È davvero Un Mondo Raro quello che Antonio Dimartino e Fabrizio Cammarata traducono in spettacolo-racconto in bilico fra teatro e concerto nell’incantevole scenario dell’Off Off Theatre.
La vita di Chavela Vargas è raccontata attraverso alcune delle sue canzoni come Macorina, Piensa en mì e No volveré, mentre un affascinante gioco di pupi ne rappresenta alcuni episodi salienti, a limitare i poli dell’universo immaginifico e mistico dei due cantautori siciliani. Dal Mediterraneo al Messico, dopo un viaggio personale di indagine e scoperta, i due collaborano per raccontare una vita realistica e magica insieme dove sciamanesimo, amori e tequila si mescolano alle melodie intense della musica ranchera.
La struttura scelta per il racconto di Un Mondo Raro, che prende vita da un romanzo e da un album dedicati alla Vargas, sembrerebbe quella del teatro di narrazione in cui Dimartino e Cammarata incarnano gli interpreti e i narratori nello stesso tempo. All’interno di questa struttura drammaturgica troviamo inserti di dialoghi, realizzati attraverso registrazioni, mentre la storia procede per salti temporali, allontanamenti e ritorni, a onde, come è naturale che avvenga per un “racconto costruito su racconti” di chi ha conosciuto più o meno direttamente questo mito della musica messicana.
In questo senso manca, nella realizzazione di Un Mondo Raro, una struttura più forte, più serrata, che leghi, coerentemente, i diversi momenti.
Il testo, infatti, sembrerebbe indebolito da qualche incertezza dei due interpreti nelle sezioni narrative, rallentato da qualche pausa di troppo, da qualche gesto o battuta “telefonata” che ne diluiscono la carica emotiva, trasmessa invece dalle espressioni del volto e dall’intensità del canto.
Nonostante queste piccole incertezze, la narrazione di Un Mondo Raro decolla e colpisce al cuore sia per gli episodi scelti, come l’amore con Frida, le avventure notturne, la desolazione della solitudine, il ritorno che sa di rivincita sulla dimenticanza, e la morte che somiglia a un racconto mitico, sia soprattutto per la musica. È lei la vera padrona della scena, “lei” canta e incanta tutti con le voci dei due giovani interpreti che volano sulle corde delle chitarre senza sosta, ora pizzicando silenziosamente, ora a grandi arcate, liberando le vibrazioni con spensieratezza sul viso del pubblico ipnotizzato.
La traduzione in italiano dei brani, che alcuni puristi potrebbero contestare, in verità ne aiuta la comprensione e permette una maggiore partecipazione al racconto.
I momenti in cui vengono utilizzati i pupi, poi, sono perfettamente armonizzati al resto delle vicende, senza soluzione di continuità: alla giovane Chavela si accosta Frida, l’episodio forse più suggestivo, assieme alla trasformazione della protagonista da giovane intraprendente e anticonformista a interprete quasi sacra delle tradizioni messicane, vecchia sciamana in contatto con gli spiriti della natura.
L’incontro con la famosa artista, poi, chiude lo spettacolo: ultimo ricordo, estremo rimpianto della Vargas. Un’unione di anime che sfocia in una danza dei pupi e dei due interpreti, commovente e tenera. Non soltanto perché Chavela e Frida rappresentano entrambe un ideale di donna libera, moderna, indipendente, e un’icona per la storia dell’omosessualità, ma anche e soprattutto perché questo incontro mostra come l’arte sappia tracciare strade misteriose, profonde e inaspettate, come quelle percorse da Dimartino e Cammarata.
Come sempre una lode va alla direzione artistica dell’Off Off Theatre che sa trovare, fra le molte offerte culturali di Roma, delle perle rare come Un Mondo Raro e le presenta al pubblico con garbo ed elegante essenzialità.
Off-Off Theatre
Un Mondo Raro
di e con
FABRIZIO CAMMARATA
ANTONIO DI MARTINO
con la collaborazione di
Giuseppe Provinzano
sound & light designer
Francesco Vitaliti
costumi
Igor Scalisi Palminteri
video
Manuela Di Pisa
voci
Filippo Luna, Chiara Muscato