Ho realizzato questo progetto per mostrare alla gente che esiste una parte del pianeta ancora incontaminata, si tratta del 45% del globo terrestre che conserva intatto quello stato di natura riconducibile alla genesi.
Con queste parole il fotografo brasiliano Sebastiao Salgado ha presentato alla stampa la sua mostra intitolata Genesi, un progetto ambizioso, curato da Lélia Wanick Salgado, che presenta al pubblico una selezione di oltre 200 scatti realizzati durante otto lunghi anni di viaggi e scoperte.
L’intento di Salgado è di svelare i territori più selvaggi del nostro pianeta, un itinerario che parte dalle regioni antartiche per giungere fino alle steppe russe, passando attraverso la foresta amazzonica e il continente africano.
Un sussidiario illustrato dove poter rintracciare il senso stesso della genesi, la divisione geografica dell’esposizione sottolinea la volontà didattica del progetto, un procedimento che sembra ricalcare le esperienze scientifiche di studio evoluzionista di matrice Darwiniana.
Ciò che sta alla base di Genesi è il proposito di dare al visitatore un concetto su cui riflettere, prendere in considerazione l’idea che la natura è la forza motrice della Terra e che l’artificio dovuto all’intervento dell’uomo ha nascosto ai nostri occhi distratti il vero significato dell’esistenza.
Eppure c’è qualcosa di ridondante e contradditorio negli scatti che Salgado ha selezionato, gli animali ritratti dagli occhi languidi, gli indigeni africani che nulla hanno da invidiare a certe copertine di moda, l’uso sproposito del fotoritocco che rende il racconto plastico, finto, direi quasi artefatto.
Le immagini esposte evidenziano un senso di estraniamento, l’utilizzo del bianco e nero riesce soltanto a sottolineare l’artificio visivo che il fotografo utilizza senza mezze misure: paesaggi plastici, bestie feroci di un figurativismo impeccabile, società primitive dove non esiste difficoltà, pericolo o qualsiasi tipo di esternazione emotiva.
Quello che manca nelle foto di Salgado sembra il lato reale dell’esistenza incontaminata che tanto vuole mostrare al suo pubblico, non esiste una percezione estetica del brutto, dell’imperfetto e del casuale. Tutto è regolato e mostrato secondo uno schema predefinito, sapientemente manovrato dall’abile mano dell’artista o forse, sarebbe meglio dire, dall’ineccepibile strumentazione digitale messa a disposizione del fotografo.
Salgado non ha voluto assumere l’atteggiamento dell’antropologo o dello scienziato ma quello che la sua visione scaturisce è una composizione ottica che vuole a tutti i costi impressionare lo spettatore. Discostarsi da un ruolo scientifico non ha reso il fotografo brasiliano scevro da qualsiasi tipo di sovrastruttura iconografica, nelle sue immagini non c’è traccia di quell’aspirazione nel voler raccontare “l’abbraccio del mondo”, manca la crudezza, manca quello spirito di sopravvivenza che ognuno di noi si aspetta dinnanzi a delle fotografie che propongono la narrazione delle regioni più remote del nostro pianeta.
Lo scopo della fotografia è di interrogare i nostri sguardi, di dare una visione onesta della realtà, lasciando comunque all’artista la scelta di descrivere il proprio punto di osservazione, le immagini di Salgado non raggiungono questo fondamentale obiettivo, donando all’artefatto un ruolo da assoluto protagonista.
Scrive Tiziano Terzani:“Per un vero fotografo una storia non è un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate e filtri giusti. Una storia vuol dire leggere, studiare, prepararsi. Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa. La grande foto è l’immagine di un’idea.”
Genesi ha tutte le caratteristiche di un progetto ambizioso, ma costruire l’immagine di un’idea vuol dire sondare il mondo con uno sguardo che cattura l’onestà della vita e della natura, quell’onestà ottica che rende una foto prima di tutto un capolavoro di verità.
INFORMAZIONI TECNICHE
GENESI – SEBASTIAO SALGADO
Museo dell’Ara Pacis
Lungotevere in Augusta, Roma
15 maggio 2013 – 15 settembre 2013
Orari: da martedì a domenica 9 – 19; chiuso il lunedì
Biglietto mostra 10 €, 8€ ridotto
Info: www.arapacis.it
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