Al Teatro Tordinona si prospetta un fine anno all’insegna dell’allegria e delle risate con la nuova divertente commedia scritta da Anna Fraioli, che ne cura anche la regia.
Alle Porte del Sole – Natale a San Lorenzo divertirà il pubblico a partire dal 30 dicembre e sarà in scena fino al 6 gennaio (escluso le sere del 1° e del 2 gennaio). In scena Chiara Abbruzzese, Raffaella Ariganello, Elisabetta Baldi, Erika Caruso, Riccardo Colasuonno, Fabrizio Ferroni, Ilaria Pierandrei, Beatrice Poti, Matteo Simoncelli e Marco Tavani.
Alle porte del sole uno spettacolo scritto e diretto da Anna Fraioli. Di cosa parla?
Si tratta di uno spettacolo che, attraverso il meccanismo comico, racconta la storia di Ilaria e Matteo, una coppia che ha finalmente coronato il sogno di andare a vivere insieme. Matteo ha, però, ceduto sulla scelta dell’appartamento: lui avrebbe desiderato una casa tranquilla, magari immersa nella natura. Ma Ilaria ha preferito un quartiere “pieno di giovani e di artisti”, dove, a suo avviso, la vita non è mai banale e dove si può stare sempre in compagnia. Questo turbinio di personalità così particolari provoca, però, qualche dissapore fra i due.
In scena tantissimi attori, come è stato dirigere una così grande compagnia?
Sono piuttosto abituata a fare la regia a spettacoli che hanno molti attori in scena. Sicuramente è complesso, ma anche incredibilmente stimolante. Ci si trova davanti a tante personalità, ma il lavoro che si svolge insieme fa sviluppare linguaggi comuni che permettono sia di fare il lavoro su testo, personaggio, ritmo dello spettacolo etc, (quindi il lavoro sullo spettacolo) che di realizzare uno spazio umano di confronto; e tutto in maniera naturale.
Io definisco la Bottega una Compagnia a vocazione comica. La comicità è un modo di vedere le cose, un punto di vista. L’ironia è una grande arma. Così, anche quando il lavoro è duro, lo sguardo bonario consente sempre il divertimento e le soluzioni più inaspettate. In fondo uno degli obiettivi della Bottega è proprio l’individuazione e il sostegno della creatività di ciascuno, il lavoro che l’attore fa su di sé e parallelamente il rafforzamento delle dinamiche del gruppo e ai suoi linguaggi. E con tanti attori tutto questo può diventare ancora più intenso.
Che messaggio intende lasciare lo spettacolo?
Negli spettacoli mi piace ridere e far ridere, in primis, dei difetti umani, delle debolezze. È interessante vedere come lo spettatore ne venga travolto. In un certo senso, sono propri i difetti e le debolezze che prendono forma, che si delineano con sempre maggiore chiarezza fino a divenire, i veri protagonisti della commedia. Verso i vizi umani, sociali e del potere la risata ha un effetto disarmante e in questo senso è rivoluzione. La risata ha quell’attitudine a seminare i germi di un pensiero critico, sa «infilare nel cervello i chiodi della ragione», per citare Dario Fo. La risata si espande, vibra, porta unione, complicità, intesa. Diventa un’esperienza corale, si propaga per contagio, tiene unito un gruppo di persone che stanno insieme in quel momento per il solo fatto di trovarsi a teatro; magari neanche si incontreranno più. Una meravigliosa risonanza collettiva. Quindi il messaggio che lascia anche questo nostro spettacolo è dare quell’impulso alla creazione di un circolo virtuoso di energia, di positività. È un invito a sdrammatizzare i problemi, le stranezze. Un invito a vedere la vita con gli occhiali dell’ironia. A prendere noi stessi meno sul serio così che si possa sentire davvero quanta bellezza c’è in ognuno di noi.
In scena anche a Capodanno. Una bella responsabilità. Cosa augurate al pubblico?
Il teatro ama i riti. Quindi è bello trovarsi nel momento in cui, tutti insieme, si lascia andare un anno e se ne accoglie uno nuovo. Al pubblico auguriamo di trovare la propria passione, di mettersi sempre in gioco, di provare. Ognuno a modo proprio, magari con l’esperienza artistica. L’inizio di un nuovo anno favorisce la rinascita creativa.
E cosa si augura lei per il nuovo Anno? Ci sono nuovi progetti?
Durante i nostri allenamenti, mi capita di dire spesso che quando si comincia un viaggio in fondo si è già arrivati. Mi piace la metafora del viaggio per indicare il percorso di vita che ognuno di noi fa; chi opera nel teatro è fortunato perché impara a sentire, a percepire col corpo, accelerando molte cose. E così a me stessa auguro di continuare a provare quel piacere nel viaggio stupendomi sempre di tutto quello che mi capita di vedere.
Rispetto ai progetti, a febbraio l’appuntamento è con Ho imparato a guardare la luna, uno spettacolo che parla dell’ombra che è dentro ognuno di noi, che spesso nascondiamo ma che quando impariamo a integrare e quindi non temere, diventa la nostra forza.
Poi andremo in scena con Domani è un altro giorno, in cui il protagonista, nel momento più buio della sua vita, scopre qualcosa che lo cambierà per sempre.
La progettualità per il 2020 riguarda anche l’attività di formazione che facciamo nella Bottega (i laboratori teatrali, di scrittura, di canto, i corsi intensivi) i cui riferimenti si possono trovare sul sito www.labottegadellattore.it.
Un invito ai lettori. Perché venire al Teatro Tordinona?
Perché è un teatro storico, alle spalle della straordinaria Piazza Navona. Un teatro che promuove la drammaturgia italiana. Un teatro accogliente. E dove i ragazzi della Bottega trascineranno ogni spettatore nella magica fantasia di vividi sogni.