In scena dal 7 al 19 gennaio al Teatro Quirino di Roma, Arsenico e vecchi merletti promette di conquistare il pubblico romano con una commedia originale. Abbiamo intervistato Luigi Tabita, uno dei protagonisti e vincitore del premio Franco Enriquez 2019 come migliore attore italiano.
Arsenico e vecchi merletti: Geppy Gleijeses si ispira alla regia di Mario Monticelli. Lo spettacolo rimane fedele alla precedente versione?
Sicuramente ha mantenuto l’ironia e lo spirito che il Maestro Monicelli mise in quella che fu la sua prima regia teatrale. Gleijses ne era il protagonista quindi in alcuni passi ha voluto fare delle citazioni di quella regia di successo ma c’è molto di nuovo, sono passati più di vent’anni e poi il cast è completamente diverso quindi ogni interprete ha potuto mettere del suo all’interno di un disegno preciso tracciato dal regista.
In scena tantissimi attori di calibro, come Anna Maria Guarnieri e Giulia Lazzarini, come è stato lavorare a stretto contatto con loro?
Lavorare con loro è splendido perché oltre ad essere delle meravigliose attrici sono delle donne intelligenti ed ironiche e quindi ci siamo divertiti molto nel costruire il nostro rapporto, loro zie killer ed io il nipote pluriomicida scappato dal manicomio criminale. Ogni sera troviamo delle cose nuove e poi ci confrontiamo in camerino. Oggi è sempre più complicato lavorare con professionisti di questo spessore artistico e umano da cui non puoi far altro che “rubare” (così si dice in gergo) per arricchire gli strumenti del nostro bistrattato mestiere.
Lei veste i panni del fratello pluriomicida di Mortimer, cosa ha voluto sottolineare nella sua interpretazione di questo personaggio?
Per questa commedia noir, piena di colpi di scena e di risate, il regista Glejieses ha chiesto a tutti noi sin da subito per la costruzione dei personaggi di non tracciare nessuno percorso psicologico ma di essere delle “stampelle vestite”. E così è stato. Il mio personaggio Jonathan Brewster che scappa dal manicomio criminale è un novello Frankenstein a causa delle molteplici operazioni fatte per sfuggire alla polizia. Jonathan viene descritto nel testo come un personaggio che da bambino torturava il fratello ficcandogli i chiodi sotto le unghie e che mangiava vermi.
Puoi immaginare quanto mi sia divertito nel costruirlo pezzo per pezzo: movimenti legnosi ed inaspettati scatti omicidi, la voce scurissima, una risata demenziale (ride). Devo fortemente ringraziare il regista che mi ha dato questa possibilità ed aiutato moltissimo a raggiungere questa mostruosità.
Come è stato calarsi nei panni di un “animo nero” come quello di Jonathan Brewster?
Jonathan è un criminale ma di una commedia quindi anche se è serissimo ha una leggerezza ed un gusto surreale, sembra uscito dal mondo di Buster Keaton. Mi diverto molto ad interpretarlo, a trasformarmi soprattutto fisicamente. Infatti come vedrete ho un trucco molto complicato ed ogni sera in camerino davanti lo specchio man mano che mi trucco do vita a questa strana creatura che in fondo ha anche un cuore.
Un inizio d’anno importante sotto la direzione di Geppy Gleijeses: pensi possa rappresentare un ulteriore tassello in aggiunta ai numerosi riconoscimenti già ottenuti nella sua carriera?
E’ la prima volta che lavoro con Geppy e sono felice che mi abbia chiamato per questo spettacolo, sia perché era tanto tempo che non facevo una commedia e poi perché credo che lui sia uno degli ultimi attori italiani maestri del genere quindi quale occasione migliore per me.
Una tipologia di commedia poco diffusa nella nostra tradizione. Pensa che anche oggi il pubblico riuscirà ad apprezzarla?
La commedia noir sicuramente non appartiene alla nostra tradizione. Ma sono certo che piacerà perché ci sono tutti gli ingredienti giusti: la storia divertente e assurda, la drammaturgia che è un congegno ad orologeria perfetto, la regia caratterizzata da ritmo e gioco scenico, l’interpretazione degli attori impeccabili (ride) tutto questo riuscirà ad inchiodare il pubblico alla poltrona e perché no magari a farlo venire a rivedere! Vi aspettiamo.