Ricevo la cartella stampa e in testa alla locandina leggo il commento dell’”Hollywood Reporter” che trionfale recita: “ Blood è il nuovo Mystic River”.
Devo dire che resto alquanto scettico perché il paragone con l’illustre precedente di Clint Eastwood rischierebbe di oscurare la gran parte delle pellicole che solo osassero, non dico mettersi in competizione, ma anche solo trattare temi in qualche modo simili.
Prodotto dal regista premio Oscar per“American Beauty” Sam Mendes, “Blood” è il nuovo film del regista inglese Nick Murphy.
In realtà si tratta del suo debutto alla regia, anche se motivi organizzativi hanno fatto sì che fosse“1921. Il mistero di Rookford” ad uscir prima.
Scordate le atmosfere horror- sovrannaturali del precedente, ora Murphy vi proietta in un thriller psicologico dalle atmosfere cupe e spettrali.
La scelta delle location sono tutte opera sua, avendo voluto e ottenuto di girare in luoghi a lui familiari e perfetti per allestire il set.
Protagonisti sono i fratelli Joe e Chrissie Fairburn interpretati da un perfetto Paul Bettany e Stephen Graham che ritroviamo impeccabile dopo le fatiche dell’apprezzatissima, senz’altro dal sottoscritto, serie televisiva Boardwalk Empire.
Una famiglia di poliziotti la loro, il padre Lenny(Brian Cox), ora in pensione e malato di alzheimer, è stato capo del Dipartimento e loro due, seguendone le orme son diventati ispettori della Polizia Investigativa.
Non solo un mestiere per i Fairburn che ci si dedicano anima e corpo facendosi carico di tutti gli insuccessi e delle sofferenze delle famiglie a cui capita di non esser in grado di dare risposte e giustizia.
“Se fai una cazzata ci soffri. Se non soffri più, va a fare il lavavetri”gli ricorda spesso il padre in alcuni attimi di lucidità.
Quella frase la ricordano bene, soprattutto Joe, che altrettanto bene ricorda il caso di una ragazza le cui denunce caddero nel vuoto finchè rimase vittima dell’uomo che da tempo la tormentava.
Quando nella cittadina viene rinvenuto il corpo senza vita di un’altra giovane ragazza, tutto sembra far pensare che le colpe ricadano su un tipo problematico con alcune piccoli precedenti alle spalle che si era nel frattempo rifatto una vita.
Purtroppo non ci sono prove sufficienti e malgrado i due ispettori siano convinti della colpevolezza dell’uomo, questo viene rilasciato.
Al fine di ottenere una confessione i due caricano nottetempo in macchina il pregiudicato e lo portano sull’isola. La situazione gli scappa tragicamente di mano e Joe lo uccide con un colpo di vanga.
L’isola è quella di Hilbre, che si raggiunge solo con l’alta marea e si trova nell’estuario del fiume Dee. Siamo in Galles, a pochi passi dalla casa del cineasta.
E’ lui che l’ha scelta perché, ha affermato ridacchiando in una intervista, “se dovessi uccidere qualcuno, lo seppellirei la fuori dove la marea coprirebbe i miei peccati”.
E’ quello che tenteranno di fare i due fratelli pensando di aver comunque tolto di mezzo un brutale assassino.
“Non è il primo a scontrarsi con un po’ di giustizia sulle isole, conosci quelle storie”, dirà in seguito Joe al fratello.
Purtroppo, si scoprirà inseguito grazie all’insistenza nelle indagini del collega Robert Seymour, il bravissimo Mark Strong, il loro era stato l’assassinio di un innocente…
Il confine tra bene e male è ormai irrimediabilmente varcato e quel vortice di disperazione, paura, senso di colpa li avvolgerà completamente in un viaggio senza… Ritorno??
Questo non possiamo dirvelo, è pur sempre un thriller e non vogliamo togliervi il gusto della sorpresa.
Che però si tratti davvero di un prodotto ben confezionato, terribilmente credibile ed eccellentemente ben interpretato dall’intero cast che gioca a chi recita meglio, questo sì che possiamo dirvelo.
Non una sbavatura in una pellicola che richiama le atmosfere di “Uomini che odiano le donne”avvalendosi della bellissima fotografia di Gorge Richmond già apprezzato operatore di ripresa per “Biancaneve e il Cacciatore”, “War Horse” e “Nine”.
Non delude neppure la costumista inglese Michele Clapton pluripremiata per la saga “Trono di Spade”.
Gli ingredienti ci sono tutti quindi per far bene e questa prova d’orchestra non fallisce il colpo tenendo moderatamente col fiato sospeso (“è l’impatto psicologico dell’indagine piuttosto che l’indagine in sé che è interessante”spiega il regista) riuscendo a far partecipare lo spettatore ai drammi dei protagonisti dando la sensazione forte che una storia del genere, per quanto terribile, possa esser vissuta da chiunque in qualche modo.
La stessa sensazione che provai vedendo per la prima volta “Il talento di Mr. Ripley”.
Il film, distribuito da Notorious Picture, uscirà nelle sale italiane il 27 giugno.
La speranza è che il caldo e la bella stagione che probabilmente per quella data sarà arrivata, non vi privi della visione di un film così meritevole.
L’”Hollywood Reporter”non aveva esagerato poi troppo ripensandoci!