Vincenzo Mascoli si rivela al pubblico con Sequenze di racconto (2012) e Story serie, raccontando la sua visione la quale si fa
intensa con Identità (2011), tavola che all’apparenza può sembrare inquietante ma di forte impatto.
Lo sguardo fermo, fisso del volto di donna è deciso. Attraverso il materico, pennellate affastellate e veloci, gli occhi sembrano quasi cattivi.
La lettura che ne deriva è sfida, dice: “Ci sono, sono qui. Che vogliamo fare?”
Un incoraggiamento a cambiare, alla celerità, un grido che deve uscire fuori dal proprio io per non rimanere statici, più. Viscerale, sembra un manga dei fumetti giapponesi.
Si scivola verso l’onirico di Valeria Pontremoli, la quale ho trovato delicata e tranquillizzante. Esprimendosi candidamente con il bianco, che di per se rimanda alla pulizia, invita alle emozioni da cercare, da riconoscere dentro.
Un elefante sospeso, rebus della nostalgia, allegoria di memoria, muta in ricordi puliti, non cattivi. Senza terreno sotto e paesaggio circostante, l’elefante è lì, esce dall’oscurità a cercare ciò che è perso e che non bisognerebbe negare a se stessi.
Il quadro che ho trovato emblematico, simbolo della mostra, è “l’albero bianco”,
Non siamo cambiati. Anch’esso sospeso nel vuoto, risalta nel buio, tanti puntini bianchi, stelle, lo circondano. Ramificazioni potenti al terreno lo rendono statico e fisso. Nel contempo la fragilità dona senso di contemplazione per la situazione dove ci si trova, rievocando il corallo che solo a guardarlo sembra spezzarsi.
Probabile si abbia voglia di un’attesa, di una fioritura per non rimanere fermi e secchi per sempre.
L’ultima sezione di AN/ICONICA ospita Sergio Paciucci con 3 quadri. Verte su linguaggi 3D e materico, Senza titolo (2013), Selva in gabbia (2012) e Tramonto o New York (2012).
L’acrilico e gesso su tela permettono alle opere versatilità, di essere tangibili e materiche, grazie allo spessore dovuto all’ultimo elemento utilizzato. Waves. Il mondo musicale, quello elettronico / rock è intuizione. Onde si propagano nell’aria con colori sgargianti, accesi, elettrici, facendoci perdere nel blu e nell’arancio, persuasioni di una psichedelia decisa.
In forte contrasto, invece, Senza titolo dai toni pastello, blu, sabbia e verde acqua. Guardandolo ed osservandolo in modo attento porta verso il mare, alla sabbia, quasi a essere lì, in ascolto della natura. La verticalità della disposizione delle tele è propagazione orizzontale delle movenze dell’acqua. Vibrazioni.
Un excursus lineare e leggero assemblato senza alternanza di pesantezza alcuna. Offre al contemporaneo schemi pittorici nuovi. Introducendo collage, materiali alternativi e tecniche miste, si favorisce, così, la possibilità di far ammirare al pubblico elementi differenti dall’antico dai quali prendere spunto, perché la modernità è ciò che coinvolge l’essere umano di questi tempi.