L’indomabile rabbia di una generazione

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Regia Luciano Melchionna

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con Stefiania Rocca, Daniele Russo, Sylvia De Fanti e Marco Mario De Notaris

scene Francesco Ghisu

costumi Michela Marino

disegno luci Camilla Piccioni

la canzone ‘Il Pudore’ Momo/Melchionna

 

Uno dei fenomeni più interessanti che ha caratterizzato la scena britannica degli anni Cinquanta, è quello degli Angry Young Men, un gruppo di giovani autori arrabbiati, di cui faceva parte anche John Osborne, autore di Look Back in Anger (Ricorda con rabbia), in scena al teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 4 al 14 aprile. Questa piéce, dell’allora ventisettenne Osborne, debuttò a Londra nel 1956 e fu un successo strepitoso. Il drammaturgo inglese era stato uno di quelli che tanto aveva fatto per ‘riscrivere’ la sensibilità teatrale approdando alle emozioni urlate e aggressive, il cui scopo era quello di risvegliare e scuotere la società dall’indolenza e dall’ipocrisia. È un testo che brucia letteralmente di rabbia insieme a tanti altri della sua generazione (come i drammi di Arnold Wesker e John Arden) e che all’epoca del suo debutto voleva dimostrare che il teatro poteva essere un mezzo radicale per portare in scena realtà scomode.

Luciano Melchionna (autore del grande successo di Dignità Autonome di Prostituzione) comprime gli originali tre atti della piéce, riducendoli a due.

Il suo adattamento va premiato per il coraggio e l’audacia di riportare in scena un testo sicuramente non facile e per la sua capacità di analisi che ci porta a riflettere su cosa sia effettivamente cambiato da quella generazione di ‘giovani arrabbiati’ e disillusi. La realtà, la nostra, come quella di Jimmy Porter (uno dei protagonisti della storia), sembra non avere vie di fuga.

La scena si apre su un alloggio di fortuna in un magazzino pieno di elettrodomestici bianchi in cui vivono una giovane coppia Jimmy (Daniele Russo) e Alison (Stefania Rocca) e Cliff (Marco Mario De Notaris), un loro amico che rappresenta l’ago della bilancia e che cerca di mediare e mantenere un equilibrio (precario) tra i due.

Jimmy Porter, ragazzo della working class inglese, è un giovane smarrito e vittima dei suoi fallimenti che scarica sulla moglie, Alison, proveniente da una famiglia borghese, il peso delle sue frustrazioni.

La differenza di classe tra i due è spesso il pretesto con il quale Jimmy riversa la sua rabbia implacabile e ingiustificata sulla moglie, la quale viene accusata più e più volte di essere impassibile, di non avere sentimenti.

L’arrivo di un’amica di Alison, la seducente attrice Helena (Sylvia De Fanti), causa la rottura definitiva del già precario rapporto tra i due, basato sulla dicotomia amore e distruzione. La riconciliazione finale della giovane coppia, le sofferenze e la condivisione del dolore (Alison perde il bambino che stava aspettando dal marito), fanno ben sperare per la ‘guarigione’ dalla rabbia di Jimmy.

La solidità degli attori è indiscutibile, anche se il Jimmy Porter di Daniele Russo è, forse, ancora un po’ troppo arrabbiato per lasciare spazio a tutte quelle sfumature e modulazioni di frequenza emotiva con cui Osborne aveva caratterizzato il personaggio. Dei quattro giovani e talentuosi attori, rimane particolarmente apprezzabile la prova di Marco Mario De Notarios nei panni del placido e accomodante Cliff.

La musica che accompagna lo svolgersi dell’intreccio così come i momenti in cui Jimmy suona il sax facendo da sottofondo ai dialoghi che intercorrono tra Alison e Helen, giocano un ruolo fondamentale e ben si legano ai momenti intensi che si susseguono in quasi due ore di spettacolo.

L’impotenza e la frustrazione che si agita nei protagonisti, ci ricorda la nostra rabbia: ora come allora, i giovani delusi dalla realtà senza alcuna prospettiva e che hanno coltivato le loro ambizioni, devono fare i conti con un paese in crisi. L’opera di Osborne potrebbe essere ancora oggi il manifesto di tutti coloro a cui non sembra rimasto altro che l’indignazione per difendersi dall’ipocrisia e dalla falsa morale che non lasciano spazio a nessun tipo di consolazione.

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