Chicago. Anni Venti. Nell’era del proibizionismo e degli anni ruggenti le vite di due showgirl, Velma Kelly e Roxie Hart, interpretate rispettivamente da Stefania Rocca e Giulia Sol, si incrociano in un carcere che farà da teatro alla loro detenzione-performance. 

Entrambe accusate di omicidio per questioni sentimentali, si ritrovano sotto i riflettori di un processo mediatico che regalerà loro la fama tanto agognata: un crimine che diventa spettacolo.

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“Non importa come, basta che se ne parli”.

La scala di valori viene completamente ribaltata e la giustizia spettacolarizzata: non siamo di fronte ad un processo alla ricerca della verità ma ad un teatrino perfettamente orchestrato anche dall’avvocato Billy Flynn, interpretato da un eccezionale Brian Boccuni, dove a farla da padrone sono la sete di successo, il desiderio di essere riconosciuti, l’attenzione effimera di chi ha bisogno di essere illuminato non dalla realtà, bensì dalle telecamere.

In questo malsano capovolgimento della prospettiva sulla giustizia e sulla narrazione dei fatti, la bilancia pende verso l’unico sogno che accomuna Velma e Roxie: la popolarità.

“Chicago” è un musical dalla tinte noir che miete successi dal lontano 1975, scritto da tre autori d’eccellenza John Kander (musica), Fred Ebb (testi e libretto) e Bob Fosse (libretto, regia e coreografia), vincitore di numerosi Tony awards, salito alla ribalta internazionale nel 2002 con l’omonimo film diretto dall’acclamato regista Rob Marshall.

Non possiamo fare a meno di intravedere molti meccanismi in atto nella società odierna, come commenta la regista e interprete di Mama Morton, Chiara Noschese – “Chicago si incastra perfettamente in un’epoca come quella attuale: un’epoca in cui essere un caso e finire sulle prime pagine dei giornali o diventare virali nel web sembra la necessità primaria… Me lo immagino violento, colorato, un’esplosione di eventi a tinte forti, in un mondo che è come un circo, un circo eccessivo e irriverente, privo di etica e carico di intrighi, dove la notorietà esplode quanto più estremo è il crimine… Uno specchio grandguignolesco del nostro tempo».

E in questo circo mediatico e amorale, si muovono con destrezza gli interpreti e i ballerini, circondati da un’atmosfera potente, carica di sottintesi e di forze oscure che trascinano nel baratro chiunque non stia al gioco. Un tiro alla fune a chi trova l’espediente più succulento da dare in pasto alla stampa, pur di rimanere sulla cresta dell’onda.

Le coinvolgenti coreografie di Franco Miseria si sposano con la frizzante ritmica delle canzoni originali interpretate in italiano.

Il cast spicca per la sua evidente professionalità: Brian Boccuni interpreta in maniera magistrale Billy Flynn, Chiara Noschese, una Mama Morton travolgente, Giulia Sol, una Roxie Hart appassionante, Luca Giacomelli Ferrarini, una Mary Sunshine stupefacente e Cristian Ruiz intenerisce con il suo Amos. Sotto tono, invece, Stefania Rocca che non riesce a rendere pienamente, a livello canoro, il personaggio di Velma Kelly che ha portato Catherine Zeta- Jones a vincere un Oscar per l’interpretazione.

Cell block tango (Se l’è cercata) è il numero più rappresentativo per eccellenza: sei performances che raccontano degli omicidi e ciò che rimane non è tanto il movente o il contesto del crimine, quanto la personalità, il talento e la caratterizzazione delle interpreti.

Questo è uno show o una confessione? Questo è un processo o uno spettacolo?

Ormai non è tanto la notizia in sé a far notizia, quanto la capacità di sviscerarla per soddisfare un macabro gusto popolare verso le verità nascoste dei protagonisti dell’evento.

Nel mondo dei social e dei reality, della concessione all’invasione della privacy, della ricerca della fama più che della giustizia, questo classico del musical rimane un capolavoro scenico sempre più tristemente rappresentativo di una realtà moralmente involutiva.

Al teatro Rossetti di Trieste fino a domenica 12 novembre: un vero e proprio crimine perderselo!

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