ARTEMISIA IL MUSICAL

al Teatro Romano di Gubbio

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Lo spettacolo vincitore del Premio Primo 2015,

Premio Italiano del Musical Originale, presenta la sua prossima data estiva.

 

All’aperto, nella suggestiva cornice del

Teatro Romano di Gubbio

con orchestra dal vivo

 

Artemisia il Musical (musica di Marco Rosati, testi di Lucia Di Bella, orchestrazione di Massimiliano Tisano, sceneggiatura di Enrico Zuddas), vincitore assoluto del Premio PrIMO  2015, torna in scena, per una data estiva – in attesa della prossima stagione -, in una cornice di grande impatto: il 31 luglio 2015, ore 21,00, sarà infatti al Teatro Romano di Gubbio, con il Patrocinio della Regione Umbria e del comune di Gubbio.

Artemisia il musical sarà ancora accompagnato dall’orchestra dal vivo.

 

Lo spettacolo, che vede come protagonista Artemisia Gentileschi, giovane pittrice caravaggesca, figlia d’arte, ambiziosa e decadente, complessa e brillante, racchiude in un musical le vicende di una delle più grandi artiste al femminile che abbiano regalato colore e sentimento alla storia dell’arte.

Artemisia Gentileschi è considerata simbolo di emancipazione femminile; in un momento in cui fare il pittore era prerogativa esclusiva maschile, lei con forza e determinazione riesce a lottare con successo per la propria affermazione artistica, superando pregiudizi e umiliazioni, violenze e soprusi, fino a raggiungere la sua indipendenza e il dovuto riconoscimento.

Sabato 20 Giugno a Torrita di Siena (SI), nell’elegante cornice dello storico Teatro degli Oscuri, lo spettacolo ha ricevuto il Premio PrIMO, in una serata di gala, musica e spettacolo.

Il cast di questa nuova data è confermato, a partire dai due protagonisti, Simone De Rose (Cats, Ladies, Rent) ed Eleonora Lombardo (Rent, Biancaneve il Musical, A little night music).

Sinossi

Quattro figure informi appaiono in sogno alla sedicenne Artemisia: sono i personaggi più noti dei suoi quadri – Cleopatra, Maddalena, Giuditta e Susanna – che la invitano a dipingere (“PROLOGO”).
Roma, 1609. Artemisia si ritrova insieme al padre Orazio e all’amica Tuzia nel quartiere degli artisti a festeggiare il carnevale; l’atmosfera gioiosa viene interrotta dalla pubblica esecuzione di una fanciulla accusata di aver assassinato il padre violento (“OPENING”). Artemisia e Tuzia prendono parte ad una festa danzante (“BRINDIAMO”) dove si imbattono in Caravaggio, pittore dalla personalità controversa (“CERCANDO ME”).

Artemisia si lascia andare alle emozioni che la pittura suscita in lei (“LIBERA”). Ma quando esprime il desiderio di avere, un giorno, una bottega tutta sua, il padre le ricorda che essere donna è un limite insormontabile per le sue ambizioni (“SOLO UNA DONNA”). Alla fine, però, decide di farle frequentare la bottega di Agostino Tassi.

Roma, 1611. Agostino Tassi è un artista magistrale di prospettiva e paesaggistica ma anche un uomo arrogante e borioso (“SONO UN RE”). Mentre Agostino corteggia sempre più sfacciatamente Artemisia, Tuzia, che ne è responsabile e l’accompagna ovunque, comincia a provare invidia verso l’amica (“NON CI STO”).

Agostino è totalmente ossessionato da Artemisia da usarle violenza. Arrivista e privo di scrupoli (“OLTRE IL CONCESSO E L’IMMAGINATO”), Agostino promette ad Artemisia di sposarla. Quando Orazio scopre l’accaduto, infuriato, caccia Agostino e insulta Artemisia la quale, sconvolta, si chiede quale sia il suo posto nel mondo (“COME VUOLE IL MIO CUORE”).

Roma, 1612. Il processo per stupro che Orazio Gentileschi intenta verso Agostino Tassi si trasforma in uno strumento di diffamazione nei confronti di Artemisia, che viene pubblicamente torturata e umiliata (“PROCESSO”). Agostino esce vincitore, Tuzia è riuscita nel suo intento di vendetta ed Artemisia si ritrova completamente sola (“IO SENZA TE”). In convento la sua confidente Suor Graziella le restituisce la speranza di riscatto, proprio com’è accaduto all’eroina del suo dipinto “Susanna e i vecchioni” (“SUSANNA”). Con le mani ancora fasciate e doloranti, Artemisia riprende a dipingere e porta a compimento il suo capolavoro: “Giuditta e Oloferne” (“RICOMINCIO DA ME”).

