AN/ICONICA. L’arte e le sue forme stupiscono

1986

 Navigare all’interno di colori, onde e onirico è viaggio. La mostra conduce verso un percorso  espressivo di vitalità e di energia particolari con necessità di rinascere. Ogni artista è espressione della propria personalità. Critica del mondo attuale, 3D, materia, pennellate svelte, affastellate e tecniche miste rispecchiano ciò che il contemporaneo offre al linguaggio moderno.

Si è conclusa l’ultima collettiva d’arte, AN/ICONICA. Organizzata dalla Babylon Gallery di Roma, nel cuore di Monte Verde, a cura di Andrea Romoli Barberini, Luca Treggia e Bruno Calice, ha coinvolto artisti contemporanei, romani e pugliesi.

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L’esposizione, dal 6 giugno al 16 luglio, ha riservato uno sguardo sulla realtà odierna. Attraverso una visione 3D, il senso di scavare è percezione, cercare nuove alternative alla comunicazione di massa, diviene esigenza possibile, da riscoprire. Tanto da imporre le ottiche degli artisti, lasciando viaggiare l’osservatore attraverso materia ed introspezione.

Da una critica sul presente, suggerita da Vincenzo Mascoli, si spazia per arrivare all’intuizione onirica di Valeria Pontremoli. La sofferenza è descritta da Mauro Molle, La vittima (2013), olio su tela, le cui mani sono chiave di lettura, invoca carattere grafico e arte metafisica.

Il mondo bambino di Davide Controni, con il suo dondolo è un falso equilibrio. Il gioco dei bambini, il dondolo, è spietato, la capra ne è simbolo. Seppur muovendosi, rimane sempre al solito posto, immutabile. Il messaggio è crudele. Il segno pittorico è bianco e le capre sono linee su sfondo scuro, con espressioni di musi differenti.

  Al pascolo è un’opera che trovo ideale per esprimere l’idea dell’artista. Il palloncino da cui ogni bimbo è attratto e il bianco che riempie l’animale. Un insieme perverso, il quale non riusciamo a normalizzare e a riportare alle giuste dimensioni.

Le onde proposte da Sergio Paciucci rimandano al ritmo della musica rock, spichedelia dai colori accesi, variano tra l’arancio ed il blu elettrico, per ritrovarsi in immersione, a erodere i colori in superficie e scoprire quelli sottostanti grazie a Marco Affaitati e il suo polittico.

 Insieme di quattro elementi, apre la mostra. Sulla parete sinistra invita ad accomodarci e a perdersi dentro un mare colorato, composto di colori sovrapposti. Il lavoro di scavo è stato fatto di proposito per cercare ciò che è sotto. In questo modo la luce si svela. Le quattro opere si possono anche scomporre riducendo a dittico il bilanciamento dei colori. Arancio e grigio devono stare accanto e, viceversa, il multicolor ed il verde non devono essere separati. Si invita a scoprire un senso che va di certo rinquadrato, non per rimanere in superficie, ma per non vivere il vuoto che oggi giorno ci colma e ci sovrasta.

Le altre opere che susseguono sono indici e messaggi forti, tecniche miste su tavola, critica della realtà, degrado e decadenza evidenziati dalle espressioni facciali dei bimbi dipinti.

Il collage di sottofondo è forte presa di messaggi politici, sesso facile, comunicazione sfrenata tra media ed internet.

Segue a pagina 2 …

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