In scena fino al 21 aprile, il Teatro Petrolini presenta una commedia inedita, divertente e brillante.
Ambientata in una cittadina del sud, la pièce si interroga e fa luce su un tema delicato e di natura popolare: il rapporto tra la realtà e il mondo ultraterreno.
L’antico mito dell’anima invendicata che non può lasciare il mondo terreno finché non le sarà fatta giustizia emerge con tutta la sua forza in questa commedia scritta e diretta da Salvatore Scirè.
Tra giochi di parole e malapropismi, si snoda la vicenda di due coniugi alle prese con i tradimenti e degli strani fenomeni che si manifestano nella loro casa.
Sasà, interpretato da Raffaele De Bartolomeis, da buon meridionale, intuisce sin da subito che la causa di quei rumori sinistri che lui e la moglie Sofia avvertono nelle ore notturne è un fantasma.
Per appurare la presenza di questa entità organizza un seduta spiritica, cercando di risolvere il problema una volta per tutte. Effettivamente, l’anima del defunto si manifesta nel corso della riunione esoterica rivelando di essere il nonno di Annalisa: la ragazza che dà una mano nelle faccende domestiche, purtroppo rimasta orfana di entrambi i genitori. Attorno ai personaggi ruotano altre figure importanti e pittoresche, come la famosa medium donna Carmela Parascandolo, interpretata da Gabriella Di Luzio, la marchesa Viendalmonte di Rosmarino, vicina di casa dei due, il sindaco Maione, il maresciallo Timoteo Privitera, il parroco don Policarpo, il postino e l’elettrauto.
L’aldilà appare, in questo caso, decisamente umanizzato. Non siamo più di fronte ai fantasmi o a delle entità deformi, ma ad un personaggio in carne ed ossa simpatico ed irriverente tanto da avere parte attiva nella storia ed entrare a piena regola nel mondo reale. L’umanizzazione del defunto ha, allora, lo scopo di esorcizzare tutte le paure che ancora oggi ruotano intorno al tabù della morte, mostrandone un lato diverso e decisamente interessante.
Lo spirito umoristico e la veste linguistica dialettaleggiante fanno di “C’è un morto giù in cantina!” una commedia allegra, dal respiro moderno e dagli spunti che rimandano ai canoni del migliore teatro napoletano di De Filippo, a cui si allude durante lo spettacolo citando esplicitamente l’opera “Questi fantasmi”. L’allusione, volutamente ricercata, lascia il pubblico fra suspense e sorpresa fino all’ultima scena, quando la verità verrà a galla e tutto si risolverà (o quasi).