Firenze, 1616. Artemisia incontra Galileo Galilei, che come lei sta andando contro tutto e tutti e la esorta a non arrendersi (“TERRA E LUNA”) e le dà la speranza di essere ammessa nell’Accademia delle Arti del Disegno; per questo motivo scrive una lettera a Orazio per incoraggiarlo a far visita alla figlia (“LETTERA DI GALILEO”). Artemisia si confronta così con Orazio, il quale, pentito, firma la liberatoria che le permetterà di entrare in Accademia e le riconosce l’indipendenza che merita (“SOLO UNA DONNA REPRISE”). Nello stesso anno, dunque, l’Accademia fiorentina accoglie tra i nuovi membri la prima donna nella storia: Artemisia Gentileschi (“FINALE”).

Note di Regia

LA STORIA DI ARTEMISIA DIVENTA UN MUSICAL
di Enrico Zuddas

La prima volta che il team creativo si è riunito per selezionare il soggetto di un musical inedito sull’emancipazione femminile, l’unica mano alzata a votare contro Artemisia è stata quella di chi scrive. Poteva la drammatica storia di una pittrice del Seicento diventare un musical? Certo, non si tratta del primo titolo avente per oggetto un pittore – Goya, Lautrec, Klimt, Gaudì, Basquiat, Frida: ma quale di questi ha ottenuto un qualche riscontro dalla critica o dal pubblico? Leonardo (la storia della Gioconda) è stato uno dei massimi flop nel West End londinese. Esiste un’evidente eccezione: Sunday in the Park with George, che narrando la genesi della Grande Jatte di Seurat si interroga sul ruolo dell’artista in ogni tempo; ma l’autore è Stephen Sondheim, che si è sempre proposto la ricerca di temi colti, riservati a un pubblico d’élite, presentati in una forma diversa da quella tradizionale cui le platee italiane sono abituate.

Tuttavia, fin dai primi abbozzi del testo, la vicenda di Artemisia Gentileschi si è rivelata piena di spunti ancora attuali. Una donna che si fa strada in un mondo pensato solamente per gli uomini. Un atto di violenza e un processo in cui il seduttore si difende accusando la vittima di essere già corrotta. Un secolo di forti contrasti, di giustizia ingiusta, di genialità e intolleranza, che offre due figure di grande modernità: l’artista anticonformista e ribelle, Caravaggio, e lo scienziato che si trova a combattere con l’oscurantismo e i pregiudizi, Galileo Galilei.

Lo sfondo e la materia storica hanno condizionato le nostre scelte, in vista di un equilibrio fra storia e invenzione difficile da raggiungere. Prima di noi tanti musical biografici hanno raccontato storie di grandi donne, ad esempio Evita ed Elisabeth. Ma con una lettura assolutamente personale e indifferente alla realtà storica, tanto da inserire un protagonista maschile deformato fantasticamente: nel primo caso Che Guevara, con ruolo di critico denunciatore degli inganni e autoinganni di Eva Peron, nel secondo Der Tod, incarnazione della Morte che accompagna le tappe dell’esistenza di Sissi e della sua famiglia.

Nonostante questi illustri precedenti si è deciso di ricorrere il meno possibile alle forzature storiche. Ad apertura di sipario ci troviamo a Roma nel 1609, quando Artemisia muove i primi passi nel campo della pittura. Caravaggio all’epoca era ancora vivo, ma nel 1606 aveva abbandonato la città a causa dell’omicidio di un rivale: abbiamo posticipato di qualche anno la sua fuga per farne una sorta di guida spirituale di Artemisia, che comunque lo conobbe di persona e che insieme al padre è annoverata fra i primi caravaggeschi. La scena iniziale, che vede una giovane donna bruciata sul rogo, è una contaminazione tra le pubbliche esecuzioni per stregoneria e la tragica storia, raccontata anche da Stendhal e Moravia, di Beatrice Cenci, che nel 1599, per metter fine agli abusi sessuali del padre, lo uccise, ma che fu condannata e decapitata insieme alla matrigna e al fratello nella piazza di Castel Sant’Angelo. Tra la folla vi erano anche Orazio e la piccola Artemisia.

Come già scriveva Manzoni nella Lettre à M. Chauvet, chi fa letteratura non si occupa del vero storico quanto piuttosto del vero poetico: suo compito non è ricostruire i fatti ma illuminarli dal di dentro, indagando sui sentimenti che li hanno innescati. Così, se ormai è accettato dai più che Agostino Tassi fece violenza ad Artemisia ma poi intrecciò con lei una relazione consensuale grazie a illusorie promesse di matrimonio, restano da appurare le motivazioni che portarono Orazio Gentileschi (il quale certamente era al corrente di tutto) a denunciarlo con un anno di ritardo: forse davvero entrarono in gioco rivalità pittoriche e il furto di un quadro, come mostrerebbe l’accordo raggiunto dai due alla fine del processo e la ripresa della collaborazione. Nella trama è messo in risalto anche il ruolo ambivalente di Tuzia, inquilina dei Gentileschi e chaperon di Artemisia: i suoi comportamenti permettono di tracciare un ritratto complesso, inedito, quello di una amica gelosa, oscurata dalla fortuna di Artemisia.

