di Matteo Lucchi
Dal 5 giugno arriva Assolo al cinema, presentato da Explorer Entertainment, prodotto da Moon Over Produzioni e proiettato in anteprima da ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). Scritto e diretto da Massimo Piccolo, affermato regista teatrale, troviamo Antonio De Matteo (Un posto al sole e Un medico in famiglia) nei panni del protagonista con Gaia d’Angelo, Adriana Cardinale, Maddalena Stornaiuolo, Zaira De Felice e David Power ad affiancarlo.
Danny “sweet touch” Caputo ed il suo sax hanno impiegato tutta la vita per arrivare a debuttare a New York. Dieci ore di prove al giorno per vent’anni gli hanno permesso di trovarsi a cinquanta minuti al suo battesimo del fuoco.
Proprio in questo lasso di tempo che lo separa dal successo, Danny, di fronte ad una semplice domanda, comincia a raccontare il proprio passato e, in modo particolare, i precedenti amori.
Un turbinio di memorie, sensazioni, baci e lacrime lo guideranno, inesorabilmente, verso lo scadere dei fatidici cinquanta minuti.
Completato in appena 11 giorni e con un budget volutamente ridotto, Assolo riesce a guadagnarsi a pieno merito un posto tra le migliori opere indipendenti.
Con un fantastico uso della fotografia, a cura di Valentina Caniglia, Massimo Piccolo ci porta all’interno della mente del protagonista , distorcendo lo spazio e facendo convergere più realtà nello stesso momento. Tutti i ricordi, infatti, si confondono e si uniscono senza creare una vera e propria cronologia degli eventi. Il tempo convenzionale cessa di esistere per lasciare spazio al tempo soggettivo di De Matteo che, invece di date o orari ben precisi, risulta composto di sensazioni legate alla vista, al tatto e, soprattutto, all’udito.
In questo spazio surreale, quale è la mente umana, le composizioni al pianoforte di Claudio Passilongo accompagnano costantemente lo spettacolo, senza risultare particolarmente invadente ma riuscendo, allo stesso tempo, a scandire i tempi del film e a donare ritmo alle battute del protagonista.
<< Sono contento – racconta il regista – perché finalmente è stato possibile far uscire una storia prodotta a Napoli e scritta da un napoletano che non parlasse di degrado o di camorra. Quando si vive in una città in cui tutto il sistema culturale è legato a degli stereotipi, di cui però non metto in dubbio l’esistenza, risulta molto complicato riuscire a raccontare una storia che sia solo una storia. Questo è, infatti, Assolo. Solo una storia banale di un uomo innamorato>>. Ma anche il banale, se rappresentato nel modo giusto, può ancora riuscire a sorprendere e Massimo Piccolo è pienamente riuscito nel compito.