Giornata di Prime, ieri al Rossetti di Trieste. Mentre in ‘sala grande’ andava in scena The Pride, in sala Bartoli si svolgeva la prima di “Come cavalli che dormono in piedi. Demoghela” di Paolo Rumiz, in scena fino a domenica 18 Dicembre.

Non si trattava però di un debutto a Trieste, ma di una ripresa, dopo le serate da tutto esaurite della scorsa stagione e vedendo lo spettacolo, tratto dall’omonimo libro dello stesso Rumiz, si capisce il perché di questo successo.

- Advertisement -

Un Rumiz narratore ed evocatore accompagnato in scena da Adriano Giraldi, che declama tratti del libro e le lettere dei soldati e Stefano Schiraldi alla chitarra .

A far loro da scenografia tre sedie, un tavolo con una bottiglia d’acqua e una di vino e tre bicchieri, libri, mappe e lo zaino da soldato, lo stesso zaino che poteva avere uno qualunque dei ‘nostri ragazzi’ a cui si rivolge Rumiz.

UNO SPETTACOLO NON SPETTACOLO
Come cavalli che dormono in piedi di Paolo Rumiz
Paolo Rumiz

Come dice lo stesso narratore a un certo punto questo non è uno spettacolo, prova ne è il fatto che le luci della sala siano rimaste parzialmente accese per una maggiore partecipazione e interazione tra il pubblico e Rumiz.

Come cavalli che dormono in piedi non è una commemorazione

Non ne posso più…È da quando ero giovane che vivo di commemorazioni e alzabandiera…”, né una celebrazione, né la recensione del libro.

Se fosse solo quello sarebbe poca cosa…

afferma invece questo è un incontro, un’evocazione e un tentativo di parlare con le ombre.

LE OMBRE DEL “VERGESSENE FRONT”

Rumiz dialoga con noi e con “i nostri ragazzi” che combatterono sul Fronte Orientale; quel fronte, ormai rimosso dalla memoria dei più, dove combatterono appunto e morirono triestini, dalmati, croati, trentini che qui si mescolano senza distinzione di nazionalità uniti dalla guerra, dalla solidarietà reciproca data anche solo dall’essere tutti in trincea. (emozionanti a questo proposito le lettere dei soldati trentini ma pure magiari su quei gesti di aiuto reciproco)

Nel dialogo-chiaccherata si fondono aneddoti d’infanzia di Rumiz e lettere dei ragazzi dal fronte, aneddoti tramandati dai soldati ritornati ai propri nipoti sulla vita in trincea come quello sulla fame trasmesso dal soldato Bepi Descovich al nipotino Giorgetto; ma anche “elogi al treno”

Nello stesso tempo si fondono anche ninne nanne cantate allo stesso Rumiz e litanie composte per i ragazzi caduti

Demoghela, una grande lezione di storia!
- Advertisement -

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.