Momenti di trascurabile felicità ma non troppo.
di Francesco Piccolo
diretto e interpretato da Valerio Aprea
Il nuovo cartellone al Teatro Biblioteca Quarticciolo è stato inaugurato lo scorso 5 aprile da Valerio Aprea che ha portato in scena la versione teatrale del fortunatissimo libro di Francesco Piccolo ‘Momenti di trascurabile felicità’.
Esistono dei piaceri intensi, delle piccole e fugaci gioie che costellano il quotidiano e che brillano come fossero lucciole. Lo spettacolo offre un decalogo dell’importanza delle piccole cose, ricordando, in una chiave più leggera, Woody Allen nel suo celebre film Manhattan, quando fa un elenco di quelle che secondo lui sono le cose per cui valeva la pena vivere. La regia di Aprea è essenziale e propone una serie di monologhi esilaranti alternati a dei momenti video, altrettanto divertenti, proiettati su uno schermo che campeggia sulla scena e che diventa un punto luce colorato nei momenti in cui l’attore si lancia in questa (ben riuscita) stand-up comedy che diverte e non scade mai nel cabaret.
La forza dell’autore e la bravura di Aprea, stanno nella capacità di individuare quelle azioni che sono degne di nota e che vale la pena condividere con tutti quanti.
La geografia delle emozioni prende vita progressivamente attraverso una serie di racconti che ci riguardano da vicino, quei piccoli gesti che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo compiuto.
“Ogni tanto mi sono appartato, e ho cominciato a spedire sms in quella formula inventata apposta alla nascita di questa forma di comunicazione, e cioè un frullato di ambiguità, sfacciataggine e pudore, abilmente miscelati in modo tale che riesci a mandare sempre dei messaggi fortemente allusivi che potrebbero essere letti anche in modo per niente allusivo e a seconda della risposta si arriva in fondo a una strada o all’altra, in fondo a ‹‹voglio scoparti adesso gridandoti ‘puttana!’›› oppure ‹‹ci sentiamo presto, saluta tutta la famiglia››. Tutte e due partendo dallo stesso messaggio ambiguo, sfacciato, pudico. L’altra caratteristica miracolosa degli sms, è che puoi ignorarli completamente quando poi hai una conversazione telefonica con la persona con cui hai scambiato gli sms, un minuto prima o il giorno prima, e riesci a fare delle telefonate lunghe senza che mai si accenni e si sfiori l’ambiguità o l’intimità, come se le due persone che si sono mandate sms molto azzardati un minuto prima, fossero dei fratelli gemelli che in realtà non c’entrano nulla con noi che stiamo parlando di cosa fai quest’estate e di come va il lavoro, almeno fino a quando riagganciamo e dopo venti secondi di nuovo spedisci o ti arriva un sms di tono completamente diverso rispetto alla telefonata appena conclusa, come se le telefonate fossero le parole e gli sms i pensieri che ci sono dietro, però i pensieri di un’anima profondamente cattolica che li pensa, ma non li pensa fino in fondo. Li diluisce in un’ambiguità giustificatoria che rende pudichi, e più rende pudichi più fa montare la sfacciataggine, e da li in poi gli ingredienti del frullato sono pronti sul tavolo.”
Alla base dello spettacolo c’è la ricerca quotidiana della felicità, a volte trascurata o sottovalutata, che fa parte della natura umana. Il testo è comico, ma non nel senso letterale del termine. Si tratta di una comicità che in alcuni momenti sfiora il tragico e abbraccia le follie e le manie di tutti i giorni, come il gesto irrazionale di sbattere il telecomando su un piano d’appoggio quando le pile si sono scaricate per farlo funzionare di nuovo e, di fatto, il miracolo avviene quando poi l’operazione riesce. Il finale è più riflessivo e l’atmosfera si carica di suggestione e di ricordi. Un momento poetico che ci fa riflettere su come i momenti di trascurabile felicità siano un modo di pensare ai piccoli gesti e un modo per stare al mondo.