Tre anni fa chi scrive, assisteva ad uno spettacolo della Carrozzeria Orfeo, in scena come ieri sera al Teatro Rossetti: o li si ama o li si odia.
Dopo la visione di Miracoli Metropolitani, data unica di inizio tournée a tre anni dall’ultima presenza sul palco, si conferma questa scissione.
Gli spettacoli della Carrozzeria Orfeo si pongono al confine ed è facile ammettere che siano difficili.
Forse perché sono tra i pochi rappresentanti del panorama teatrale, al momento, a saper indagare così, nel profondo ma non senza ironia, nell’animo umano e nelle contraddizioni di ognuna e ognuno di noi.
Mettendoci anche di fronte alle nostre fragilità e riprendendo temi quanto mai di interesse nazionale e globale.
L’incombenza e la capillarità di movimenti nostalgici di un passato fatto di deportazioni e di la lotta contro l’immigrato.
Il femminismo dirompente che poi, nei fatti, tradisce il femminismo come era stato pensato dalle nostre nonne: un’emancipazione sulla base dell’inseguimento di un like e di un avanzamento nella scala sociale invece che sulla base della libertà e del perseguimento di un ideale.
Miracoli metropolitani tra politica e attualità
Come in ogni testo, magistralmente scritto dalla Carrozzeria Orfeo e da Gabriele Di Luca, c’è moltissima politica e moltissima attualità.
Contenuti che sembrano figli degli ultimi due anni da tutti vissuti, ma che in realtà erano già presenti e in qualche modo anticipatori della nostra contemporaneità, visto che il testo era già nel cartellone nella passata stagione che fu interrotta troppp presto.
A fare da fulcro della vicenda, un ristorante da una Stella Michelin si deve reinventare per seguire il trend delle mode e delle problematiche contemporanee. Finendo per fare delivery di piatti per celiaci.
Attorno al ristorante, che poi non è che un garage destinato a diverso uso, ruotano le vite di una famiglia e delle collaboratrici e e dei collaboratori del locale: Clara (Beatrice Schiros), Plinio (Federico Vanni) e Igor( Federico Gatti); di Patty (Elsa Bossi); Mosquito/Mohammed (Aleph Viola); Hope (Ambra Chiarello) e Cesare (Massimiliano Setti).
Ognuno e ognuna dei personaggi dovrà fare i conti con gli altri ma soprattutto con sé stesso.
A partire da Cesare, che scombina la già traballante quotidianità del locale e l’incontro con il quale sarà uno spartiacque in questi Miracoli metropolitani.
Ricordandoci che a volte, nonostante tutto, c’è speranza. A volte, purtroppo, no.
“Miracoli metropolitani” è il racconto di una solitudine sociale personale dove ogni uomo, ma in
fondo un’intera umanità, affronta quotidianamente quell’incolmabile vuoto che sta per travolgere la
sua esistenza.