove le gambe si muovono al ritmo di regole da seguire come automi e dove i sentimenti vengono anestetizzati da attimi da consumare, in maniera veloce, più di una lancetta di secondi e ascoltare il dolore diventa quasi da stupidi perché svilente, perché l’ascolto con se stessi non è una copertina colorata richiesta dalla società.
Nelle sere del 22/23/24 Febbraio è andato in scena presso Teatrosophia, l’ambiente sopracitato, un posto che sa accogliere, che sa dare calore con genuinità e gusto, con molta umiltà, Confessioni di un burattino senza fili di Luca Gaeta e Salvatore Rancatore. Lo spettacolo accarezza i cuori degli spettatori comunicando a questi stessi una rivelazione: la vita, la scoperta di questa ogni giorno, in ogni relazione di conquista e di perdita. Come un Pinocchio l’attore, Salvatore Rancatore, stacca i fili e vive la vita, la divora nelle gioie e nei dolori, perché anche quelli insegnano, perché anche quelli sono necessari. Irriverente, graffiante, caloroso, si muove con un dolce ironia sul palco, un palco privo di scenografia, quello che dovremmo vedere ma…sappiamo già che è una bugia.
Siamo noi lo spettacolo. Siamo noi spettatori la sua scenografia, anche se una sottile linea delimitata da lampadine ci fa credere di essere in un teatro, in un’illusione dove poter continuare a sorridere o a commuoverci. In un’ora le parole del performer delineano i nostri vissuti, ne danno un perimetro, un senso, una dimensione anche se i percorsi sono diversi. Sono bugie e verità che irrompono nella rottura della quarta parete, fin da subito, da quando si entra in teatro per prendere posto e salutare il burattino senza fili che ti guarda, senza vergogna perché è proprio quella da abbattere, subito, il primo mònito dato.
Il ritmo viene consegnato alla musica dal vivo di Fefo Forconi degli Almamegretta, presente sul palco insieme all’attore con cui si diverte a interagire e a cui consegna la leggerezza di parole che diventano pesanti, macigni che si tramutano, poi, in rivelazioni per ciascuno dei presenti.
C’è una legge che non è una regola. È aria che tira su verso l’unico modo di vivere la nostra esistenza. La leggerezza che scandisce il ritmo dei nostri secondi di vita, dai primi. La libertà di guardare gli occhi che ci osservano, senza paure né ostacoli.
Ci sono tanti motivi per cui andare a vedere questo spettacolo. Uno trai tanti, credo, perché non è definito. Non c’è una trama vera e propria. Il segreto è che si esce con il proprio spettacolo dettato da un unico vissuto, quello, appunto, di un burattino senza fili che ha avuto il coraggio di parlare della meraviglia della trasformazione, rubando il tempo alla frenesia, ridonando il concetto, anche se solo per un’ora, dell’unicità delle persone, in un ballo, in un dono, il palloncino, il simbolo di continuare a sognare, nonostante tutto.
22 23 24 FEBBRAIO 2019
TEATROSOPHIA – ROMA
CONFESSIONI DI UN BURATTINO SENZA FILI
di Luca Gaeta e Salvatore Rancatore
regia di Luca Gaeta
con Salvatore Rancatore
musiche Fefo Forconi
Ritorna lo spettacolo vincitore del Martelive 2014.