“Da chimico un giorno avevo il potere
(Un Chimico, Fabrizio De André)
Di sposar gli elementi e farli reagire
Ma gli uomini mai mi riuscì di capire
Perché si combinassero attraverso l’amore
Affidando ad un gioco la gioia e il dolore”
Può un’equazione essere poesia? Può un poeta essere uno scienziato? Possiamo usare i numeri come alfabeto delle nostre emozioni?
A questi interrogativi ci rispondono Maddalena e Giovanni Crippa, rispettivamente Francesca e Paolo Borghesi, accademici affermati, nonché sorella e fratello. Lei umanista, lui fisico.
È così che viene portato in scena il duello all’ultimo sangue a suon di poesie e leggi fisiche e proiettili che sono parole o semplicemente corpi che seguono un moto parabolico.
“iγ⋅δψ=mψ”
La più bella poesia del mondo. Talmente bella da essere l’epitaffio del suo inventore: Paul Dirac. Dal passato di una particella si può ricavare il suo futuro, un viaggio che parte dal presente per sconfinare poi nell’eternità in soli otto simboli.
E poi c’è Lucrezio col suo De Rerum Natura.
“Tutto ciò che possiede in sé numerose forze e facoltà dimostra in tal modo di racchiudere in sé e facoltà dimostra in tal modo di racchiudere in sé moltissimi generi e varie forme di elementi primordiali”.
Primordiale come il principio generativo dei corpi, come quello che lui stesso definiva clinamen. Come la tendenza che le molecole hanno a legarsi.
Ma gli uomini non sono molecole, i legami chimici non sono i legami umani. Non è possibile inscatolare la vita in una legge matematica e soprattutto non tutto dev’essere spiegato.
È qui che l’Umano che è in noi si contrappone alla Natura.
Come si può dimostrare l’esistenza dell’eternità e della perfezione? Noi siamo umani.
Cos’è un’emozione se non uno sbaglio? Nell’equazione ideale della vita non sono previsti errori. Eppure la nostra umanità li semina per strada; sarebbe presuntuoso rifiutarsi di usarli.
E mentre il Tempo scorre, mentre gli sbagli si accumulano nel cuore e nel cervello, basta tirare una riga di frazione e tutto sarà minuscolo, insignificante. Ogni volta che viene prodotto un ricordo, il nostro corpo muta. Nuove connessioni si creano, sinapsi velocissime renderanno l’Umano fisicamente diverso.
Perché questo è l’insegnamento dello spettacolo: sapere scientifico e cultura umanistica non sono altro che facce della stessa (complessissima) medaglia.
L'(∞) sarà in scena al Teatro Rossetti di Trieste fino al 17 novembre. È uno spettacolo intimo che parla di ognuno di noi nei termini più difficili che si conoscano: la matematica e la poesia. Non perdetelo!
Foto di Simone Di Luca