Nell’incontro di domenica a Pordenonegge con Enrico Galiano e Matteo Bussola si è nominato il rapporto genitori/figli. Inevitabile la mente andasse ad altri due incontri da tutto esaurito delle ore precedenti, avvenuti nella stessa rassegna: quello di sabato pomeriggio al Teatro Verdi con Massimo Recalcati e quello della stessa domenica, al mattino allo Spazio San Giorgio, con Stefania Andreoli.
A pugni chiusi
Una voce sentita alla radio per tutta una stagione radiofonica a un certo punto diventa familiare. Come lo è diventata la voce di Massimo Recalcati, protagonista fino alla scorsa stagione della rubrica del martedì de Il mondo nuovo di RadioUno.
Con Recalcati si è analizzato, presso il Teatro Verdi di Pordenone, il volume a cura dello stesso A pugni chiusi. Psicoanalisi del mondo contemporaneo.
Come afferma lo stesso, frutto di quindici anni della sua collaborazione con le pagine culturali del “La Repubblica” e de “La stampa”.
Al centro di A pugni chiusi alcune riflessioni che è necessario riportare. Protagoniste le relazioni familiari e i disagi giovanili, ma anche alcune derive della società.
In un’ora si è quindi narrato della necessità di un fine vita dignitoso.
Di ciò che fa di un genitore un genitore; non è la natura eterosessuale dei genitori sufficente affinchè ci sia legame generativo. Del rapporto genitori/figli: questi ultimi portano con sè la necessità della morte dei genitori e l’annuncio del loro tramonto
Ma anche e soprattutto del disequilibrio contemporaneo nella dialettica tra legge e desiderio.
Delle fatica di desiderare, possibile solo se c’è un limite definito: è la legge che fonda il peccato.
Il nostro è il tempo in cui il balcone del Papa, citando Moretti, il balcone della legge, è evaporato
Fenomeno cui possiamo rispondere in due modalità. Riempiendo il balcone, col consumismo; o imparare a convivere col vuoto.
Recalcati è tra i pochi ad illustrare chiaramente, anche e soprattutto ad un pubblico di non addetti ai lavori, alcuni dei meccanismi psicologici che ognuno di noi porta avanti nella vita di tutti giorni, anche familiare appunto.
Perfetti o felici
Come familiare, anche sui social, è la dottoressa Stefania Andreoli.
Psicologa, psicoterapeuta e analista, lavora da sempre con gli adolescenti, le famiglie e la scuola.
in quest’ultimo lavoro la dottoressa dà voce ai cosiddetti young adults, giovani adulti.
Un racconto corale, come definito dalla sua intervistatrice, Martina Milia, che fa risuonare la voce alzatasi attraverso le suggestioni emerse tramite i social , i messaggi ricevuti o le storie emerse in quella che chiama la stanza delle parole, in cui ascolta le sue e i suoi pazienti
I giovani adulti, quella terra di mezzo tra l’adolescente e l’adulto, sono sempre esistiti e da sempre hanno la necessità di essere ascoltati e ascoltate.
Solo adesso però il loro sentire e la loro ricerca di significati trova attenzione ed espressione.
Giovani adulti che si sentono inadatti e non arruolati alla vita, cui manca fiducia nelle proprie competenze.
Forse perchè cresciuti con l’idea dei propri genitori per la quale far diventare grande un figlio non fosse favorirne le istanze evolutive e accompagnarlo nel proprio compimento di vita ma farlo diventare grande come loro stessi vorrebbero.
Perfetti o felici è un manifesto politico, in senso lato, questa generazione ha la chiave per far star meglio anche gli adulti.
Se questi facessero un atto di coraggio, facendosi da parte. Lasciando la scena a chi oggi sarebbe il degno protagonista.
Rendendosi conto che il loro è stato fatto e sapere quale è il proprio posto.