Addio a Chuck Berry, padre dell’indiavolatissimo Rock’n’Roll

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“Penso che ancora non siate pronti per questa musica..ma ai vostri figli piacerà”

Chuck Berry

Oggi, domenica 19 Marzo, sul sito ufficiale di Chuck Berry, la famiglia comunica al mondo la triste notizia

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We are deeply saddened to announce that Chuck Berry – beloved husband, father, grandfather and great-grandfather – passed away at his home today at the age of 90. Though his health had deteriorated recently, he spent his last days at home surrounded by the love of his family and friends. The Berry family asks that you respect their privacy during this difficult time.

Aveva novant’anni il padre ufficiale di una delle sonorità che, alla fine degli anni ’40 e la metà degli anni ’50, divenne un vero e proprio fenomeno di life style; superando i confini musicali e spopolando anche tra le mode, in continua rivisitazione.

Un modo di fare musica, un modo di ballare, un modo di vivere.

Dici rock n’ roll e dici: balli sfrenati, drive-in, pop corn, musica travolgente, chiodo di pelle e tanto altro. Una serie di immagini che sono diventate icona di un’epoca che è un misto tra leggerezza e ribellione, insomma.

Ecco in questa cornice Chuck Berry ne è la figura principale. A lui si deve il merito di aver incarnato quel modello di “eversione” che passando dalla musica, definita anche “ritmo indiavolato”, giungeva al suo apice nella metà degli anni ’50.

Indimenticabile la scena in cui Robert Zemeckis, in Ritorno al Futuro, omaggia Chuck Berry, facendo eseguire a Michael J.Fox un pezzo per “dare la carica”.

La scelta ricade su Johnny B. Goode!

Anche Quentin Tarantino trovò il modo di omaggiare Berry.

In Pulp Fiction la famosa scena del ballo tra Mia Wallas (Uma Thurman) e Vincent (John Travolta) il brano è You Never Can Tell, tirate ad indovinare di chi è!

Questo per avere un’idea, per chi già non l’avesse, di cosa abbia voluto dire Chuck Berry e rock n’roll, e cosa intendiamo quando parliamo di life style.

Una fenomenologia, quella del binomio Chuck Berry-rock n’roll, che difficilmente può trovare altri esempi, altrettanto impattanti, in altre epoche.

Chuck Berry, mito e maestro per chi, a sua volta diventerà stella della musica.

Come quando Keith Richards, imparava dal maestro i diabolici riff.

John Lennon, nel 1972, diceva

Se dovessimo dare un altro nome al rock n’roll, quel nome sarebbe Chuck Berry!

Per non parlare di un altro suo tratto identificativo: il duck wall, grazie al quale attraversava il palco durante le esibizioni senza mai smettere di suonare.

Quel saltellare su un piede solo continuando a suonare, che tutti i chitarristi cercheranno di far proprio, come Angus Young degli AC/DC

La fragilità di un idolo

Come spesso accade, anche le stelle più brillanti, finiscono per creare intorno a sè fumi che ne possano offuscare la lucentezza.

Già da giovane Chuck Berry fu rinchiuso in riformatorio per rapina a mano armata; nel ’59 fino al ’64 fu rinchiuso in prigione per aver avuto una relazione con una 14enne.

Uscito di prigione e tornato in auge grazie alla stima professionale di cui continuava a godere tra artisti del calibro dei Beatles, aprì un locale a Saint Louis, città dalla quale proveniva.

Nel 1979 venne accusato di evasione fiscale mentre nel 1980 venne accusato di possesso di marijuana, inoltre venne trovato in possesso di alcuni filmati registrati nel bagno delle donne del suo locale, ottenuti da videocamere nascoste.

Una vita, quella di Chuck Berry, vissuta in maniera edonistica e spregiudicata, del resto gli bastava salire sul palco e imbracciare una chitarra per mandare il pubblico in visibilio.

Ci aveva promesso l’uscita a Giugno di un nuovo album, beh…Berry ne ha combinata un’altra!

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