Nella tarda mattinata di lunedì 11 novembre si è svolta nei nuovi locali di Auditorium Arte, la conferenza stampa di presentazione del nuovo film di Antonio Morabito “Il venditore di medicine”.
Una conferenza stampa molto interessante visto anche il tempo piuttosto controverso e stuzzicante che il film tratta.
Bruno, interpretato da Claudio Santamaria, è un informatore medico che non si sottrae certo ad una delle pratiche più diffuse tra chi fa il suo mestiere, ma non per questo legali: il comparaggio.
Stiamo parlando di una persona che non rappresenta uno dei vertici di questo processo ma è pure vittima dell’ ingranaggio.
Alla conferenza stampa si sono presentati oltre al regista, Claudio Santamaria, Isabella Ferrari (alle prese con una brutta congiuntivite che l’ha costretta a non mostrare i suoi splendidi occhi), Ignazio Oliva e il produttore Amedeo Pagani.
Morabito ha spiegato come fosse sua intenzione far vedere come il problema fosse qualcosa di più vicino a noi tutti, malgrado quel che si pensi normalmente. Stiamo parlando del medico di fiducia, che ci spinge magari ad usufruire di un farmaco del quale con ogni probabilità non abbiamo alcun bisogno.
Il film ci ha raccontato esser nato da una sua esigenza personale poiché a lui stesso è capitato di essersi ritrovato a cercare un farmaco per il padre prima che questo venisse messo in commercio in Italia.
La ormai”famigerata FDA”(food and drug administration) di cui si parla anche nel recentissimo “Dallas Buyers Club” di Spike Jonze presentato nei giorni scorsi al Festival, non dava l’autorizzazione all’ingresso nel mercato.
“ Io vengo da una famiglia di medici per cui so bene che non si tratta esattamente di poche mele marce come voglio spesso farci credere ma di un andazzo molto diffuso.
Tutto questo processo è visto da Bruno/Santamaria che è ultimo anello della catena. L’uomo con la valigetta, il rampante che cerca di raggiungere un certo status, in cui è carnefice ad alla fine anche vittima.
Attraverso i suoi strumenti distrugge anche ciò che ama, come la moglie. L’immagine di lei attaccata ad una flebo col marchio della sua azienda gli fa aprire gli occhi su cosa c’è davvero in fondo al suo lavoro.
Isabella, come hai scelto di partecipare a questo progetto?
Una attrice che legge un copione come questo non può tirarsi indietro. Ho finalmente di fronte personaggio che da tanto non mi veniva offerto. È stata in primo luogo la curiosità da attrice a spingermi verso Morabito e non ho avuto dubbi. O meglio un po’ ne ho avuti solo quando ho letto la totale mancanza di umanità del capo area che andavo ad interpretare. Proprio io che volevo fare la dottoressa. La mia preoccupazione è stata sin dall’inizio capire quanto fosse reale quel che stavamo raccontando. Ho perciò incontrato due capo area e facendogli leggere le mie battute, ahimè, i miei dubbi se ne sono andati.
Il ruolo di Ignazio Oliva rappresenta invece la parte etica che ha il coraggio di denunciare. Rappresenta tutti quei medici che esistono e vanno elogiati perché rischiano in prima persona.
Il produttore Amedeo Pagani ha denunciato come un po’ troppo sovente si facciano commedie banali in Italia. “L’idea che ho io è che il cinema debba rappresentare qualcosa con cui dialogare, riconoscersi e che svolga una funzione sensibilizzatrice. Si è perso tutto questo man mano nel tempo. Questa è una storia di denuncia, di corruzioni che nel nostro Paese passano come normalità. Parliamo di operazioni totalmente inutili. Non siamo certo i soli però, basti pensare al famoso il caso in Francia del mediator che ha ucciso 2000 persone col responsabile farmaceutico della ditta che tendeva a minimizzare la cosa.
Data la forza del messaggio “coraggioso” è venuto semplice chieder se durante la lavorazione la produzione fosse mai stata ostacolata o addirittura fosse mai stato richiesto un passo indietro. “Nessun coraggio, è stata una necessità”, ci è stato risposto. Lettere di insulti, però hanno ribadito compatti, ce ne sono state e non poche. Il direttore sanitario di un ospedale che aveva offerto l’ospedale come set per le riprese in seguito alla conferenza stampa ha revocato la disponibilità.
Simpaticamente, basandosi sul giudizio positivo che Jared Leto aveva espresso giorni fa in conferenza stampa sulla sanità italiana, è stato chiesto quale sia il giudizio complessivo su di essa.
“Fa male fare film come questi perché la sanità italiana avrebbe grosso potenziale, soprattutto se paragonata ad altre realtà in cui è assente del tutto.
Pagani ha sottolineato che fosse stato in lui avrebbe persino voluto denunciare di più. “Io avrei voluto portare episodi agghiaccianti mentre Antonio ha voluto rimanere più sulla storia del protagonista ma come regista ha giustamente vinto lui”.
È bene rimarcare ancora una volta che il piano di indagine di questo film non è rivolto come in “The Constant Gardener” di Meirelles ai vertici delle case farmaceutiche, qui il fuoco è su qualcosa di più a portata di mano, ce l’abbiamo in casa, col nostro bravo e affabile dottore.
Spunti ce ne sono dunque tanti, sarà un film di cui sentiremo sicuramente parlare. Stasera alle 19.00 ci sarà la proiezione ufficiale mentre per arrivare nelle sale bisognerà attendere sino al gennaio prossimo.