Dal 13 al 20 febbraio era in programma lo streaming dal Teatro Secci di Terni dell’opera di Michael Nyman The Man who mistook his Wife for a Hat (L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello), tratta dall’omonimo testo del neurologo Oliver Sacks, in una coproduzione di OperaInCanto, Istituzione Universitaria dei Concerti e Nuova Consonanza

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Agli scritti di Oliver Sacks è già accaduto di attraversare il confine della Neurologia per approdare sullo schermo: basterebbe il titolo del film Risvegli del 1990 a ricordarcelo. Tuttavia anche The Man who mistook his Wife for a Hat ha avuto un fortunato passaggio video, in un periodo storico in cui, plausibilmente, la composizione operistica cercava anche una complicità maggiore del mezzo visivo come possibilità di espansione di pubblico e indagine di un “canale” artistico-comunicativo nuovo. Penso al film Aria del 1988 o War Requiem del 1989 di Derek Jarman che costituiscono esempi illustri, sebbene inseriti nel solco di una tradizione musicale nota.

Con The Man who mistook his Wife for a Hat ci troviamo di fronte a una operazione molto più complessa fin dal principio. Il resoconto di un paziente, affetto da una rara malattia che lo allontana dal mondo circostante ed è salvato solo dalla comunicabilità del linguaggio musicale, viene infatti catturato da Nyman e trasformato in una composizione in cui dramma e forma puntano a coincidere, facendo dell’atto creativo e del sistema musicale prescelto un unicum, oggetto stesso della riflessione compositiva.

Micheal Nyman, altro nome noto al vasto pubblico proprio grazie al cinema, impiega così la diagnosi del protagonista – cioè questa rara malattia che non permette di distinguere gli oggetti attraverso la vista – per dare una configurazione inedita alla musica come mezzo di comunicazione scientifico e non esclusivamente emotivo.

La scelta di una configurazione musicale complessa, in cui la citazione si innesta in un lessico minimalista, non privo di slanci lirici, che caratterizza l’idea di Nyman si allinea assai bene con l’evoluzione della storia.

In breve la trama. Si tratta appunto della curiosa vicenda del Dr. P, un cantante affetto da un raro disturbo, la “agnosia visiva”, causa di gravi difficoltà nel riconoscere le persone e gli oggetti su cui posa lo sguardo. Pur percependo visivamente colori, immagini, linee, oggetti, movimento, resta però incapace di riconoscerli. Sacks non ne descrive tanto il problema neurologico, ma conduce il lettore passo per passo attraverso la scoperta della condizione del paziente, accompagnato dalla moglie: il medico, Dr. S, cerca quindi di scoprire le cause del disagio del suo paziente e individua nella musica la sua unica possibile via di salvezza.

Anche se non si possono trascurare le prove precedenti dell’opera di matrice inglese, con Britten in cima alla lista, Nyman riesce tuttavia ad allontanarsi da quel “sistema” e a creare una composizione assolutamente indipendente che si proietta al futuro. Ecco perché le nuove idee registiche proposte, dovute anche alla necessità imposta dallo streaming, non hanno per nulla nociuto a questa messinscena. Si può dire, al contrario, che ne abbiano rafforzato e amplificato la portata comunicativa.

Il mezzo personale, e non più sociale, di fruizione costringe la regia a ipotizzare altre visioni, altri effetti, a lavorare appunto sul linguaggio e, quindi, ad innalzare verso una sorta di terzo livello un’opera che conteneva già in sé una duplice lettura. Si acquista così una terza dimensione che è a vantaggio di tutti, pubblico compreso.

Gli interpreti vocali (Elisa Cenni, Roberto Jachini Virgili e Federico Benetti), dotati di tre voci timbricamente notevoli, hanno dimostrato un talento ulteriore attenendosi ai rigidi dettami della vocalità contemporanea che nulla concede alla linea di canto, poco alla tradizionale interpretazione e, al contrario, richiede un enorme impegno di precisione musicale e di intonazione. E loro tre, compatti, non hanno perso un punto. Lo spettacolo è sorretto, poi, da un Ensemble InCanto in grande forma, spinto a dare il meglio grazie alla direzione instancabile di Fabio Maestri e alla acuta regia di Carlo Fiorini che ha coinvolto anche i musicisti, troppo spesso dimenticati, nel “gioco comunicativo”.

Un momento di riflessione sulla portata salvifica e necessaria della musica nella nostra società e un progetto di coproduzione che premia la ricerca di un repertorio poco conosciuto, nuovo e attuale.

Michael Nyman

The man who mistook his wife for a hat

(L’uomo che scambiò la moglie per un cappello) (1986)

opera da camera, libretto di Oliver Sacks, Chistopher Rawlence e Michael Morris

Mrs. P: Elisa Cenni

Dr S: Roberto Jachini Virgili

Dr P: Federico Benetti

Carlo Fiorini regia e impianto scenico

Fabio Maestri direttore

Ensemble In Canto: Marzia Castronovo arpa, Silvia Paparelli pianoforte, Anna Chulkina violino I, Andrea Cortesi violino II, Gianfranco Borrelli viola, Michele Chiapperino violoncello I, Mattia Geracitano violoncello II

una co-produzione: OperaInCanto, Istituzione Universitaria dei Concerti, Nuova Consonanza

Terni, Teatro Secci, sabato 13 febbraio 2021

link: https://www.youtube.com/watch?v=g2a78tRbuhQ&t=34s

credit foto: Federica Bartalini, Giulia Gennari

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