Brothers : al teatro Stanze Segrete un gioiello dalla Danimarca

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Dalla Danimarca a Hollywood approda, in versione scenica, al teatro Stanze segrete – un vero piccolo gioiello nel cuore di Trastevere – lo spettacolo Brothers, prodotto da DarkSide LabTheatre, per la regia di Matteo Fasanella.

In questa trasposizione poco sembra restare della versione danese, se non l’asciuttezza della storia e il ridotto numero di personaggi, mentre il remake americano del 2009 lascia un segno più forte, nei nomi, nei simboli e nelle dinamiche fra i personaggi.

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Quello che colpisce, però, è come questa versione sia così aderente a un certo teatro americano, ad esempio quello de Il lutto si addice ad Elettra, che condensa sotto l’apparenza di contemporaneità, o di storia recente, conflitti e relazioni da tragedia greca.

In questo caso una situazione di conflitto familiare non ha solo uno sviluppo verticale o trasversale, cioè che attraversa le generazioni (nonni, padri e figlie), ma anche orizzontale: laddove a trovarsi nel centro dello scontro sono i due fratelli, modelli opposti di comportamento in ogni ambito della loro vita, e la donna da essi contesa.

La conclusione poi, anch’essa più tragica rispetto alla versione Hollywoodiana, ha tutti i tratti del sacrificio in favore la società, sovrapposto in questo caso al nucleo familiare, affinché si ristabilisca l’ordine e sia possibile la conservazione dei valori.

Lo spazio scenico

Lo spazio scenico è davvero l’elemento più importante per Stanze segrete. Manca un palco, manca una distanza fra attori e pubblico, non esiste sipario, ideale separazione fra realtà e finzione. Aspetti, questi, che possono rafforzare o indebolire una scrittura drammaturgica.

Ideare uno spettacolo in questo teatro presuppone un utilizzo consapevole dei differenti luoghi scenici e una enorme preparazione per gli attori che non possono avere, se non raramente, un momento di riposo dall’occhio indagatore del pubblico.

La regia di Matteo Fasanella

La regia di Matteo Fasanella cerca di fare esattamente questo e, nonostante la scomoda posizione di alcune brevi scene di esterni, sa impiegare al meglio le risorse a disposizione. La porta di accesso alla sala diviene l’ingresso della abitazione, creando un flusso naturale fra interno ed esterno tanto da dare l’impressione che, alla fine dello spettacolo, si esca dalla casa e non dal teatro.

Allo stesso modo è chiaro il lavoro, più interiore che esteriore, sviluppato sugli attori.

Questo però forza, in alcuni momenti, il passaggio dai sentimenti intensi ma repressi agli sfoghi di rabbia e di dolore, che rischiano di apparire troppo eccessivi laddove il naturale registro espressivo è invece improntato sul silenzio, sullo sguardo, sulla minima contrazione muscolare.

Cast di buon livello

Omogeneo e di buon livello è tutto il cast, che si presta con singolare perizia alle esigenze drammatiche e registiche, dando prova di profonda concentrazione e intensità espressiva.

Complementari anche nella manifestazione dei propri sentimenti Andrea Venditti e Claudio Crisafulli, rispettivamente Sam e Tommy, delineano due caratteri estremi: rigido e rabbioso il primo, taciturno e malinconico il secondo.

Giulia Bornacin mette in campo ogni muscolo per rendere al meglio questo personaggio combattuto, in bilico fra due amori, il cui conflitto si combatte aspramente all’interno dell’animo ed è rivelato in ogni istante da un particolare espressivo differente.

Giulietta Rebeggiani, che si alterna con Chiara Barletta ed Eleonora Setzu, interpreta in maniera eccellente il ruolo della figlia: non solo è credibile nei modi e nei sentimenti espressi, ma ha anche i giusti accenti e un piglio professionale.

Ultimo, ma non ultimo, va annoverata la partecipazione straordinaria di un maestro del doppiaggio italiano: Paolo Buglioni, che dà corpo e voce, profonda e rassicurante, al più superficiale personaggio del padre.

Il tema della guerra, come metafora ma anche come evento in sé che distrugge e separa dalla piena fruizione della vita, è il centro di questa operazione ardita, ma di estremo interesse, che resta in scena al teatro Stanze segrete fino al 26 novembre.

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