Il nostro spettacolo segue la tradizione (di derivazione operettistica) di alleggerire una vicenda drammatica mediante l’inserzione di un momento comico: così ad esempio in Les Misérables i Thénardier, che rispetto ai violenti personaggi del romanzo di Hugo diventano una (quasi) simpatica coppia di impostori. Dunque il numero di ingresso del Tassi è diventato un autentico showstopper, con scelte musicali non convenzionali e addirittura un pezzo di tip tap. Vuole essere la nostra Herod’s Song (il charleston che in Jesus Christ Superstar sottolinea la superficialità e l’egoismo del re Erode). Ma ci si dovrà perdonare l’audacia visto che all’epoca il Tassi era soprannominato “lo Smargiasso”.

Tra i personaggi principali uno solo è frutto di invenzione: si tratta di Graziella, una suora che fa da confidente ad Artemisia, in una singola scena del secondo atto. Il personaggio è tratto dal romanzo “La passione di Artemisia” di Susan Vreeland: l’autrice, anche con l’intermediazione del suo editore italiano Neri Pozza, ce ne ha gentilmente concesso la ripresa. In questo romanzo la vicenda di Artemisia, ingiustamente denigrata, è paragonata a quella della biblica Susanna (raffigurata nel primo quadro famoso della Gentileschi), falsamente accusata di fornicazione.

Tale parallelo trova pieno adattamento nello spettacolo, il cui leit-motiv è quello della creazione pittorica, che fa dei soggetti delle tele di Artemisia – in particolare Giuditta – dei veri e propri personaggi “in cerca di una realizzazione”. Ciò ha consentito anche l’inserimento di due dream sequences interamente ballate. Il tema della creazione artistica ha ispirato anche la scenografia, dominata da un gigantesco diamante, perfetto ma da levigare e da scoprire a poco a poco, a simboleggiare l’anima e il talento di Artemisia.

Le prime audizioni sono avvenute nel giugno del 2014, con performer provenienti da tutta Italia. Quanto al casting dell’ensemble e dei ruoli minori, il team creativo ha preferito rinunciare a interpreti professionisti e imboccare una strada rischiosa ma motivata: utilizzare giovani “dilettanti” allo scopo non solo di mettere in piedi uno spettacolo, ma anche di svolgere un’attività di formazione e valorizzazione di potenziali talenti locali. Ecco dunque una compagnia a dimensione regionale: da Gubbio a Perugia, da Assisi a Gualdo Tadino. Del resto anche la protagonista, Eleonora Lombardo, diplomata in una delle più prestigiose scuole di musical d’Italia, la Bernstein di Bologna, è un vanto locale: originaria di Foligno, ha cominciato i suoi studi proprio nell’Accademia “Musicalonstage” di Perugia.

Ora che la partitura e la sceneggiatura vengono presentate al pubblico, quello che appariva come un punto di arrivo ridiventa un punto di partenza. Solo la reazione degli spettatori e il test del palcoscenico ne proveranno il funzionamento e apriranno la strada a ulteriori aggiunte, ripuliture, tagli. Come giustamente ha affermato Andrew Lloyd Webber, “un musical non si scrive, si riscrive”. Ora è il momento di Artemisia, con l’augurio che la sua storia possa ispirare nuove suggestioni, non più soltanto nelle sale di una galleria d’arte ma anche nelle platee dei teatri.

Lo staff artistico
Musiche _ Marco Rosati
Liriche _ Lucia Di Bella
Sceneggiatura _ Enrico Zuddas
Orchestrazione e direzione d’orchestra_ Massimiliano Tisano
Maestro Concertatore _ Claudio Rosati
Coreografie _ Katherine Whittard
Scenografie _ Giampiero Lombardini
Costumi (progettazione) _ Silvia Ventanni
Costumi (realizzazione) _ Manuela Marchi
Regia _ Enrico Zuddas
Ricerche e documentazione storica _ Daniela Rosati

Staff Artistico e Tecnico
Supervisione storica _ Valentina Ricci Viviani
Sound Engineer _ Andrea Balducci
Supervisione fasi produzioni video _ Fabio Rosati
Assistente alle scenografie _ Andrea Rosati

Staff
Organizzativo
Direttore di produzione & Casting _ Valentina Pecetta
Responsabile ricerca e divulgazione su social network _ Marika Casagrande Fioretti
Assistente di Produzione _ Valeria Passamonti
Ufficio Stampa & Comunication _ Massimo Boccucci – Cristiana Fiorucci
Sponsor & Pubblicità _ Simone Domizioli
Fotografo di Scena _ Paolo Panfili

BIGLIETTI IN VENDITA DA LUNEDI’ SU TICKETITALIA

POSTO
UNICO 16 EURO.
31 LUGLIO ORE 21.15
TEATRO ROMANO DI GUBBIO

E tuttavia è bene che la speranza non cessi di batterci sulle spalle, perché ci ricorda l’esistenza di un paesaggio più vasto e ci aiuta a vivere nei momenti peggiori. 

Artemisia Gentileschi 1593 1652

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