Carolina Bubbico. Poliedrico disegno di voce e di armonie

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Comprendere andamento, funzionalità e particolarità di cui l’artista si fa carico, per farci arrivare un perfetto equilibrio armonico, è stata rivelazione su come si può gestire un lavoro ben compiuto. Uno squarcio in favore della qualità da rivalutare in ambito musicale.

 

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Lo spazio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma è pieno di meandri segreti. Questa volta a ospitarci, non sono state le sale principali, bensì il Teatro Studio Gianni Borgna, area progettata per un’ottimale acustica, e attrezzata per registrare audio e video. Più piccola degli auditorium che già conosciamo, all’occorrenza il Teatro Studio Borgna ospita concerti ove l’afflusso di pubblico non è abituale.

Qui Carolina Bubbico si è esibita la sera del 22 gennaio, esprimendo un fulgore potente e sfoggiando una voce versatile, accompagnandoci con il suo ritmo ballabile dentro musicalità funk, jazz, e dream pop.

Giovane promettente del panorama musicale italiano, a soli 25 anni, già sperimenta e spazia all’interno della vasta cultura relativa al sonoro. Passa da arrangiamenti raffinati e timbri di voce sospirati, tipici del dream pop, a ritmi funk rievocando la varietà dei generi derivanti o influenzati dalla formazione afroamericana.

Ci siamo inebriati di variegate melodie, un insieme di accordi, dissonanze, echi, riverberi, su cui la voce ha fluttuato in libertà, grazie all’utilizzo della loop machine. Essa, infatti, permette di lavorare su queste totalità, elettronicamente.

Voce e basi musicali sono registrati e riprodotti, rimanendo di sottofondo al contesto, e la continua sovrapposizione delle tracce audio arricchisce il brano eseguito al momento. Lo strumento loop, essendo uno strumento da terra, è dotato di una pedalina affinché le mani siano libere per suonare.

Comprendere andamento, funzionalità e particolarità di cui l’artista si fa carico, per farci arrivare un perfetto equilibrio armonico, è stata rivelazione su come si può gestire un lavoro ben compiuto.

L’accurata coordinazione dell’insieme ci ha permesso di vivere una sperimentazione assai ardita. Il susseguirsi di suoni, eco vibranti, è stata pura propagazione di onde acustiche, ove fluidità, energia, brio, vocalizzi e atmosfere notturne hanno comunicato senza ostacolo alcuno.

Carolina Bubbico, piano, voce, loop, è stata accompagnata da Filippo Bubbico, chitarra, synth, elettronica, Luca Alemanno, basso, e Dario Congedo, batteria. L’ospite speciale, Fabrizio Bosso, alla tromba, è stato davvero eccelso.

La cantautrice pugliese, ha alle spalle molti riconoscimenti in ambito professionale. Nel 2011 viene premiata, per esempio, per la canzone A me piacerebbe ridere, singolo dell’album Controvento, vincendo il premio Officine della Musica nella sezione Videoclip, con la regia di Gianni De Blasi.

Numerose le partecipazioni a concerti, festival, programmi televisivi e radiofonici, ma non meno importante l’incarico di arrangiatrice e direttrice d’orchestra al Festival di Sanremo 2015, per Il Volo e Serena Brancale.

Carolina Bubbico, con Quando fuori piove, brano iniziale del suo ultimo CD, Una donna, ha aperto il concerto. CD uscito lo scorso 15 ottobre, è pubblicato dall’etichetta Workin’ Label, con il sostegno di Puglia Sounds Record 2015 e distribuito da Ird.

Una sequenza senza stonatura, che con linearità ci ha tenuti incollati alle poltrone per circa un’ora e mezza di grande musica. Sognando un San Remo con queste risorse, a seguire i brani Noi, Controvento, Dormi, A me piacerebbe ridere, Signorina Distanza, Etilady, Le mani ti raccontano, Distrattamente, La vita tutta mia, Cos’è che c’è, Superstition di Steve Wonder, Fate Vagabonde, brano non inserito nel CD, Fragile di Sting, e Prendila così di Battisti.

Le ottime interpretazioni delle canzoni di Sting e Battisti, evidenziano uno stile del tutto personale, il quale viene anche valorizzato nei bis, in cui Carolina, da solista, con Águas De Março di Antônio Carlos Jobim, ha messo in opera la sua ecletticità registrando la voce grazie all’uso della loop machine, per un sottofondo acustico, e battendo le sue mani al ritmo brasileiro.

Concludendosi con Cos’è che c’è, usciamo dal Teatro Studio Gianni Borgna con la piccola speranza che il vasto mondo della musica, ricco di risorse da scoprire, possa veramente rivoluzionare lo stato di malessere e squarciare un angolo in favore della qualità.

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